Pubblichiamo di seguito il racconto di Francesco Divenuto dedicato a San Disma  noto anche come il buon ladrone, il saggio ladro, il ladro riconoscente o il ladro sulla croce, è uno dei due ladri senza nome nel racconto di Luca della crocifissione di Gesù nel Nuovo Testamento. Gli chiede di “ricordarsi di lui” quando Gesù entrerà nel suo regno.

di FRANCESCO DIVENUTO

– Ecco, e pure oggi c’è riuscito. Ma come fa, io vorrei sapere. Me l’ha fatto sotto gli occhi. Io sto attento, guardo, faccio finta di distrarmi ma controllo tutto eppure quello ci riesce sempre. Non so più come difendere questi pochi soldi che i fedeli lasciano nella cassettina che il parroco ha messo qui, davanti alla mia statua. Veramente non c’è più rispetto nemmeno per i santi. Venire a rubare in chiesa, ma dove siamo arrivati, dico io.
– Ma che dici, che mormori, con chi stai parlando; io qui non vedo nessuno. Gennaro che ti succede, dimmi, hai qualche problema, posso aiutarti.
– Ah! sei tu, Disma; sì, scusa, parlo solo hai ragione. Sono avvilito; a volte proprio non riesco a trovare pace.
– Ma dimmi, che cosa ti succede, posso fare qualcosa per te?
– Non credo, però, forse è meglio se ti racconto, almeno sfogo la rabbia che ho in corpo.
– Ma che dici, Gennaro; non ti riconosco; che cosa può essere di tanto grave.
– Disma, lo so, non dovrei parlare così e, soprattutto, non dovrei pensare male; ma quando è troppo anche la pazienza di noi santi finisce e allora, non sai come comportarti e a chi chiedere un consiglio. Sono giorni, che credi, che mi chiedo: che faccio? A chi lo racconto? Ma è mai possibile? Sei sicuro? mi dico io stesso. Mi vengono tutti i dubbi.
– Insomma, stai qui da tre ore che ti lamenti e ancora non ho capito niente. Se non me lo vuoi dire, non importa ma smettila di lamentarti.
– Hai ragione, scusa; ora ti racconto: devi sapere che la mia statua, sì questa che tu vedi è molto antica. Un giorno un professore, l’ho sentito bene con queste orecchie, diceva al parroco che, quasi certamente, lo scultore che mi aveva realizzato era un famoso artista del Settecento. Uno di quelli le cui opere stanno nei Musei. E allora il parroco, don Liborio, sì, quello che stava prima, te lo ricordi? Ah! ma tu ancora non c’eri.
– Come non c’ero, che cosa dici.
– Sì voglio dire ancora non c’era la tua statua qui in chiesa. Insomma, don Liborio mi ha preso da dove stavo, sì prima mi avevano messo in un corridoio della sacrestia. Era un posto che non mi piaceva, sai, non vedevo mai nessuno. C’erano giorni che restavo pure al buio. Insomma, per farla breve, mi ha messo qui su questo altare. Mi ricordo che chiamò un bravo falegname che rifece la base; sai, quella di prima era antica sì ma era tutta tarlata e poteva essere un pericolo per me.
Il falegname ne fece una più grande, più alta in modo che ora la mia statua si vede meglio.
E, per la verità, non mi posso lamentare; ora vengono molti fedeli, sai io sono il santo più famoso della città. Scusa, lo so, non dovrei vantarmi ma è per farti capire.
– Sì, Gennaro mio, ma come la fai lunga. Su, dai, datti na’ smossa, io devo andare, ho da fare.
– Ma fammi il piacere; come se non sapessi il tuo lavoro; comunque, hai ragione. Dunque, don Franco, il nuovo parroco, ha deciso di farmi restaurare; perciò, come puoi vedere, ha messo un cartello con la cassetta delle offerte e, devo dire la verità, tutti i fedeli lasciano sempre qualcosa, sia pure poco, sai questo è un quartiere popolare.
– E allora?
– Scusa, un po’ mi vergogno ma devi sapere… da qualche tempo c’è un ladro, sì hai capito bene, un ladro che apre la cassetta e prende qualche moneta; capisci dove siamo arrivati?
– Ma sei sicuro? Ma come può essere; non ti sarai sbagliato?
– Sono sicurissimo, mi dispiace, ma è tanto che ci penso. Non ho avuto il coraggio di parlarne con qualcuno.
– Certo, hai ragione; è una cosa terribile. E tu, non puoi fare niente?
– E che faccio? Io non ho nemmeno capito chi è questo ladro che viene quasi tutti i giorni.
– Ma scusa, e non lo vedi quando apre la cassetta? Non è che ti sbagli? E che forse è il parroco? Tanto poi questi soldi a lui vanno.
– All’inizio ci avevo pensato anch’io ma no, non è don Franco perché la sera, dopo che ha chiuso la chiesa, prima di spegnere le candele vedo che quando conta i soldi anche lui resta un attimo fermo, perplesso come se non riuscisse a capire. Anzi, ti dirò, però mi raccomando questo non lo dire a nessuno. La mattina, dopo che ha detto la messa, quella che dedica a me, si ferma vicino alla mia statua per salutare tutti i fedeli e non si muove fino a quando non vede che tutti sono andati via.  Solo allora ritorna in sacrestia.
– Ma qualcuno sarà pure rimasto in chiesa; sei sicuro che vanno via tutti? E poi perché dici il ladro; potrebbero essere più di uno non credi?
– Certo, anche questo è vero ma sai, la mattina in chiesa ci sono quasi soltanto povere donne, tutte anziane le quali se non finiscono tutte le orazioni non vanno via. Poi per tutta la mattina, qui in chiesa non entra nessuno. Ti assicuro che sono preoccupato. E quello don Franco, poverino, dove li prende i soldi per il restauro. Vorrei aiutarlo ma proprio non so cosa fare.
– Certo è strano; e io di furti, lo sai, me ne intendo.
– Sì anzi non ti nascondo che avevo anche pensato che potresti darmi una mano.
– Io? E in che modo? Che posso fare, dimmi.
– Sai se siamo in due a sorvegliare, forse è più facile sorprendere il ladro. Quello, il ladro, secondo me viene quando le donne vanno via. Ti devo confessare che, quelle un po’ mi stancano, e allora, ad una certa ora, un po’ mi appisolo anch’io e quello, sono sicuro, aspetta proprio che io mi distraggo un momento. Sapessi quante volte ho finto di dormire e resto con gli occhi socchiusi.
Ma non sono riuscito a capire. Sì, arriva qualcuno, ma si ferma poco; un segno della croce, una orazione appena sussurrata e va via senza fermarsi dinanzi a nessuno altro santo. Ma questo si capisce; chi entra in chiesa quasi sempre viene soprattutto perché è un mio devoto; compreso un ragazzetto, piccolo; non viene tutti i giorni ma quando arriva, sempre dopo che la messa è finita, lo vedo che si avvicina dritto qui, davanti a me; si ferma un poco e poi esce. E ora perché ridi?
– No niente, pensavo…
– No, tu mi nascondi qualcosa e non è giusto. Avanti che cosa stai pensando.
– No, sai, pensavo al moretto.
– Al moretto? E chi sarebbe questo moretto? Ah! sì, un momento, ora che ci penso, il ragazzino è scuro, non è italiano. Ma tu che cosa ne sai? Mica lo conosci? Che cosa mi nascondi?
– Sì, povero ragazzino, mi fa tanta pena, ma è un bravo ragazzo.
– Ma non dirmi che tu pensi… dimmi, dimmi la verità, credi che sia lui il ladro?
– Può darsi.
– Come può darsi? Già io poi lo chiedo proprio a te. Ma tu guarda che cosa si deve sentire. E dimmi avanti, non farti pregare; dimmi tutto quello che sai.


Il buon ladrone, dipinto di Michelangelo Cerquozzi
(1602- 1660), public domain

– Sì, forse è lui il ladro anzi sì è proprio il lui; ma è un ladro buono.

– Che significa un ladro buono? Che cosa vai raccontando. Stai a vedere che ora esistono le categorie di ladri. E tu, il buon ladrone, non dovresti essere il santo protettore dei ladri pentiti? Se, come dici tu, è lui il ladro tutto mi sembra tranne che pentito.
Sì, è vero, ma quello che dici, cioè la mia qualifica, vale solo quando il ladro ha raggiunto la maggiore età.

– Ma che dici. Questa mi sa che l’hai inventata in questo momento. Dopo vado a controllare. Ma adesso avanti dimmi tutto, non farti pregare.
– Se è lui il ladro, ho detto se, allora lo confermo è un bravo ragazzo e ruba per necessità.
– Senti senti; ma dove vogliamo arrivare, qui si stravolgono i dieci comandamenti; ora ognuno può decidere per conto suo quello che è giusto e quello che non lo è. Ma ti rendi conto di quello che dici? Fammi sentire. Dimmi tutto quello che sai. Spiegati bene.
– Sì, il ragazzino è figlio di una povera donna rimasta vedova con tre figli. Lui è il più grande capisci? E allora…però va anche a scuola ed è pure bravo. La madre fa le pulizie nelle case, senza contratto, naturalmente. L’anno scorso ha perso pure il padre; un incidente. Lavorava in un cantiere, naturalmente al nero come tanti; e un giorno è caduto da un’impalcatura; ma devono aver spostato il corpo così quando sono arrivati i carabinieri, nel cantiere, tutti quelli che lavoravano senza contratto, sono spariti e quei pochi rimasti hanno detto di non conoscerlo, capisci? Hanno detto che forse era entrato nel cantiere per chiedere lavoro e non si è accorto del carico che stava scendendo con la gru. Hanno fatto anche una colletta per la vedova però poi tutto è finito e la poverina si è trovata sola con i tre figli da mantenere. Dimmi tu: è giustizia questa? Ti sembra giusto? E noi che facciamo? Stiamo a guardare e chi, come te, è bravo, ogni tanto fa pure un miracolo. Ora dimmi tu non lo devo aiutate?
– Come aiutare, ma allora tu sei complice.
– E complice, e come la fai pesante; lo aiuto, gli do una mano, questo sì.
– Ma ancora non ho capito; che cosa fai esattamente; guardami e dimmi la verità. Che significa che gli dai una mano.
– Don Franco, il parroco, sì, hai ragione anche lui ha capito che c’è qualcuno che diciamo preleva dalla cassetta e allora quando entra in sacrestia resta dietro la porta e spia per vedere chi si avvicina alla tua statua. Io se vedo che il ragazzino sta qui, vicino a te, faccio qualcosa per distrare il parroco e farlo allontanare dalla porta. Una volta faccio cadere qualche libro, una volta faccio sbattere una finestra, una porta e così don Franco si volta per vedere che cosa è successo. Lo so, lo ammetto, non dovrei però, lo hai detto pure tu che non ti sei accorto di niente, quello il ragazzino è diventato proprio bravo. Un attimo e poi, con la stessa tranquillità, come se niente fosse, esce dalla chiesa. Però devo anche dire che lui i soldi li dà tutti alla madre alla quale dice di aver fatto qualche piccolo lavoretto e così ha racimolato qualche mancia.
– Ah! così è ladro e pure bugiardo. Ma dico, ti rendi conto di quello che stai dicendo, Disma? Poi ti lamenti che il 25 marzo quasi nessun calendario porta il tuo nome e che la Chiesa non fa molto per farti conoscere; e ti credo!
– E cosa vuoi che mi importi anche se pochi mi scelgono come loro protettore portando il mio nome. Santi autorevoli, famosi, quelli come te, patroni di città, ai quali hanno dedicato chiese e monumenti, ce ne stanno tanti, non c’è mica bisogno di un altro e poi per fare che cosa. Così invece posso aiutare tanta povera gente. Piccoli favori certo, tanto per i miracoli, quelli impegnativi, ci siete voi, tu e tutti gli altri.
– Ma tu guarda che bella faccia tosta che hai; ed io ora che debbo fare, eh! dimmelo tu ora che me lo hai detto, posso continuare a non dire niente?
– Che vuoi che ti dica Gennaro. Lo so ti ho messo in un bel guaio; ora sei tu e la tua coscienza; devi decidere tu ma, qualche volta, semmai, fai finta di dormire perché poi per distrarre il parroco ci penso io. Il ragazzo crescerà vedrai quello è un bravo figlio; e quando troverà un lavoro, sono sicuro, non verrà più a rubare nella tua cassetta. Devi solo aspettare e avere un poco di pazienza.
– Forse, Disma, non hai tutti i torti. E poi, a pensarci bene, questi soldi delle offerte dovrebbero servire per aiutare la povera gente no? Io, come ha detto il professore, sono una statua antica, e allora che fa che aspetto ancora; non c’è fretta per il restauro, non ti pare?
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L’AUTORE
Ordinario di storia dell’architettura all’università Federico II di Napoli, Francesco Divenuto è autore, tra l’altro, di  numerosi saggi su riviste specializzate e di  due romanzi “Il capitello dell’imperatore. Capri: storie di luoghi, di persone e di cose” e “Vento di desideri “(edizioni scientifiche italiane). Tra gli ultimi libri realizzati, quelli a più voci dal titolo “Napoli: a bordo di una metro sulle tracce della città” coordinato con Guido D’Agostino e Antonio Piscitelli (edizioni scientifiche italiane 2019), La casa nel Parco. Un giorno tra il Museo e il Real Bosco di Capodimonte (AGE 2020) e Agorà, ombre e storia nelle piazze di Napoli (La Valle del Tempo, 2021) curati con Clorinda Irace e Mario Rovinello.
Tra i racconti, pubblicati sul nostro portale, “Variazioni Goldberg”, “Il bar di zio Peppe”, “Carmen e il professore”, “Il flacone verde (o Pietà per George)”, “Lido d’Amore”, “Frinire”, “Primo novembre”, “Due di noi”, “Il trio”, “Quattro camere e servizi”, “Mai di domenica”, “Cirù e Ritù”, “Una notte in corsia”, “Gennaro cerca lavoro (il peccato originale)”, “L’odio”, “Il vaso cinese”, e “Il nuovo parroco”, “L’eredità”, “Una caduta rovinosa”, “Cronaca nera”, “La cartellina rossa”. “L’ultima scelta”, “Un disco rotto”.

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