Ottocentomila dipendenti pubblici americani presi in ostaggio dal “presidente a sua insaputa” Donald Trump. Se la Camera dei rappresentanti non vota la copertura economica per la costruzione del muro al confine tra Stati Uniti e Messico, l’esercito dei lavoratori pubblici, ormai da quattro settimane senza paga, continueranno a non percepire il salario. Tutto questo si chiama “shutdown”, un sistema di contrappesi tra il presidente degli USA e l’organismo legislativo (Congresso).
Quella che si erge a prima democrazia del mondo trasforma l’equilibrio tra poteri dello Stato in ricatti, omissioni, bugie, reticenze. Questa fase prefigura un non-governo, una sospensione dell’azione legislativa, un blocco istituzionale pericoloso.
Il “presidente a sua insaputa” chiede 5,7 miliardi di dollari per la costruzione di un muro d’acciaio ed in cambio “concederebbe” il permesso di soggiorno per altri tre anni ai 740 mila minori messicani entrati in Usa grazie a Barak Obama. I “dreamers”, i sognatori, quelli che stanno costruendo il loro futuro nella “terra promessa”, lontano da fame e miseria, ormai diventati maggiorenni.
Miliardi di dollari per separare storie, dividere persone, miliardi di dollari per allontanare amori, escludere vite, troncare speranze.
Il governo italiano erge una “barriera liquida”, trasforma il Mediterraneo (foto) da luogo di opportunità e di incontro tra culture e popoli a “cimitero degli invisibili”, permettendo di annegare libertà e speranze, favorendo morte e distruzione. Un nome ed un cognome, una tomba, un fiore, il pianto, distruggendo perfino il ricordo.
Messicani e libici, semplicemente migranti, accomunati dallo stesso destino, infame, razzista, generatore di scomparse, trapassi. Hanno il solo torto di esser nati dalla parte sbagliata.
Un tempo per ammazzare dovevi puntare l’uomo per ucciderlo con un proiettile, mirare un luogo per fare una strage, creare stanzoni per saturarne l’ambiente. Fucili, bombe, gas. Oggi si uccide con l’indifferenza, la non umanità, l’egoismo, l’individualismo esasperato.
Io non mi sento salvo, non milito nel giusto, sono colpevole, complice, non riesco a stare in pace perché non contribuisco a creare pace, non riesco a restare umano perché non creo umanità.
Sono confuso dalla violenza che mi circonda, stordito da luce artificiale, non so più discernere ciò che è giusto e quello che non lo è più, non ascolto il cuore, non esco dal guscio, non finanzio il coraggio, non ho più gli strumenti per combattere un potere ignorante, mi sento sopraffatto da chi mi vuole debole, fiacco, inconcludente, solo.
Eppure un modo ci deve essere. Costruiamo comunità, creiamo cultura, valorizziamo le differenze, cavalchiamo onde lunghe, portiamoci lontano, pratichiamo socialità, facciamo scelte condivise, partecipiamo alle strategie, esigiamo rispetto, creiamo valori, abbandoniamo la notte, abbracciamo l’alba, avviciniamo il nuovo giorno.
Buttiamo giù i muri e cancelliamo i confini. Usiamo il mare per generare vita.

 

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