In questi giorni terribili, mesi e, ormai anni di angoscia, di smarrimento, di fine di ogni certezza, dopo che, in qualche modo il morbo sembra almeno attenuato, ecco la guerra, questo anacronistico conflitto che ci porta, ogni giorno, notizie terribili, senza che nessuna soluzione appaia possibile; un sentimento di incapacità di reagire sembra aver preso tutti noi. Ogni rapporto umano è sospeso, ogni azione rimandata, ogni volontà sembra scontrarsi con una realtà che ci domina, che ci annienta.
Ogni giorno perdo pensieri e le mie ore restano vuote. Nella mia solitudine invento storie e progetti pur sapendo che, poi, resteranno solo idee; dopo qualche giorno non ricordo più che cosa volevo fare e perché. Allora ozio semmai fingendo necessità che, in realtà, sono soltanto pretesti per non affogare nella noia. Bisogna reagire. Faccio un programma, in vari punti, rigoroso almeno nelle intenzioni. Riprendere qualche studio o lettura lasciati ma quale?

In questi giorni ho riletto “La Storia” della Morante e, in questo momento storico che stiamo vivendo, ho dovuto ammettere che non è stata una buona idea.  Non mi sembra il caso di riprendere “Il giuoco delle perle di vetro” abbandonato ormai da anni.
Passo le mani sfiorando il dorso dei libri; cerco un titolo che possa attirare la mia intenzione. Tiro fuori un libro di grande formato, 25x 33, copertina rigida. È un libro di 403 pagine pubblicato nel 1892 dall’editore Sonzogno di Milano. Sulla copertina, l’illustrazione dedicata all’isola d’Elba con l’ingresso della villa di Napoleone, immagine che ritroviamo, poi, all’interno. Il titolo del volume, Mediterraneo pittoresco, riporta ancora: descritto da celebri viaggiatori ed illustrato dai migliori artisti; inoltre una scritta in rosso avverte: Edizione fuori commercio riservata agli abbonati annui del “Secolo”.
Presumo che questo sia il titolo di un quotidiano e ne cerco qualche notizia su Wikipedia. Fondato a Milano, nel 1866, il giornale è definito di orientamento democratico come, in quegli anni, era indicata la sinistra riformista. Di fatto diventerà la voce più autorevole della terza guerra d’Indipendenza e dell’Unità d’Italia.
Al costo di cinque centesimi (un soldo), il giornale si rivolgeva anche ad un pubblico popolare senza, per questo, rinunciare ad una pretesa letteraria. Primo quotidiano italiano a pubblicare romanzi d’appendice, non erano rari nemmeno servizi culturali di notevole qualità. In questa logica si pone il libro dedicato al Mediterraneo.
Sfoglio il volume iniziando dall’indice; cerco anche qualche nome, almeno un responsabile di redazione se non l’elenco degli autori. Di questi, come degli artisti autori delle moltissime illustrazioni che accompagnano ogni capitolo, non c’è alcuna traccia. Strano modo di organizzare un testo che, già nella veste editoriale, avanza pretese culturali.
In cambio l’indice, formato da 26 capitoli, è molto dettagliato; ognuno, con un titolo, riporta gli argomenti in esso trattati, argomenti che forniscono anche l’elenco delle numerose illustrazioni presenti nel capitolo stesso.
Cerco una logica nell’ordine con il quale gli argomenti si susseguono; potrebbero individuare un itinerario che tocca varie tappe ossia i vari luoghi incontrati navigando lungo le coste del mare; percorrere il mediterraneo e verificare quanto di comune unisce tutti i popoli che su queste rive sono nati. Purtroppo mi accorgo che questo “racconto” è solo mio ed allora cerco un filo conduttore o, almeno, un elemento comune, una sorta di testimone che passi da un racconto ad un altro; Invano. Devo arrendermi all’evidenza; quello che mi ostino a pensare come un progetto, è soltanto un insieme di storie fatte da diversi autori che, forse, hanno lavorato seguendo ognuno una sua idea del mare di cui parlavano. Certo ci sarà stato almeno un responsabile che avrà assemblato tutto il materiale e deciso, lui, l’ordine. Ed allora questo è il “suo” Mediterraneo.
Bene, è ora di lasciare la riva e navigare.
Nel primo capitolo che apre il volume, le colonne di Ercole, l’autore è consapevole dell’importanza del luogo: lì tutto comincia o, forse, tutto finisce, è solo un punto di vista.
Dopo aver visitato Tangeri si sbarca a Gibilterra da dove si può guardare verso l’immensa distesa dell’Oceano oppure voltarsi a guardare le rive del mediterraneo; ed è quello che fa l’autore del secondo capitolo con il quale ci arriva a Smirne.
Navigare da Gibilterra a Smirne significa attraversare il mare in tutta la sua lunghezza, significa indicare i due estremi della vasta distesa d’acqua. E i capitoli successivi sono dedicati a Marsiglia fino alla costa siriaca con una sosta in Corsica, allora l’ipotesi di un progetto narrativo che prosegua per punti opposti della costa trova una sua validità; occorre, semmai, continuare per verificare. E puntuale arriva la conferma: a Genova segue Tunisi e poi, andando verso est, Corinto per ritornare a Barcellona. Ora ne sono convinto: la tela che i vari capitoli tessono è un disegno che attraversa il mare cercando appigli nei punti più importanti della costa. E così dopo Alessandria si arriva nell’adriatico orientale sbarcando in Dalmazia ed Albania.
Riprendiamo il largo, navigando di nuovo verso ovest, per arrivare alle Baleari e, dopo una lunga sosta nelle splendide isole, risaliamo verso Nizza. Ora è tempo di continuare il viaggio; ed in questo andare seguire rotte attraverso il vasto mare arrivando all’antico Ellesponto: i Dardanelli. 
Ma andare oltre quello stretto deve essere sembrato un passaggio troppo azzardato, un affacciarsi su un mondo antico non sempre amico per i popoli  delle coste mediterranee. Da qui la decisione di ritornare verso Malta e poi risalire l’adriatico ma, questa volta, toccando le coste italiane, da Ravenna a Brindisi giungendo, navigando intorno alla Calabria, fino allo stretto di Messina. E poi ancora, ad ovest, a  Malaga per ritornare alle isole jonie: Corfù, Itaca, Samos, Cefalonia e Zante sbarcando, infine, a Cerigo, o Citera, il luogo nativo della bella Afrodite.
In questo continuo navigare ritorniamo verso la costa sarda dove sbarchiamo per ammirare le tracce dell’antica civiltà nuragica prima di riprendere di nuovo il largo fino ad Algeri.
Mi riesce difficile stabilire, con i mezzi di navigazione di quegli anni, il tempo impiegato girando intorno al mediterraneo anche perché non sappiamo il tempo trascorso nel luogo in cui ogni volta il viaggio si arresta.
Risalire il Tirreno e fermarsi sulla costa toscana è la prossima tappa dalla quale rinavigare verso la Sicilia. Mi accorgo che il viaggio, ora, ha accorciato le distanze per cui l’arrivo a Napoli, dopo aver lasciato il porto di Palermo, non deve aver richiesto molto tempo.
Il titolo del capitolo, Napoli, non rende conto di tutti i luoghi campani visitati iniziando dal golfo partenopeo, “acqueo paradiso” come dice l’autore per terminare a Paestum. Viaggio che così si conclude: «Noi abbiamo cominciato  colla vita attiva, rumorosa e febbrile di una grande città del secolo decimonono, e siamo ritornati indietro di venticinque secoli alla gloria lungamente sepolta della civiltà greca». Chiusura che, solo in parte, fa perdonare all’anonimo autore, le poche, veramente scarse parole dedicate a Pompei. Possiamo anche immaginare la fretta di ritornare sull’adriatico come causa di questa sbrigativa chiusura della Campania; ritornare su quelle coste sulle quali il viaggiatore ideale è già stato, più volte, nei precedenti capitoli.
Questa volta la laguna veneta la fa da padrona con Venezia, Murano, Torcello e Ghioggia  per poi proseguire verso Trieste, Parenzo, Pola, Capodistria e Fiume; queste ultime terre, allora, ancora austriache ma delle quali sono ricordate le origini romane.
Siamo alla fine del lungo viaggio che, questa volta, ci porta sulla Riviera come semplicemente, in quegli anni, veniva definita la Costa Azzurra. Ma il lento costeggiare prosegue per Mentone, Ventimiglia, San Remo, Alassio fino a Savona. Il lungo viaggio è terminato.
Prima di riporre il libro lo sfoglio di nuovo soffermandomi sulle illustrazioni molte firmate anche se non sempre con nome leggibile. Se i contributi sono anonimi la scelta di chiamare artisti per le incisioni riflette un’idea editoriale precisa che attribuisce alle illustrazioni un ruolo di grande importanza. Penso che, ancora qualche anno, ed è possibile che il libro sarebbe stato un grande album fotografico. Non c’è dubbio, infatti, che la forza evocativa delle figure contribuisce a restituire gli aspetti più caratteristici dei tanti luoghi toccati. Mi convinco, ancora di più, che Il libro volesse essere una sorta di guida, una di quelle scritte dal famoso editore tedesco Karl Baedeker il quale, a Coblenza, aveva iniziato le sue famose pubblicazioni nel 1836.
Se si considera che la prima guida italiana, almeno in senso moderno, sarà pubblicata dal Touring nel 1894, si comprende l’importanza del libro-omaggio pubblicato due anni prima dall’editore milanese Sonzogno e la grande intuizione di questi.
Non avendo alcun elemento per identificare gli autori e nella impossibilità di leggere, ora, tutti saggi, scelgo di leggere quello intitolato Napoli e dedicato, non solo alla città, ma anche a molte località della regione.
«Il viaggiatore che s’avvicina a Napoli per mare può ben essere scusato per ogni esuberanza di linguaggio. Mentre il bastimento entra nel golfo, passando in mezzo alle belle isole d’Ischia e di capri, le quali sembrano collocate come due sentinelle gemelle avanzate a custodia dell’entrata in questo acqueo paradiso, lo spettacolo è così incantevole, che è difficile possa cancellarsi dalla memoria».
Espressioni che potrebbero essere di Goethe il quale aveva detto «Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere il senno». Ed è certo che l’anonimo autore ben conosce gli scritti del poeta tedesco.
Non mi resta che approfondire l’importanza, o meno, degli artisti, autori delle incisioni almeno di qualcuno poiché di molti è riportata soltanto una sigla che non aiuta.     
Il primo nome comprensibile arriva con il terzo capitolo dedicato a Marsiglia; leggo: Mulleglove ma con una rapida ricerca correggo il tiro: si tratta di John Fulleylove, paesaggista e acquerellista inglese nato nel 1845 e morto nel 1908. 
Alcune incisioni riportano due nomi; cosa insolita almeno che non voglia indicare l’incisore oltre al nome del pittore come, ad esempio, nelle immagini dedicate alla Corsica su alcune delle quali il nome del pittore E. T. Compton, noto anche come alpinista, appare affiancato da un altro nome, non sempre lo stesso.
Di molte incisioni il nome dell’artista resta sconosciuto o perché assente o, più spesso, perché indecifrabile. Molte di queste incisioni sono in vendita, ad un discreto costo, su un sito che avverte: «La stampa è stata ritagliata dal libro indicato e presenta scritte sul retro» e continua poi: «Stampa antica tratta dal volume “Il Mediterraneo Pittoresco”, edizione fuori commercio riservata ai soli abbonati del Secolo, pubblicato a Milano dall’editore Edoardo Sonzogno nel 1892. L’opera contiene numerose stampe antiche realizzate dai migliori illustratori dell’epoca»
Faccio un rapido conto: le circa 400 incisioni del libro, ed è un numero approssimato per difetto, al costo di €10 ognuna, anche questo costo approssimato, danno come risultato circa 4000 euro.
Potrei dire, dunque, di possedere un tesoro? Stranamente il libro, integro, è venduto, in rete, al costo di € 200. Concludo che posseggo un libro interessante, bello nella sua veste editoriale, ma il cui VALORE, in senso monetario, mi interessa poco.
Chiudo il libro e resto a pensare mentre, sulla televisione, scorrono le immagini della scellerata guerra che mai mi sarei aspettato di vedere.Solo qualche anno ci separa dagli avvenimenti che insanguinarono l’ex Jugoslavia.
Poi, improvviso un’idea interrompe i miei pensieri e capisco perché i saggi del libro sono SENZA nome. Ora tutto mi è chiaro: le voci degli anonimi autori siamo noi, noi cittadini che abbiamo il dovere di ricordare  che c’è stato un tempo nel quale si pensava che il Mediterraneo, il mare nostrum dei romani, fosse quel luogo dove tutti i popoli avevano trovato la loro ragione di esistere e un loro modo di vivere, un luogo in cui le esperienze di tutti si sommavano arricchendo le esperienze delle comunità che si affacciano sulle sue rive. Ritroveremo mai, ma non soltanto su queste sponde,  una pace convinta?
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In copertina, foto di Jonas Fehre da Pixabay

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