L’inaugurazione della Chiesa è programmata per il 28.08.2023 alle ore 20. Poiché trascorro questo periodo di agosto al mio paese natio ho pensato di partire con largo anticipo per cercare con calma il luogo sulla mappa ed arrivarci un po’ prima, visto che non sono mai stato in quella parte della Sanità.
Così alle 18 ho parcheggiato l’auto in garage e poco dopo mi sono portato alla fermata del Carmine con l’intenzione di prendere il bus, arrivare a casa, prendere un blocchetto per gli appunti e andare alla cerimonia di apertura della Chiesa.
Alla fermata ci sono anche dei turisti che in inglese chiedono come mai il display della palina di informazione non segna l’orario di passaggio dei vari bus. Ad un certo punto passa un 151 ma, pur essendo quasi vuoto, non si ferma scatenando le imprecazioni di una signora che, frequentando la tratta, conosce tutti gli autisti che lavorano sul percorso. Si sgola, senza risparmiare epiteti, su quanti, tra cui una donna che descrive in ogni particolare, spesso senza motivo, non si fermano alla fermata.


Le persone che si sono radunate in attesa del bus sono diventate tante e non si sa dove mettere i piedi tra le bottigliette vuote dell’acqua e i tanti contenitori di pasti depositati alla rinfusa, alcuni quasi integri, presi alla mensa del Carmine, non consumati e abbandonati sotto la pensilina.
Quando arrivo finalmente al Municipio la piazza è affollata e lo sono anche via S. Brigida e via Toledo. Mentre faccio tutte le operazioni mi accorgo che ormai è tardi e, per arrivare in tempo, devo necessariamente prendere un taxi. Durante il percorso il conducente impreca contro l’assessore al traffico che con i sensi obbligati non consente di far defluire il traffico.
Arrivato a piazza Cavour quando l’auto entra nei Vergini la strada mi appare più buia di quelle che abbiamo appena lasciato. Ad un certo punto mi dice di scendere e proseguire a piedi perché non è possibile arrivare con l’auto alla Chiesa. Mentre mi incammino nel vicolo tortuoso e stretto, situato ai piedi della collina di Capodimonte, non posso fare a meno di pensare a come questo luogo si sia sviluppato nel corso del tempo.
Nato come luogo di sepoltura in età greco-romana ha avuto la sua espansione urbanistica nel XVII secolo, quando nobili e borghesi napoletani scelgono questo sito per le proprie dimore e, per completare e valorizzare il nuovo quartiere, viene costruita la Basilica di Santa Maria della Sanità. Le sue strade diventano nel XVIII secolo il percorso che la famiglia reale utilizza per raggiungere la Reggia di Capodimonte.
Per eliminare le tortuosità del tratto, tra il 1806 ed il 1807, Giuseppe Bonaparte fa costruire Corso Napoleone con un collegamento diretto, il Ponte della Sanità, che ancora oggi unisce via Santa Teresa degli Scalzi e corso Amedeo di Savoia. Il Ponte e la nuova strada di collegamento taglia fuori gli abitanti dalla vita della città, li isola e favorisce la nascita di situazioni di criminalità e degrado che hanno travolto anche monumenti ed edifici storici creando non pochi disagi al quartiere.


La chiesa di Santa Maria della Maddalena in via dei Cristallini è situata in una stradina cupa che una volta era ghetto nel ghetto della Sanità, luogo in cui la camorra nel 1998, arriva a far scoppiare un’autobomba in strada. L’esplosione crea terrore: i vetri in frantumi e i venti feriti sono causa di non indifferenti turbamenti per l’ordine pubblico, cosı` da giustificare l’adozione di provvedimenti straordinari, come il ricorso all’Esercito per la tutela degli obiettivi a rischio[1].
Con l’arrivo del nuovo parroco della Basilica di Santa Maria della Sanità, don Antonio Loffredo, nel 2000 inizia un processo di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e umano del quartiere. E questa inaugurazione ha la sua origine in questo processo.
La strada è tortuosa e le luci accese in molti bassi illuminano i volti degli abitanti che li abitano, ne svelano la provenienza cosmopolita. Le case hanno le porte e le finestre aperte e la luce che ne fuoriesce va ad integrare quella fioca della strada del quartiere. Chiedo ad un negoziante indicazioni sulla Chiesa e mi risponde che mancano pochi metri ma mentre continuo a camminare la meta non sembra tanto vicina.
Chi ha dimestichezza con un luogo ha la percezione che la distanza sia minima e il posto familiare chi invece non lo conosce avverte quello stesso spazio più esteso e avverso. Dopo poco, finalmente, vedo a distanza i gradini affollati di una Chiesa e ne deduco che sono arrivato a destinazione.
Quando si oltrepassa la porta della Chiesa si è travolti da forti emozioni visive: si ha come la sensazione di essere proiettati in un’altra dimensione. Conquistati dall’incredibile dinamicità delle composizioni ci si sente  accarezzati dalle tante tonalità di azzurro, soggiogati dal riverberare dei gialli oro che sembrano liberarsi nell’aria e occupare lo spazio, affascinati dalla ricchezza umana e intima delle immagini.
Sono volti comuni che sventolano su grossi teli che pendono dal soffitto, occupano i vari angoli della struttura, spuntano, incorniciati da gessi, sui lati che compongono la composizione architettonica delle pareti.
È Raffaele ad accoglierci e a spiegare che la Chiesa dei Cristallini apre dopo una chiusura durata oltre 40 anni. È stata riaperta al pubblico grazie al progetto “Luce al Rione Sanità“ promosso dalla cooperativa La Paranza e finanziato da Fondazione Con il Sud, Fondazione di Comunità San Gennaro e Intesa Sanpaolo.   
La Chiesa venne costruita nel 1851 per la Casa d’Asilo di Santa Maria Maddalena, su strutture precedenti appartenenti al ritiro delle Pentite di San Raffaele a Materdei, con contributi privati e spettacoli di beneficenza realizzati presso il Teatro San Carlo e l’antico Teatro del Fondo, oggi Teatro Mercadante. Danneggiata gravemente da un bombardamento del 1943 è stata successivamente oggetto di interventi che ne hanno modificato l’aspetto originario.

Ai lavori di riqualificazioneche hanno previsto interventi conservativi e di consolidamento della struttura, sono stati associati quelli di trasformazione degli interni, un tripudio di ori e di ben venti tonalità di azzurro operati dai maestri Tono Cruz delle Canarie e Mono Gonzales, cileno, in collaborazione con Giuliana Conte.
Cruz e Gonzales per realizzare il loro lavoro hanno cercato una sintonia con quanti abitano il quartiere e, in collaborazione con Giuliana Conte, hanno realizzato un’opera d’arte contemporanea che racconta la storia del quartiere e della sua gente.
Abbiamo cominciato l’estate scorsa, spiega Cruz, e realizzato prima l’ingresso, poi l’altare e la cupola. Un processo lungo e partecipato: abbiamo girato nel quartiere e scattato foto. Il tutto per spiegare che nulla veniva deciso dall’alto. Sono raffigurati i volti della gente del quartiere, che possono ritrovarsi e riconoscersi in quello spazio e che, grazie a loro, acquista una aspetto familiare e intimo.
I colori utilizzati, in particolare le tante tonalità di blu, sono rasserenanti e accoglienti ma ce ne sono anche di vivaci e brillanti come lo sono gli uomini e le donne della comunità che intende accogliere e rappresentare. Sono pitture luminose che creano un’atmosfera festosa di attesa e speranza.
Gli abitanti nella ricostruzione di questa loro casa hanno partecipato con consigli e suggerimenti, ed hanno ricordato che i guantai, i calzolai e gli artigiani dei cristalli sono stati gli antichi mestieri del luogo. La chiesa è intitolata alla Maddalena perché nell’800 è stata un ricovero per prostitute ma per Gonzales si è scelto di  rendere omaggio alla vera patrona del luogo: la Madonna Addolorata.
E nel segno dei sette dolori sono nati i disegni di rose e spine. Abbiamo disegnato le spine con le punte in oro, prosegue Cruz, per dire che ci può essere dignità anche nel dolore. Il blu invece viene dai lapislazzuli, in epoca antica segno di ricchezza, poi il sole, il mare, ma volevamo anche dare un senso di tranquillità, nella sintonia dei colori.
La trasformazione di questo edificio abbandonato, in luogo di incontro e opportunità, ha di certo un grande significato per la vita del quartiere ma la ristrutturazione non vuole cancellare la funzione per i quali i padri lo hanno costruito: questo spazio continua ad essere chiesa.
Raffaele ci racconta che l’altare, ora coperto con le foto delle persone del quartiere che non sono state esposte sui vessilli appesi o riportate sulle pareti della Chiesa, è la prua di una barca e proviene da Lampedusa. È stato realizzato con la collaborazione dei ragazzi del corso di architettura dell’Università Federico II di Napoli insieme ai detenuti del laboratorio di falegnameria/liuteria del carcere di Secondigliano.


Guardare quel piccolo triangolo colorato turba:
colpisce pensare che tante persone, per scappare da guerre, persecuzione, stenti, fame, hanno affidato la propria vita a dei pezzi di legno sperando che potessero traghettarle in un luogo meno ostile. Ed invece, per quelli che sono arrivati sull’isola, dopo il burrascoso attraversamento, il futuro si presenta incerto e tenebroso.
Per altri il responso è stato ancora più feroce: nella distesa d’acqua sono stati affondati, con i tanti sacrifici personali e familiari, i sogni di una vita. Così quell’ara prima ancora di ospitare il Farmaco dell’Immortalità, come lo chiamavano gli antichi Padri, porta impressa, nelle sue fibre legnose, i segni del dolore e la voglia di rinascita e speranza, che da sempre animano gli uomini, senza distinzione di luogo, di razza o di religione.
Il legno di queste barche della speranza non è stato utilizzato solo per la costruzione di questo altare ma anche di strumenti musicali attraverso il Progetto Metamorfosi.
Tutto è iniziato nel dicembre del 2021 quando venne chiesto[2] a Francesco Tuccio, falegname di Lampedusa, di portare dei legni delle barche di immigrati ai laboratori di liuteria e di falegnameria della casa di reclusione di Milano-Opera.
Durante il periodo natalizio del 2021, mentre i detenuti di Opera costruiscono dei presepi nel laboratorio di falegnameria, il liutaio Enrico Allorto inizia a usare lo stesso legno per fare un violino: All’inizio non pensavamo potesse suonare. Invece non solo poteva, ma dava vita a un suono che tocca l’anima, racconta il filantropo, scrittore e poeta Arnoldo Mosca Mondadori, promotore del Progetto Metamorfosi.
Successivamente il Ministero degli Interni ha concesso in uso al carcere di Opera di Milano le imbarcazioni provenienti dal molo Favarolo, di Lampedusa per costruire, con alcuni detenuti ergastolani appositamente educati, una serie di strumenti musicali.
La Fondazione san Gennaro ha attivato una partnership con chi gestisce tale azione, ricevendo in uso alcune di queste barche, e con i detenuti del carcere di Secondigliano si è imbarcata in questa avventura.
Il progetto nato nel carcere di Milano Opera è approdato, quindi, in quello di Napoli Secondigliano. Il 27 aprile Sting ha visitato la casa circondariale “Pasquale Mandato” di Secondigliano, si è esibito in un concerto ed ha ricevuto in dono dai detenuti una chitarra fatta con il legno dei barconi dei migranti di Lampedusa realizzata da tre detenuti dell’Alta Sicurezza della casa circondariale napoletana, diventati ora liutai. 
Un progetto culturale e di conoscenza, per trasformare il dolore in nuova speranza, il legno delle barche in strumenti musicali. Gli strumenti realizzati producono suoni che hanno stupito musicisti ed esecutori per la limpidezza, sembrano avere un’anima. Il progetto prevede di realizzare nelle liuterie presenti in diverse carceri italiane, gli strumenti necessari a costituire una Orchestra del Mare.
La riapertura della Chiesa ha reso fruibile un altro pezzo di arte, nella strada più nascosta del quartiere, i Cristallini, dove, come ha scritto qualcuno, oltre non si può andare.
L’altare e gli strumenti musicali realizzati con le barche ci permettono di cogliere uno dei drammi umani e sociali della realtà contemporanea: il complesso fenomeno dell’immigrazione. Se è vero che molte e differenti sono le anime, le culture, i bisogni e le ragioni di chi migra, la comprensione e l’attenzione per il dolore di chi vive questo fenomeno, che condivide con noi la condizione umana, è indispensabile: coinvolge ciascuno di noi e il nostro modo di stare insieme.
Ma il miracolo del Rione Sanità non si ferma qui. Ha preso il via in questo periodo un’altra attività il Progetto Voices, un coro giovanile voluto e sostenuto dalla Fondazione Andrea Bocelli per formare giovani talenti che attraverso la musica e il canto possono provare a dare una svolta alla loro vita. Ed è stato proprio il tenore, il 21 agosto 2023, a tenere a battesimo un coro di voci bianche e giovanili composto da 42 elementi tra i 6 e i 16 anni provenienti da famiglie del territorio.
Alle 20.30 circa a portare il saluto della città è il sindaco Gaetano Manfredi che saluta i presenti e segue con attenzione quanto gli viene illustrato dai responsabili del progetto. Mentre i fotografi cercano le posizioni migliori per riprenderlo all’interno della Chiesa anch’io cerco con il mio cellulare di ritrarre gli angoli più suggestivi ed i particolari che dopo una prima visita mi sono sfuggiti.
Dopo un po’ mi accorgo che una persona osserva con attenzione me ed il mio cellulare che tengo aperto per essere pronto per eventuali scatti. Anch’io guardo il cellulare e mi accorgo che inquadra le ombre delle persone che le luci proiettano sul pavimento. Per un attimo resto sorpreso e, incuriosito da questa scoperta, scatto alcune immagini.
Rifletto: è lo sguardo a seconda di dove è puntato a decidere cosa osservare. Può essere il piano di calpestio, diventato uno schermo, dove ciascuno proietta una sua rappresentazione o la parte più alta dove si possono cogliere gli autori delle ombre. Lo sguardo, tuttavia, non sempre è libero di poter scegliere.
Il pensiero corre a Platone e al Mito della Caverna. Per Platone gli uomini sono come dei prigionieri incatenati in una caverna; costretti a guardare verso la parete di fondo dove, grazie alla luce del fuoco, vedono solo le ombre delle persone che passano per la strada che sta dietro di loro e degli oggetti che portano, pensano che questa è la verità. Uno di loro riesce a liberarsi ed esce dalla caverna.
Dopo il primo sconcerto, per la luce eccessiva, i suoi occhi si abituano alla luce ed egli può osservare gli astri, la luna, il cielo di notte e alla fine guardare il sole. Il lungo percorso compiuto verso la luce lo porta a riconoscere il sole come signore del mondo visibile.
Una volta adattato alla luce non ha alcuna intenzione di tornare nell’oscurità ma, l’ex prigioniero sente di non potersi sottrarre dal dire ai vecchi compagni che si sbagliano nel giudicare le ombre come realtà. Per quel che dice, però, subisce lo scherno e l’incomprensione di tutti i prigionieri. Il processo che si è avviato in questo territorio sembra molto profondo e richiede ai partecipanti un coinvolgimento senza filtri, senza quelle ombre moderne, vere macchine di rappresentazione, che spesso confondono l’essere con l’apparire.
Questo luogo e ciò che ha progettato consente altre considerazioni. Nelle società complesse, come la nostra, con un alto grado di specializzazione, per il sociologo e filosofo Émile Durkheim la coscienza collettiva si indebolisce.
Henry Ford, creatore della catena di montaggio, ci ha abituato a pensare che la divisione dei compiti significhi interdipendenza, interazione e correlazione ma per Durkheim la specializzazione del lavoro comporta autonomia, in quanto aumenta lo spazio per l’affermazione del singolo.
Durkheim, in effetti, non giudica negativamente la divisione del lavoro ma reputa necessario che essa sia regolata per evitare che l’individuo venga lasciato solo e si senta abbandonato.

Nelle foto dell’inaugurazione, la chiesa dei Cristallini al Rione Sanità svelata con un progetto artistico contemporaneo anche alla presenza del sindaco Manfredi, In questa carrellata, restituiamo, infine, il gioco d’ombre sperimentato dall’autore di queste immagini, Carmine Negro


Velocemente mi passano davanti le immagini della palina delle informazioni dei bus spenta, delle bottiglie e il cibo abbandonato sotto le pensilina, dell’autista che non si ferma alla fermata, del tassista che non considera tutte le problematiche per emanare verdetti.
I fenomeni sociali devono essere analizzati non singolarmente ma come parti di un tutto, allo stesso modo di come avviene per lo studio biologico di un organismo vivente. Sotto questo aspetto la società è qualcosa di più della somma delle sue parti, cioè degli individui che la compongono. 
La società può diventare, allora, un nome collettivo che deresponsabilizza i singoli, un metro di paragone per sentirsi esonerati e protetti. L’insieme organizzato di individui ha perso il potere morale nei confronti dei singoli, mantenendo solo la coercizione economica.
L’interpretazione del mito della Caverna e le interpretazioni sociologiche del contesto moderno in cui viviamo possono aiutarci ad interpretare le problematiche che attraversano la nostra società ma in realtà hanno solo il merito di sottolineare ancora di più il Miracolo di Rione Sanità di cui questa inaugurazione è un tassello.
Si tratta non solo della trasformazione di uno spazio urbano in un luogo di incontro e di opportunità o di restituire alla comunità pezzi di storia e patrimonio spesso dimenticati ma soprattutto della creazione di una comunità in cui i singoli diventano protagonisti di una trasformazione personale e collettiva in cui ciascuno si presenta con i propri limiti ed i propri talenti senza quelle ombre che normalmente accompagnano il quotidiano della società dell’immagine.
Il Modello Rione della Sanità può essere un prototipo da tener presente in tanti altri contesti non per ripresentare le stesse attività ma riproporre lo stesso metodo di lavoro.
E tutto è iniziato con una scintilla … che ha un segretola bellezza del silenzio della sera.


NOTE
[1] http://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/046/pdf002.pdf

[2] La richiesta venne fatta dalla Fondazione Casa delle Arti e dello Spirito una Onlus attiva a Milano dal 2012 nel campo delle arti, della cultura e della promozione sociale. Successivamente la stessa associazione chiese all’allora Ministro dell’Interno Lamorgese l’utilizzo delle barche per la casa di reclusione di Milano-Opera, che fu concesso.

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