Un libro e una mostra. Al Museo campano è stato presentato il progetto editoriale Rosalia Santoro racconta l’arte di Lello Esposito dalla mitologia all’esoterismo.

Qui sopra, un momento della serata con Lello Esposito
e Rosalia Santoro, In alto, alcune opere in mostra che resteranno al museo fino al 22 ottobre

Rosalia Santoro è la presidente del consiglio di amministrazione del museo e non appena ha ricevuto l’incarico ha avuto subito chiaro un obiettivo, portarlo nel circuito internazionale. «Abbiamo fatto squadra con il consiglieri Carmela Del Basso e Fausto Beato e con il direttore Gianni Solino -racconta- Abbiamo lavorato duramente. Con pochissimi fondi a disposizione non è stato facile per niente, ma ci abbiamo messo cuore e anima e in un solo anno siamo riusciti nel nostro obiettivo».
Le presentazioni del libro e delle opere da parte di Rosalia Santoro e di Lello Esposito, all’ombra delle Matres in colloquio con le Sirene, l’omphalos e Pulcinella, Diana Tifatina, la Janara ed il Vesuvio,simboli e soggetti dell’arte di Esposito raccontati nel testo di Santoro, hanno affascinato i visitatori che si sono sentiti trasportati in un mondo antico fatto di leggende, misteri e miti, nel mondo ambivalente della città di Napoli. Il racconto affascinante di Santoro, sotto il cielo di Palazzo Antignano , ha ammaliato gli ospiti presenti. La serata è proseguita in convivialità, al suono del violino della bravissima Fabiana Sirigu, prima violinista di Antonello Venditti e si è conclusa con un mini concerto a sorpresa della grande Monica Sarnelli che ha regalato agli ospiti 3 canzoni. 
Quando ha visto le collezioni del museo, Lello Esposito- è rimasto affascinato da tanta bellezza e ha immaginato le Matres come dovevano essere piene di colori , così ha voluto lasciare le mie opere a fare quasi da sfondo, in una cornice magica. 
Scrive Santoro nel volume: «Con le opere di Lello Esposito si penetra totalmente e interamente nel mondo misterioso dell’esoterismo e nelle viscere dei misteri di Napoli. Leggende, alchimia, magia si fondono con la materia nelle mani di Lello e da qui vengono fuori opere d’arte legate da un immaginario filo conduttore che poi è lo stesso che rende Napoli unica al mondo. Le opere di Esposito trasudano l’essenza di Napoli anche nei materiali utilizzati, esplodono dei colori, della materialità, delle grida, della confusione o “ammuina”, di quella gioia di vivere e quella volontà che spinge ad andare avanti nonostante tutto ma nello stesso tempo nascondono la volontà di rispondere a rituali esoterici legati a superstizioni e leggende di cui gli usi, i costumi e, più in generale, tutta la cultura partenopea sono permeati».

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