“Nuove classi dirigenti e Mezzogiorno”. Se ne discute luned 18 luglio (ore 17.30) nel palazzo del consiglio comunale di Napoli (sala multimediale, via Verdi 35) con Marina Sereni, vicepresidente assemblea nazionale del Pd. Intervengono Paolo Donadio e Antonio Funiciello di cui proponiamo stralci del saggio
“Cooptazione e clonazione” pubblicato dalla rivista “Mondoperaio”.

(…) la generazione politica che animò la contesa per la leadership del PDS nel 1994 è la stessa che oggi esprime la segreteria del PD nella persona di Pierluigi Bersani (1951).Fenomeno unico in Europa.La generazione laburista cresciuta intorno a Tony Blair(1953)e Gordon Brown(1951) è durata in sella sedici anni: ma ha dovuto portare il New Labour alla vittoria per tre volte consecutive alle elezioni politiche, circostanza mai verificatasi per quel partito nella più antica democrazia parlamentare del mondo.In Italia, nonostante molte meno vittorie, la generazione di quadri politici comunisti che si è variamente ritrovata negli anni intorno alle leadership di Massimo D’Alema (1949) e Walter Veltroni (1955) si avvia indisturbata a superare largamente i sedici anni della classe BlairBrown. In verit  gi  nel 1992 la generazione politica post PCI esprimeva il presidente del gruppo camerale del PDS(D’Alema)e occupava le fila della gestione PDS targata Achille Occhetto (1936), che escluse la destra migliorista dalla guida del partito: a D’Alema capogruppo alla Camera si aggiunsero in ruoli chiave di segreteria politica Piero Fassino(1949), Antonio Bassolino(1947), Mauro Zani (1949), Gavino Angius(1946), Livia Turco(1955).
La generazione D’Alema-Veltroni dimostrò, tra la fine degli anni80 e i primi anni90, una notevole abilit  di insediamento nelle maglie del partito e una capacit  di consolidamento che subito tese a fare blocco. D’Alema d’altronde gi  nel 1987, quando andò a sostituire Angius nel ruolo di responsabile dell’organizzazione del PCI, cambiò «nei primi otto mesi sessanta tra segretari di federazione e regionali, sostituendoli quasi ovunque con giovani conosciuti quando era segretario della FGCI»1: un’attitudine generazionale ad allargare dietro le quinte l’occupazione delle principali caselle di comando allo scopo di rendersi pronti perch preparati alla guida del partito.
Oggi è assai probabile che la segreteria Bersani conduca il PD alla scadenza della XVI legislatura, considerata l’inerzia generale e visto che lo statuto del nuovo partito non prevede congressi prima delle elezioni politiche.Se cos stanno le cose, si può considerare quel minuzioso lavoro di graduale stanziamento nei gangli del PCI-PDS ancora la base del controllo che lo stesso blocco generazionale esercita nel PD, al netto dell’annessione di un po’ di ex democristiani di sinistra. Un’iniziativa, quella di vent’anni fa, che ha avuto un formidabile successo proprio perch corale, veramente generazionale: qualcosa che in Italia non si è più ripetuto nei decenni a venire. L’accusa che vieppiù si rivolge al blocco generazionale”dalemianoveltroniano”è che non lascia entrare nel giro che conta esponenti politici più giovani. Da tempo si protrae stancamente nel dibattito pubblico una questione generazionale che non riesce mai a porsi come tale, ci in termini di incontro/scontro dialettico nei riguardi del blocco D’AlemaVeltroni. Ci si limita a denunciare l’assenza di personale politico più fresco, ancor più in raffronto al centrodestra italiano che promuove i più giovani…(…)
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L’et  media del gruppo parlamentare del PD alla Camera è, dunque, pari a 52 anni. Il gruppo del PDL è di un anno più vecchio;la Lega conta un’et  media di 46 anni.Lo scarto anagrafico della Lega si spiega in ragione del numero decisamente superiore di membri nati negli anni70: il 23,33% contro l’11,11% del PDL e il 7,5% del PD. Un investimento, quello della Lega sul decennio dei70, irrobustito dalla scelta di Marco Reguzzoni(1971)come capogruppo, in sostituzione del neo presidente del Piemonte Cota. Il 60% dei deputati democratici sono, invece, nati tra la seconda met  degli anni 40 e la seconda met  degli anni 50: appartengono tutti al blocco generazionale D’Alema- Veltroni, come il penultimo segretario democratico Dario Franceschini(1958), che pure viene dalla sinistra democristiana, ed il capo dei popolari nel PD Giuseppe Fioroni(1958).La componente popolare è del tutto funzionale alle logiche di conservazione delle posizioni di potere della classe D’Alema-Veltroni.

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E’un blocco generazionale caratterizzato politicamente:(a) dall’incapacit  di chiudere la ventennale transizione istituzionale italiana, col naufragio della bicamerale D’Alema che ha oscurato la pur positiva riforma del Titiolo V della Costituzione;(b)dalla sconfitta nella partita della modernizzazione del paese, pure al netto dei buoni risultati europeisti del primo esecutivo Prodi;(c)dal fallimento, dopo il crollo del comunismo, nel dar vita al grande partito socialdemocratico d’Italia di modello europeo, nonch dal ritardo nella costruzione dell            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
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:     îî  îè  îèî  w o stesso Partito Democratico, naturale evoluzione del progetto prodiano dell’Ulivo del 95’963. Partito peraltro costruito non senza malcelato imbarazzo. Memorabile in tal senso la relazione introduttiva dell’allora segretario dei Democratici di Sinistra, Piero Fassino, nel congresso di scioglimento del partito(2007).Per due ore uno dei più capaci esponenti dello storico blocco generazionale s’affaticò a spiegare ai delegati (e agli italiani)che quello dei DS era un grande partito, aveva vinto tutte le sue sfide, e che dunque andava chiuso per aprire il PD4: una consequenzialit  talmente audace da sfidare all’arma bianca i fondamenti della logica, da Aristotele a Wittgenstein. Sulla scia di un blocco generazionale cos caratterizzato hanno guadagnato posizioni di primo piano molti esponenti politici della generazione successiva.
S’è gi  detto dell’attuale segreteria del PD) e dei segretari regionali del partito. Lo svecchiamento si può registrare anche scorrendo la lista dei segretari provinciali, come gi  s’era fatto notare nell’ultima fase dei due partiti fondatori del PD-DS e Margherita grazie alla meritevole opera di Fassino e Francesco Rutelli (1954). Il gruppo camerale resta l’osservatorio privilegiato per dare riscontro a quanto si va disputando. Circa il 40% dei suoi membri appartiene alla generazione successiva a quella del blocco. Un numero significativo che colloca tanti sui nastri di partenza della competizione politica interna per la leadership democratica. , dopo tutto, nella realt  delle cose di tutti i partiti organizzati che le loro comunit  coltivino al proprio interno la naturale successione al comando tra le generazioni.
quella che viene definita “cooptazione”, ancorch oggi in un’accezione spregiativa di cui è forse utile risalire all’origine, se pure Giulio Andreotti(1919)fu segretario di Alcide De Gasperi(1881).Attraverso”cooptazione” sono difatti ovunque selezionati i ceti dirigenti dei partiti: lo stesso citato asse generazionale Blair Brown fu allevato durante la gestione di Neil Kinnock(1942)del Labour Party tra il 1983 e il 19925.Fu Kinnock a investire prima su Brown e poi su Blair, difendendo quest’ultimo fino alla fine, anche quando era sotto attacco per la vicenda irachena: « un bastardo.Ma è il nostro bastardo»6. La”cooptazione”è sempre stato il solo strumento col quale i senior sceglievano, tra i più bravi, i junior anche in quel Partito Comunista in cui il blocco D’Alema-Veltroni è stato allevato. La stessa concorrenza tra le correnti favoriva la selezione dei migliori, delle cui capacit  beneficiavano le componenti interne e il partito nel suo insieme.Un circolo virtuoso che funzionava e continua a funzionare nei partiti che funzionano: la buona”cooptazione”è il cuore, l’organo principale che permette all’organismo intero della struttura organizzata di dare il meglio di s. Quando un partito alla fine di un proprio ciclo, o una coalizione di partiti impegnata in una competizione elettorale, non è in grado di scegliere la propria leadership tra chi sta gi  dentro, tra gli insider, ma deve ricorrere a un outsider (o”papa straniero”), vuol dire che quel partito o quella coalizione sono messi male e che il loro outsider avr  difficilmente lunga vita. La vicenda politica di Romano Prodi(1939) sta l a dimostrarlo…(…)

Nella foto, Massimo D’Alema

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