Si è appena conclusa al Palazzo Venezia la bipersonale del pittore Ciro D’Alessio e del designer e orafo Dario Gargiulo, con la curatela di Carmela Di Maro. Un’ esposizione che fa del colore e della luce le caratteristiche principali sin dal titolo “Mediterrano, luci e mito”. Uno sguardo destrutturato al mondo archetipico e mitologico, a quel tempo in cui gli dei incarnavano le forze della natura ma anche le paure e le emozioni umane, come nel migliore dei paradossi.


Tra le spatolate amorfe di D’Alessio ritroviamo un mondo primordiale ancora “liquido” mentre tra i suoi tratti più figurativi ci appare la fase successiva dell’evoluzione, da spartirsi con gli dei. Ci sono Amore e Psiche e proprio di fronte un big bang oppure una Nereide che da le spalle a una “magmatica” tela. Gli elementi non vengono fuori dall’ombra ma sono protagonisti luminosi in contesti che non celano ma che a volte trasfigurano. Il contesto infatti è quel Mediterraneo che custodisce le mille leggende e che è pervaso da una luce inconfondibile, che può svelare ma che sa anche accecare. Un messaggio diretto dell’artista che vuole arrivare alla natura primaria ben oltre la narrazione favolistica.

Come pause ritmiche tra una tela e l’altra, ci sono le sculture di Dario Gargiulo che, da abile mastro della propria fucina, tira fuori micro cosmi e personaggi mitici. Alcuni piccoli scrigni da indossare racchiudono i profili dei luoghi del cuore dei partenopei, come la Gaiola oppure il Re Vesuvio. Come piccoli frame incorniciati, perfetti in ogni dettaglio, anche queste produzioni viaggiano di luce propria, quella del fuoco, dell’argento, dell’acqua e la riflettono a loro volta.

Secondo la visione dei due artisti, plasmare la materia, sia essa pittorica oppure metallica, riconduce al gesto arcaico della creazione che avvicina l’uomo alla sua essenza più genuina.
Attraversiamo tempi in cui l’arte ha forse smarrito il suo senso principe, si è perso tra i dettagli tecnologici e il collasso dello spirito critico. Il suo senso di linguaggio universale può essere ritrovato tornando alla materia, all’artigianalità, al fare per comunicare e al fare insieme.

In pagina, i due artisti e le loro opere

Spesso sottovalutiamo che siamo quotidianamente circondati da forme d’arte, tra le più disparate, dal design di interni alla street art e che seppure possano assumere forme più o meno opinabili o più o meno piacenti al nostro modo di vedere, il bisogno è sempre quello di comunicare e avere un feedback qualunque esso sia. La “distrazione” in questo senso conta molto, ci siamo disabituati a fermare lo sguardo e a far decelerare il cervello per imprimere i pensieri.
La maestria artistico-artigianale vuole lentezza, cura e passione. L’esposizione prosegue oggi negli spazi dello studio d’arte di Ciro D’Alessio al Rione Terra di Pozzuoli.
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