Contrada Oliva| ilmondodoisuk.com
Qui sopra, la copertina del libro. In alto, presepe vinete

La “Contrada Oliva” tra le masserie delle paludi napoletane risalenti al XV secolo, presenti nei quartieri di Ponticelli e Barra dell’area orientale cittadina, si colloca sicuramente tra le realtà più significative. A segnarne una traccia è Luigi Verolino con una sorta di breviario dal titolo “Contrada Oliva – Brevi note storiche” – Il Quaderno edizioni, pagg. 42.
Una cittadella agricola autonoma fatta di terra, proprietari agricoli e contadini. Cortile, pozzo, torchio, stalle, cellaio, colombaia e cappelle religiose. Un angolo paradisiaco dove per secoli il tempo ha saputo accompagnare generazioni nella purezza e “verginità”, coniugando il felice rapporto tra l’essere umano, l’ambiente e il territorio circostante.
Questo punto nel mondo si è saputo conservare da sé, rimanendo uno dei pochi luoghi del circondario napoletano a custodirne quasi tutte le caratteristiche della nascita. Se si aggiunge che tutto ciò che lo circonda è mutato, dalla fisionomia urbana alle attività artigianali e commerciali, allora si capisce e si apprezza tutto il valore del posto, dove è possibile trovare ancora tracce della stirpe dei nuclei originari.
La Contrada dell’Oliva che è stata anche protagonista degli scontri sanguinari durante la Repubblica Partenopea del 1799, viene raccontata con grande rigore storico da Luigi Verolino, che ci porta per mano a conoscerne la narrazione, a partire dal primo documento ufficiale reperito, risalente al 1463.
Questa pubblicazione si aggiunge, come pezzo insostituibile, alla storiografia locale ordinando documenti, riscontri ed interpretazioni. Dà nuova luce a un luogo incontaminato, vergine, ancora nascosto al mondo, probabilmente anche per le sue caratteristiche geomorfologiche.
Un luogo epicureo come chiosa brillantemente Antonio Guizzaro nella prefazione. Probabilmente Guizzaro ha immaginato la Contrada dell’Oliva alla stessa maniera del “giardino dei filosofi” dove Epicuro intratteneva i suoi discepoli. Dove la felicità è più facilmente raggiungibile.
Ancora oggi si conservano due festività caratteristiche: il presepe vivente e ‘ngignitiello. Quest’ultima nasce come vero e proprio frutto dell’ingegno; il 2 luglio la si dedica alla Madonna delle Grazie allorquando si mette in scena il metodo antico di captazione e distribuzione dell’acqua per irrigare i campi, estraendo l’acqua dal pozzo con un mulo o un cavallo.
Vale la pena leggere queste 42 pagine tutte d’un fiato, così si diventa più consapevoli della memoria di quel che siamo stati, del rapporto tra l’uomo e la natura e di quanto sia importante l’armonia tra il creato e chi lo vive.
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