Giornalista pubblicista, organizzatrice di eventi e della comunicazione, Monica Florio ha pubblicato racconti in diverse antologie. Nel 2004 è uscito il “Il guappo”, un saggio edito da Kairòs.Ora, la sua penna ha disegnato “Il canto stonato della Sirena”. Ne parliamo con lei.
Nel suo libro i personaggi femminili sono raramente protagonisti. Come mai l’attenzione è rivolta alle figure maschili?
Forse perch gli uomini si fanno trascinare più delle donne dalle “illusioni” l’arte, la politica, ma anche l’amore, verso cui, caduta la corazza del cinismo e della razionalit , sono più vulnerabili. Nel parlare di loro si finisce comunque per raccontare l’universo femminile.
Delle forme di emarginazione esplorate nel libro quale è la più difficile da raccontare?
Credo l’handicap e in particolare l’autismo che, rispetto alla sindrome di down e alla disabilit , mi sembra la più complessa da cogliere perch i ragazzi affetti da questa problematica vivono prigionieri di un mondo che li protegge ma, al tempo stesso, li isola dagli altri.
I suoi racconti sono spesso incentrati sulla tematica gay. Cosa è cambiato rispetto a venti anni fa negli atteggiamenti e nei modi di pensare della gente verso il mondo omosessuale?
Il razzismo di un tempo ha ceduto il posto al politicamente corretto che, dietro le apparenze innocue, è persino più ipocrita. Il crescendo di intolleranza degli ultimi anni non solo verso i gay ma anche nei riguardi dei portatori di handicap è il segnale di un preoccupante passo indietro.
Scenario, Napoli…
Napoli è un po’ come i miei personaggi originale, coraggiosa e soprattutto sola con i suoi problemi.
Tra queste pagine, è presente un certo ostracismo verso le istituzioni chiesa, famiglia, scuola, stato. Una forma di nichilismo?
La critica alle istituzioni scaturisce dalla delusione per le tante promesse non mantenute. Per molto tempo la parola omosessuale è stata associata erroneamente a quella di pederasta ma sono la Chiesa e le famiglie “perbene”, sotto accusa per i sempre più frequenti episodi di pedofilia e di incesto, a meritare il biasimo. C’è tuttavia un filo di speranza nelle mie storie, legata soprattutto alle nuove generazioni che meriterebbero una guida migliore.

In foto, l’autrice

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