Napoli Capitale della grande serialità di ispirazione cinematografica.
Si apre con questo riconoscimento la prima assegnazione dei nastri d’argento alle grandi serie internazionali, unico premio di livello nazionale di riconosciuto da MIBACT, a cura del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani.
Un premio nuovo, che tiene conto della grande trasformazione avvenuta nei modelli narrativi in seno al grande schermo. Un formato dalla lunga evoluzione, almeno in Italia, passato attraverso la sceneggiata e la fiction.
Tuttavia la svolta arriva, appunto, attraverso il Cinema. 
Lo dice Stefano Sollima, nel ritirare il primo nastro consegnato in via ufficiale ( a Sorrentino era stato consegnato a Venezia, vista la sua già conosciuta assenza per motivi di lavoro). La grande serie che parla italiano nasce in durante i lavori per Romanzo Criminale, afferma il regista di Gomorra e Zero Zero Zero.
Ma non solo, una menzione speciale va ai venti anni di Montalbano, che non sapeva di appartenere alla serialità, e che è frutto di quell’impegno RAI capace di giungere ai nuovi linguaggi di oggi, nati sì anche al confronto con le serie prodotte all’estero, ma che esprime pienamente la funzione del servizio pubblico.
Per i 75 anni del premio, si colma così il vuoto con un premio unico in Europa. Il Grammy italiano, come lo definisce dal palco Silvio Orlando, premiato per il suo ruolo del Cardinale Voiello in The New Pope di Sorrentino. Una produzione che per Orlando significa l’incontro con attori del calibro di Malkovich e Jude Law, di attrici come Diane Keaton, tutti ridiventati icone oltre se stessi, nella grande collezione di personaggi iconici che la scrittura di Sorrentino ha regalato al cinema.  
Cinque le serie premiate: L’amica geniale, The new Pope, Gomorra-La serie, We are Who We are, Zero Zero Zero. Ma premi anche per le serie dell’anno: Petra, con la strana coppia Cortellesi/ Andrea “Pojana” Pennacchi, e Romulus, prodotte rispettivamente da Cattleya per Sky e da Sky, Cattleya e Groenlandia.
E il commissario Ricciardi, di cui avevamo già parlato ricordando il grande lavoro costumistico di Alessandra Torella, prodotta da RAI Fiction e Clemart, con i premi ad Antonio Milo, nei panni di Maione, braccio destro del commissario interpretato da Lino Guanciale. 
Ed è qui che cade la scelta di Napoli come città per l’assegnazione del premio. Una città che è una scoperta. Oltre che per l’Amica geniale e alle giovani protagoniste Elisa del Genio e Ludovica Nasti, presenti alla premiazione.
A Napoli si è trovato il petrolio della grande serialità, viene detto durante la conferenza. Un città dal grandissimo patrimonio artistico, culturale, una miniera di talento da cui è difficile sceglie, con scene durante i cast che sfiorano l’imbarazzo.
E soprattutto una città che si dimostra meno ostile di Roma, abituata e un po’ stanca delle troupe in giro per le vie.  Questo lo ha capito bene RAI Fiction, con le numerose serie prodotte soprattutto a partire dalla produzione letteraria del capoluogo campano.
Il premio Siae per la scrittura premia Maurizio De Giovanni, che secondo gli assegnatari, si inserisce in quello stuolo di scrittori, i migliori scrittori in circolazione, che stanno permettendo il sorgere di linguaggi moderni, remixati, capaci di far emergere una nuova produzione di qualità dal grigiore da quella che sembrava un formato destinato a rimanere di serie b.
Il nastro d’argento dedicato alla grande serialità apre una nuova stagione di premi, dedicata ad un format in evoluzione e dalla forte componente sperimentale, capace in pochi anni di cambiare la percezione e la fruibilità del linguaggio filmico.
Un coacervo di nuovi linguaggi che aprirà certamente nuovi linguaggi, anche se ancora non sappiamo quali.  
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In foto, da sinistra Maria Sole Tognazzi, Laura Delli Colli, Maurizio Gemma e Titta Fiore (Film Commission Regione Campania)

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