Riceviamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni sull’eclissi del desiderio di Angelo Crescente, già specialista in cardiologia e raffinato intellettuale, sindaco di Capodrise (Caserta) per due mandati dove ha ideato e fondato il Palazzo delle arti.

Secondo Heidegger il desiderio è connesso con la natura dell’uomo come essere progettante. I nostri nonni avevano una esigenza primaria da soddisfare: quella di mettere un piatto a tavola; i nostri genitori hanno coltivato e perseguito il sogno di assicurare un avvenire alla nostra generazione; qual è la meta dei nostri figli? Questo interrogativo aperto attanaglia le nostre coscienze e mette in seria difficoltà le varie agenzie educative.
In attesa di trovare una risposta soddisfacente al disagio contemporaneo, una volta esaminati gli indicatori sociali che sono alla sua base, proviamo ad orientarci nella complessità del fenomeno per trovare un denominatore comune.
La causa principale è da individuarsi nella metamorfosi individuale e sociale generata dal modello di sviluppo economico che ci viene imposto dal mercato. La filologia pubblicitaria che ci bombarda incessantemente e invade, senza alcun argine, le nostre menti soffocando le nostre coscienze, ha prodotto la morte del desiderio sostituendolo con il possesso dell’oggetto, in una rincorsa incessante che sfocia nell’utopia del desiderio e genera solo vacuità.
Un esempio per tutti è rappresentato dalla sostituzione, a volte maniacale, di un oggetto di largo consumo, ad esempio l’iphone, che non ha ancora esaurito la sua vita, con l’ultimo modello proposto dal mercato, dimenticando che gli oggetti sono il frutto del lavoro umano (cfr. Marx: il feticismo delle merci), al solo scopo di esibirlo per soddisfare un desiderio che non è tale perché non riesce a colmare quel vuoto che alberga dentro di noi e che nessun oggetto può colmare.
Il coltivare un  desiderio, secondo Lacan,  significa innanzi tutto prendere coscienza del proprio essere manchevole, perché il desiderio appartiene alla nostra natura che ha la sua origine nelle stelle.
La morte del desiderio coinvolge anche i legami affettivi, in particolare i rapporti di coppia. Esaminati i dati ISTAT, appare evidente come il trend delle separazioni coniugali e dei divorzi, considerato percentualmente sul totale dei matrimoni e unioni civili, dopo un leggero calo nel 2019, è in continua crescita, soprattutto dopo la pandemia da Covid, senza considerare  l’uso, ormai consolidato riguardo alle coppie di “fidanzati”, di lasciarsi con un semplice messaggio. Di conseguenza, il soggetto non è più in rapporto con l’altro ma solo con se stesso, alla ricerca di una piena autosufficienza di vita.
È il caso di ammettere che anche l’Amore ha la sua scadenza come qualsiasi oggetto; il soggetto è stato sostituito con l’oggetto, per cui anche i legami amorosi subiscono la stessa sorte degli oggetti, e vanno continuamente sostituiti perché non soddisfano più, dando luogo ad una serie infinita di sconfitte e di insoddisfazioni permanenti.
La possibilità del prendersi cura dell’altro, che è alla base di qualsiasi legame affettivo, e la sua realizzazione non vengono prese in seria considerazione né effettivamente perseguite, perché scarseggia fondamentalmente la consapevolezza del proprio essere manchevole dell’Altro.
Il vero desiderio esprime una mancanza di fondo avente come unico possibile oggetto di appagamento l’Infinito, perché l’uomo è essenzialmente desiderio d’essere. «È questo il desiderio: ardere di tutt’altro fuoco che il bisogno, il quale, saziato, si spegne». (Lévinas).   
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Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay

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