Tutto inizia con delle note risuona nella stanza “Valzer felicit “, dell’ebreo austriaco Karl Abeles e all’improvviso il vociare si spegne, gli animi si placano, tutti restano in ascolto, sentendo l’emozione salire, crescere e riempire la stanza. Una musica carica di nostalgia, di tristezza, ma anche di forte determinazione, di voglia di comunicare la sofferenza, per non dimenticare l’orrore che si sta vivendo e al quale, molto probabilmente, non si sopravvivr , in ogni caso.
PER RICORDARE SEMPRE
Per non dimenticare, gi , una frase che stiamo sentendo tante e tante volte in questo periodo, come ogni anno, e che quest’anno si lega in maniera indissolubile alla musica, perch in occasione della Giornata della Memoria, nella Sala degli Angeli dell’Universit  Suor Orsola Benincasa di Napoli, si è svolta la presentazione dell’ “Enciclopedia discografica della Letteratura musicale concentrazionaria”, tutta quella produzione musicale (lirica, sinfonica, da camera, strumentale, pianistica, liederistica, corale, cabaret, jazz, canto religioso, popolare, tradizionale) composta dal 1033 (anno di apertura dei Campi di Dachau e Borgermoor) al 1945 da musicisti imprigionati, deportati, uccisi o sopravvissuti provenienti dai Campi di concentramento, di prigionia e di sterminio aperti dai paesi dell’Asse (Terzo Reich, Italia, Giappone, Repubblica di Salò, regime di Vichy) prima e dagli Alleati (Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti) e dall’Unione Sovietica poi.
OLTRE 4000 BRANI

Un’iniziativa, quella di Francesco Lotoro, che, come ha detto lui stesso, “dopo 22 anni di ricerche e di attese, finalmente ha riportato a casa questo materiale. Casa che è il conservatorio, l’accademia, l’universit “. Ventidue anni, dunque, in cui ha cercato, trovato e curato spartiti, appunti scritti su ogni tipo di supporto (come la carta igienica), quaderni musicali, microfilm e diari da musei, memoriali e librerie di tutto il mondo, nonch dagli stessi musicisti sopravvissuti o dai loro parenti, allo scopo di realizzare con la casa Editrice Musikstrasse-Membran un’encicclopedia, dal titolo “KZ Musik”, di oltre 4000 brani che sono la vera voce dei Lager, la voce di chi, privato di ogni dignit , della propria umanit , ha lottato per sopravvivere, per sfogare e manifestare il dolore, la voglia di libert , la non rassegnazione imprimendo su carta, sotto forma di note, i propri sentimenti, la propria anima, aggrappandosi alla musica come ancora di salvezza o semplicemente come strumento di aggregazione e di alienazione, di allontanamento da quell’orrore.
“E non è strano che avessero la possibilit  di suonare”, ha spiegato il maestro, “all’interno dei campi c’erano centinaia, migliaia di persone in condizioni inumane. I nazisti davano la possibilit  ai prigionieri di suonare per sfogarsi ed essere, cos, più controllabili. Pensate che sono tantissimi i Campi che al loro interno avevano vere e proprie orchestre, con strumenti di tutti i tipi”.
32 CD-volumi che raccolgono opere scritte a Terezn, Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Treblinka, nomi che “solo a sentirli, mettono i brividi”, e ancora a Sumatra (Giappone), Saida (Algeria) e tanti, tanti altri Campi sparsi per l’Europa e non solo, un’opera omnia musicale che testimonia la vita, la non-vita, la speranza e la rassegnazione di tutti quei protagonisti di quella che è una tra le pagine più brutte della storia dell’umanit . Per non dimenticare, appunto, anche grazie alla loro musica. Grazie.

IN BILIOTECA CON L’AUTORE
Appuntamenti con l’associazione Tempo libero per “Generazioni allo specchio davanti a un libro”
Incontridi arte e cultura in 7 biblioteche comunali di Napoli con la partecipazione di studenti, giovani e meno giovani a confronto.
Alla BIBLIOTECA CEICC di via Partenope
ore 16,00-17,30
Intercultura tra arte, letteratura e cinema
2 febbraio 2012
Saluti Presidente della Municipalit , FABIO CHIOSI
presentazione del progetto CLORINDA IRACEAssociazione TempoLibero
conversazione con l’artista siriano AHMAD ALAA EDDIN
16 febbraio 2012
Conversazione con LELLO PORTA
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Conversazione col regista GUIDO LOMBARDI e l’antropologo VALERIO PETRARCA

In foto, l’ingresso del lager di Auschwitz

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