Un Natale al Sud, film, nelle sale in Italia con l’immancabile Boldi, Biagio Izzo, Anna Tatangelo, Barbara Tabita, Enzo Salvi, Debora Villa, Loredana De Nardis, Paolo Conticini, Paola Caruso, Bonaria Decorato e la regia di Federico Marsicano. La fortuna per gli amanti del buon cinema che il Natale viene una sola volta l’anno.
A dicembre, puntuale come gelo e pioggia, il solito cinepanettone da 15 anni con le stesse facce sullo schermo e  le stesse battute. Mai divertente, non raffinato, privo di ogni elementare forma di cultura, noioso, privo di originalità anche nella sceneggiatura. I 60 milioni di italiani e più di 10 milioni di stranieri sono stufi di questo film ma poi comunque corrono a vedrelo.
E a proposito di cinepanettone, parliamo di panettoni veri. Nel weekend scorso  pasticcieri provenienti da tutta Italia hanno presentato le proprie creazioni nel Salone degli Specchi dello storico Grand Hotel Parker’s di Napoli, in cui il 1° ottobre 1943 fu firmata la Libertà della città dall’esercito tedesco dopo la rivolta popolare con donne e minori al fianco degli uomini.
Due giorni per conoscere, degustare e acquistare il meglio della produzione nazionale: solo panettoni artigianali d’eccellenza, realizzati secondo metodi produttivi rigorosi, senza conservanti, semilavorati e additivi industriali. Napoli come Milano festeggia Re Panettone. Occasione unica per conoscere e degustare le ultime novità in fatto di Panettone: ogni anno, accanto alle ricette tradizionali, vengono presentate varianti inedite con prodotti regionali che rende più goloso il celebre dolce, frutto di ricerche e sperimentazioni dei pasticcieri. Gli artigiani trovano ogni anno nuove soluzioni per il solito dolce. Gli operatori del cinema, arte che somma tutte le Muse, dalla danza alla letteratura, non trovano formule per un buon film.
Errore e prova di scarsa conoscenza storica e culturale del paese in cui si vive e si opera in un settore artistico, è la collocazione di un Natale festeggiato dal popolo del Sud in montagna, al mare, in una località turistica, in un programma di giovani utenti di “amore virtuale”.
Napoli, dotata di 27 secoli di cultura forgiata dai contatti con i popoli del Mediterraneo e con la Cina dal XVIII secolo, città stato dal Volturno a Punta Raisi, ha inventato il Presepe nel 1025 e poi un frate napoletano nel 1223 lo costruì con San Francesco a Greccio. Ma il presepe è nella tradizione pagana con il culto dei Lari e Penati presenti in tempietti nelle case di tutti.
Il Natale era la festa della nascita del Sole, letta nelle giornate più lunghe progressivamente, nella cultura pagana. Fermi i lavori nei campi, i contadini, avuti in dono abbondanza di cibi, festeggiavano a tavola tra suoni e canti. Il Vaticano, come ogni capo di Stato oggi, abolisce ogni ricordo del passato ed anche tale rito spiegando che Cristo è il Sole che illumina la via del Bene. Il popolo si adegua ma non rinuncia ai banchetti in quei giorni.
Il Sud e Napoli hanno una tradizione culinaria che fa gola solo a ricordarla. Ciertune vanno quase nfrenesia geranno tuorno, tuorno pe le cchiazze pe stare a ccontentà fantasia e gola. Vigilia de lo Santo Natale: Vruoccoli soffritti, vermicelli cu  cozze e vongole, pesce a lo tiano, pesce impasticcio, frutte de lo mare, arruste de capetune, baccalà fritto, nsalata acconciata de caulisciure, aulive, cetrole, paparuole, chiapparielli, gran fritto mmisco de l’anguille e de palaje,  treglie, alice e grosse raje e calamare, arrusto ‘e cefarotte, zeppolelle, fiche secche, nuce, struffole cu ‘e cannelline, mostacciole, sosamielle, nucelle nfurnate, sciosciolelle, ccastagne, pacche secche.
Questa è la cena della vigilia anche dell’ultimo dell’anno. Lascio immaginare il pranzo. Non è credibile che con tutto questo a tavola i giovani possano pensare alla ricerca di sesso su web. Bovio, in versi e musica di Buongiovanni, ricorda che il Natale il meridionale lo vive in famiglia.
Mia cara madre, sta pe’ trasi’ Natale, e a stà luntano cchiù me sape amaro… comme vurria allumà duje tre biancale cumme vurria sentì’ nu zampugnaro! A ‘e ninne mieje facitele ‘o presepio, e a tavola mettite ‘o piatto mio; facite, quanno è a sera d’’a Vigilia, comme si miezo a vuje stesse pur’io…E nce ne costa lacreme st’America a nuje napulitane… pe’ nuje ca nce chiagnimmo ‘o cielo ‘e Napule, comme è amaro stu ppane…

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