«Dimmi come guardi e ti dirò chi sei». La frase sembra innocua ma in realt  punta a scoprire l’identit  delle persone, a sollevare il velo dal loro modo di esistere e osservare il mondo. Ed è a questa che si ispira il libro di Adriana Dragoni “Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana”, edito da Tullio Pironti. Che nel sottotitolo sbandiera il vero scoop storico/artistico dell’autrice “La scoperta di una prospettiva spazio tempo”.

Anni di ricerca appassionata,
appunti e note da studiosa della materia (Adriana è storica dell’arte e collaboratrice di quotidiani e riviste) accumulati e poi finalmente fatti emergere dal proprio archivio personale per mandarli in stampa e proporli ai lettori. Mostrando una peculiarit  anarchica, sorprendente e innovativa dei napoletani anche nel modo di dipingere le vedute, nel Settecento.

Ansiosa di capire, comprendere, afferrare gli errori di prospettiva, le “deformazioni” nei panorami raffigurati nel diciottesimo secolo sotto il Vesuvio
rispetto a quello che era il diktat prospettico dominante, ci quello toscano dove l’uomo ha una posizione centrale , Adriana pone sotto la lente d’ingrandimento della propria curiosit  pittori illustri e meno, amati dai propri contemporanei e snobbati dai posteri, osannati o criticati. O meglio le loro opere.

E allora scopre, con l’ansia del detective che vuole svelare la verit  senza risparmiare colpi a nessuno, che in barba agli allineati sull’orizzonte unico pittorico dominante, tra altezza, larghezza e profondit , gli artisti napoletani e pure gli stranieri o “forestieri” affascinati dalla loro mentalit , nuotavano controcorrente nel mare dei colori,
mostrando quanto Napoli fosse insofferente agli schemi e, da citt  di mare, guardasse in tutte le direzioni, attenta agli altri e non concentrata solo su di s. Pioniera dell’avanguardia, lungimirante, capace di anticipare la rivoluzione addirittura del cubismo. Obliqua e non banalmente ordinata, libertaria e tollerante, la citt , attraverso la genialit  dei suoi artisti, d  lezioni d’indipendenza contro l’omologazione culturale di ieri e quella di oggi, più che mai dilagante.
Non lasciatevi scoraggiare dalle "escursioni matematiche e filosofiche" (perch proprio in quelle discipline trova la soluzione dell’enigma) ma fatevi trasportare dalla sete di conoscenza dell’autrice che vi trasferisce nei quadri, leggendoveli come se fossero fiabe. E che nel mondo di Parmenide scova quella quarta dimensione, spazio/tempo, caratteristica della prospettiva napoletana, lontanissima dalla “noiosa normalit ” imposta dalle “regole artistiche”. Protagonista diventa la realt , che muta senza tregua, pur nell’immobilit  dell’immagine.

Cos Gabriele Ricciardelli (1740-1790), per esempio, esce dai canoni dell’impeccabile e scontata raffigurazione,
imponendosi come «perfetto realizzatore della prospettiva napoletana, il più coraggioso e geniale interprete, con i suoi ritratti di Napoli» di una specifica visione dell’esistenza e di tutto ciò che ruota intorno a noi. Asimmetrico e irrazionale.

Adriana Dragoni
Lo spazio a 4 dimensioni nell’arte napoletana
La scoperta di una prospettiva spazio-tempo
Tullio Pironti editore
pagg. 260, euro 18

In foto, la copertina del libro e La baia di Napoli dipinta da Gabriele Ricciardelli

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