Parlare dell’opera “Introspettive” di Rita  Napolitano potrebbe significare  cercare di mettere in luce innanzi tutto lo spazio che lei ha saputo crearsi  nella variegata e non sempre agevole  manifestazione di alcune delle cose della vita, delle sue realtà e delle sue fantasie, di quelli che sembrano i suoi sogni e sono, invece, un  modo, o diversi modi di essere della realtà…
Non è facile sapersi creare, in tale “ambiente” la propria dimensione  personale… Ed è proprio in essa. tuttavia, che Rita Napolitano sembra addirittura volare in piena libertà, sui diversi elementi e argomenti, pensieri e sentimenti della vita, e non solo della “sua “vita, ma della vita nella sua essenza segreta.
Questa essenza che lei sembra avere, alla lettera “svelato” come sollevandone “i veli” nei suoi diversi strati  con tutta la cura necessaria, indispensabile, a tali  operazioni , e lo preannuncia già dal titolo, anche se non ci sembra il caso di  sminuzzare i suoi bei versi che, tuttavia, versi non sono o, almeno, non lo sono nel comune senso di intendere quello scorrer di lettere, di sillabe e di che, quando ce la fanno, e non è da tutti, diventano “parole” per affinarsi ulteriormente in quelle “alate”, le “parole dellaPoesia.”
Rita Napolitano (quarantenne avvocata partenopea) è riuscita a sfuggire al convenzionalismo nella piena consapevolezza di esso, quasi un’infanzia con i suoi tentativi di crescere in cerca della propria presa di coscienza, per calarsi pienamente nella vita adulta,  una conquista spesso dolorosa, talvolta dura della realtà senza tuttavia perdere quella sorta di leggerezza che, in alcuni punti, si rende e ci rende briosi, intendendo per tale effervescente termine quella disponibilità a prendere e a riprendere tra  le mani quanto era ormai divenuto per lei un vero e proprio stile di pensiero, oltre che di vita.
 Seduta davanti a un caffè è esemplare nella sua capacità di riportare indietro chi vi si siede, di spingere in avanti le sedie alla ricerca di nuovi sensi, di nuovi “avanzamenti”, anche a costo di qualche, di molte, o forse di errate ricerche di armonia, pericolosamente tendenti,  a volte, a sfiorate disarmonie.
Se dovessi porre qualcuna delle  poesie della nostra giovane poeta in prima fila sceglierei senz’altro “Tregua. Una Tregua come le spetta, spiritosa e arguta, lieta e ironica e, soprattutto, gioiosamente e forse lietamente poetica. e soprattutto l’augurio di continuare così. Senza mai perdere, anzi affinando  con acume sempre rinnovato, la sua intelligente ironia.
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