Era giunta da Rodi in compagnia di Leucosia ed Egea per inaugurare quel posto magico, dove si arenò e mor. La sirena Partenope, unica della sua razza ad avere due code, terminò il suo viaggio sul monte Echia. Da quella creatura mitologica, nacque Napoli.

Paradiso nel paradiso, dalle rampe di Pizzofalcone (monte Echia) è possibile incantarsi di fronte al mare. Un luogo fuori dal tempo, scelto anche dall’architetto Lamont Young, nato a Napoli ma di origini inglesi, per erigere il suo castello… divorato dalle fiamme nel 2000 e oggi area fertile per sterpaglia, rovi, aridit . La stessa aridit  che ha aggredito le rampe. Trasformandole, corrompendole, usurandole.

“Era un gioiellino, un punto di forza per la zona. Dopo l’incendio tutto il quartiere è degradato” spiega con amarezza Pasquale Della Monaco, pittore, regista e anima del Vulcano Metropolitano (un centro studio per le arti). Lui alle rampe vive da oltre quarant’anni. E le ama. Le difende, cercando di mantenere viva la memoria storica del luogo.

“La mia attivit  è mista. Da un lato, curo la parte popolare, come la corsa dei bersaglieri o “la ‘nsegna”, uno spettacolo che non si riportava in vita da 50 anni. Dall’altro, insegno gratuitamente recitazione a giovani attori, dirigendoli in un teatro dell’assurdo e allestendo, con loro, delle cene spettacolo nel mio atelier”.

Della Monaco ironizza sulla condizione delle rampe “io faccio teatro, mi ci voleva una scenografia morta in questo spazio, cos da poter fare ciò che voglio” e aggiunge “Io dico sempre il degrado è migliorato”. E, amareggiato punta lo sguardo verso le carcasse di automobili e motorini lasciate al ciglio della strada. Strada violentata dalla pioggia e piena di crepe. Addirittura crollata in un punto… E la manutenzione? “Costa. Costa miliardi di euro. Bisogna aspettare…”. Un’utopia…

Come il nome di un premio creato dall’artista. ” nato nel 1994 per non far morire la memoria storica di Lamont Young. Era ingegnere, quindi una persona pratica, realista, ma da architetto, amava il neo gotico. I suoi manieri furono definiti “castelli in aria”. M’è piaciuta questa definizione, cos è nato il premio che da 14 anni viene assegnato a personalit  che hanno fatto qualcosa per Napoli. Di solito si svolge a marzo. Lo scorso anno, a Rimini ho premiato Pupi Avati e il direttore della fondazione Fellini. Mentre a Napoli ho creato un gemellaggio Fellini/San Carlo”. Un gemellaggio ardito. A unirli è la dimensione onirica ogni sera il massimo napoletano apre al sogno e lo chiude, cos come facevano i film del maestro riminense”.

Il sogno… in attesa che le rampe possano riviverlo ancora…

Nelle foto, Pasquale Della Monaco e uno scorcio del suo atelier (foto di Maria Volpe Prignano)

A seguire, un intervento di Nicola della Monica

Quelle orme della storia

La collina di Pizzofalcone, che pare prenda nome dall’uso della corte angioina di condurvi la caccia al falcone, desta innumerevoli ricordi. Monte Echia, monte di Dio, insomma una serie di nomi che vogliono indicare pressappoco lo stesso luogo in epoche diverse. Siamo nei pressi di Palepoli, l’antica citt  greco-romana, dove si respira una magica aria di mistero. Dov’era il Castrum Lucullanum, la villa di Lucullo. Ma aldil  di tanta storia, che fonda radici nell’antichit  e nel Medioevo, vi sono vicende più recenti, che risalgono comunque ad alcuni secoli fa. L’attuale volto di Pizzofalcone ha origine nel Cinquecento, allorquando la collina divenne il luogo preferito dall’aristocrazia e dal clero. Sorsero diverse residenze nobiliari, chiese e conventi. Il primo palazzo fu quello di Andrea Carafa, duca di Santa Severina, successivamente comprato da Ferrante Loffredo, marchese di Trevico. Si tratta di quell’edificio che, trasformato in caserma nella seconda met  del Seicento, ha dato l’impronta militare a questo luogo.

SANTA MARIA DEGLI ANGELI

La zona dell’attuale piazza di Santa Maria degli Angeli, con i terreni circostanti, era dei baroni Rota. Furono loro a edificare il palazzo al numero 1, passato in seguito ai Cicarelli, marchesi di Cesavolpe. Sui loro terreni c’era una villa; fu demolita e per interessamento della principessa di Melfi, Costanza Doria del Carretto, sorsero il convento che oggi ospita la Procura militare e la chiesa – dedicata alla Vergine degli Angeli, progettata e costruita sotto la direzione del padre Fabrizio Grimaldi, architetto dell’Ordine Teatino.
Nel 1580 Luis lvarez de Toledo si fece costruire una villa bellissima con un lussureggiante giardino che digradava verso il Palazzo Reale. Nel 1588 fu costruita la picola chiesa dell’Annunziata, poi detta della Nunziatella, l’anno dopo sorse il conservatorio di Santa Maria della Solitaria, demolito sul principio dell’Ottocento. Nel 1639 la propriet  lvarez passò alle monache di Santa Maria Egiziaca, che vi fecero edifilare il loro monastero.

LUOGO PRIVILEGIATO

Nel corso del Settecento e dell’Ottocento, Pizzofalcone divenne il luogo privilegiato dell’aristocrazia,             6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7eEèHlèNO» OJe
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LA CARTA DEL DUCA DI NOLA

Nel 1775 vide la luce la famosa carta del duca di Noja. Voluta e diretta da Giovanni Carafa.
Nel 1781, per realizzare una compiuta carta geografica del regno, fu creata una commissione presieduta da Troiano Spinelli, duca di Laurino; commissione che prese il nome di «Gabinetto Topografico». Fù in questo contesto che Rizzi-Zannoni realizzò le sue carte. Nel 1793 realizzò una carta una carta particolareggiata di Napoli e provincia, che prese il nome di «Topografia dell’Agro Napoletano con le sue adiacenze», abbracciando il litorale dai Campi Flegrei al Vesuvio in una scala metrica molto più ampia di quella adoperata dal duca di Noja. Alla morte di Rizzi-Zannoni, fu chiamato Ferdinando Visconti, un ingegnere napoletano nato a Palermo nel 1772, che era emigrato nel settentrione cisalpino, divenendone un vanto. Ebbe l’incarico di redigere una carta topografica militare in scala 120000. Il 23 gennaio 1817 furono enucleati dallo Stato Maggiore due istituti, il Deposito della Guerra e l’Officio Topografico. All’epoca poteva competere con l’«Officio» napoletano, solo l’Istituto Geografico Militare austriaco, diretto dal famoso Giacomo Marieni. Ferdinando Visconti era tornato a Napoli dopo la restaurazione borbonica (1816). Durante il decennio francese aveva prestato servizio nell’esercito della Repubblica Cisalpina e, poi, nel Regno Lombardo-Veneto degli Asburgo. Sebbene sconosciuto dai più, oggi è considerato all’estero uno dei più grandi geografi che l’Europa abbia mai avuto. Monarchico liberale, fu allontanato dal servizio, ma nel 1831 fu richiamato da Ferdinando II e confermato alla direzione dell’Officio Topografico, che considerava una sua creazione. Mor a 75 anni, mentre ancora lavorava alla cartografia il 26 settembre del 1847.

L’OFFICIO TOPOGRAFICO

L’Officio Topografico si componeva di quattro sezioni 1. Biblioteca; Gabinetto delle macchine e degli strumenti; Osservatorio; Officio di calcoli; Sale del disegno, delle incisioni e dei modelli. 2. Tipografia; Calcografia; Litografia e Conserve d’ogni maniera. 3. Sezione topografica di Palermo con sua biblioteca e archivio. 4. Lavori geodetici e topografici sul terreno. Nella biblioteca, formata nel 1817, vi erano circa 25.000 volumi, divisi in Architettura militare e civile, Artiglieria e Astronomia, Geografia e Geodesia, Igiene e Veterinaria, Legislazione, Matematiche, Poligrafia, Storia universale, Storia militare, Strategia e Tattica.
La cartografia napoletana giunse ad altissimi livelli di rappresentazione e si può affermare con certezza che tutta la produzione cartografica napoletana del Settecento e dell’Ottocento è frutto di questo moderno laboratorio di cartografia.
Il Real Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie produsse l’ultima pianta di Napoli nel 1853. Dopo il 1860 fu chiuso e molte carte andarono distrutte. Tutte le sofisticate apparecchiature geodetiche e le strumentazioni furono trasferite a Firenze, nuova capitale d’Italia, per dare origine all’Istituto Geografico Militare del nuovo Regno. E dire che buona parte della rete stradale dell’Italia meridionale è stata realizzata con la progettazione eseguita dall’Officio Topografico delle Due Sicilie con la Direzione dei Ponti e delle Strade di tale Stato.

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