Nessun uomo è un’isola. Questa celebre frase del poeta J. Donne, ripresa da E. Hemingway  nell’epigrafe di un suo famoso romanzo e da T. Merton quale titolo di un suo saggio, esprime in tutta la sua nudità e drammaticità il paradosso della nostra epoca, una verità antropologica e sociologica inconfutabile.
Il mondo digitale con le sue iper-connessioni  ha marcato inesorabilmente un confine netto tra mondo reale e mondo virtuale, tra il singolo uomo e il resto dell’ Umanità nell’illusione della globalizzazione. Abbandonati i segni di prossimità, assistiamo indifferenti ed impotenti all’emergere di una nuova religione: il monoteismo del sé. Senza renderci conto della prigione dorata in cui ci siamo volontariamente rinchiusi, abbiamo rinunciato alla stessa essenza della nostra umanità: la prossimità.
L’esperienza del Covid ha messo a nudo una verità di cui non eravamo consapevoli: ci ha fatto comprendere che eravamo già isolati prima ancora del lockdown ; semplicemente, avevamo confuso la connessione con la relazione, che è tutt’altra cosa; così che la presenza dell’altro è diventata fonte di paura, e, senza filtri mentali, la paura può solo trasformarsi in angoscia.  
Il farsi prossimo è il codice genetico del nostro essere; senza di esso siamo trasformati in monadi,  ridotti a robot manovrati da intelligenze artificiali, e le nostre emozioni trasformate in icone predefinite che non lasciano spazio alla meraviglia e alla speranza. Un’esistenza vuota e insignificante. Una vita nascosta dall’anonimato,  avvizzita e sterile; incapace, quindi, di generare altra vita.
C’è un solo modo per uscire da questa trappola e di invertire la deriva in cui stiamo naufragando, prima che sia troppo tardi: dividere con ogni uomo i frutti del proprio essere, riappropriarsi del tempo e dello spazio di accoglienza e di incontro con l’altro, perché l’assenza dell’altro, parte di tutta l’umanità, ci sminuisce. La nostra esistenza è possibile solo dentro una rete di relazioni sincere. Profezia di fraternità universale.
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Foto di Gordon Johnson da Pixabay 

 

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