Ci vuole coraggio. Ad affrontare sul palco di due teatri napoletani Sala Assoli (nei Quartieri Spagnoli) e il Sannazaro (piccolo magnifico salotto teatrale nel cuore di Chiaia) la sfida al consumismo mettendo su un processo, scandito in due atti in scena, contemporaneamente per tre repliche, ma in luoghi diversi e partendo da un nome blasonato nella letteratura mondiale come quello del romanziere britannico Charles Dickens.
Un canto di Natale, processo al consumismo è una scommessa ardita costruita dal collettivo artistico Progetto Nichel che con due cast differenti, uno al maschile (Alfonso D’Auria, Riccardo Marotta, Fabio Rossi) e l’altro al femminile (Anna Carla Broegg, Francesca De Nicolais, Rita Russo). Distanti ma uniti da un’idea teatrale, hanno affrontato il pubblico interpretando (con ruoli trasvervali, maschi che incarnano donne e viceversa) la riscrittura del celebre dickensiano testo Un canto di Natale firmata da Pino Carbone (anche regista dello spettacolo) e Anna Carla Broegg.

Qui sopra e in alto, lo spettacolo in scena al Sannazaro, foto di Pino Miraglia


Non c’è spazio per fraintendimenti sin dall’inizio. Attrici e attori sul palco chiariscono ogni dubbio specificando quel che avverrà: sul banco degli imputati una realtà che mangia sé stessa, sfrenata nel risucchiare e sfruttare forze di lavoro, ambiente e natura. Un saccheggio reiterato con un unico scontato finale: il silenzio e l’abisso del nulla.
Certo, non è facile per spettatrici e spettatori soprattutto di sabato sera (cui si riferisce questa riflessione) in quello che è stato il tempio della comicità dell’indimenticabile Luisa Conte e della sua compagnia (che amava improvvisare battute, scatenando tra platea e palchi irrefrenabili scrosci di risate) assorbire la scossa che parole e azioni provocano in un tranquillo weekend postpandemia, pur infestato da guerre e annientamenti in corso.
Dunque, il testo da cui si prende spunto è quello di Dickens. Questa, in breve la storia:  Ebenezer Scrooge  è un ricchissimo ed egoista banchiere londinese avanti negli anni, arido e taccagno, tanto che considera persino il Natale una perdita di tempo, un ostacolo ai suoi affari. Finché la sera della vigilia, rientrato nella sua dimora solitaria, mentre cena davanti a un desolato focolare, avverte insolite presenze: i 3 fantasmi di Natale (del passato, del presente e del futuro) gli scorrono davanti in cupe e terrorizzanti visioni generando un benefico cambiamento nella sua anima che si pente della propria aridità, scegliendo infine di aprirsi a comportamenti generosi.
Scrooge in questo processo è un pupazzo che osserva, immobile, ovviamente, tutte le figure mascherate, che coprono il volto della loro identità. Cambiano le situazioni, ma restano come punto di riferimento della festività le luci natalizie. Sfilano davanti ai nostri occhi stanchezza, sfruttamento, disperazione, povertà e morte.
Sullo sfondo, filmati di scenari differenti: vegetazione, fabbriche smantellate, il rumore di un treno che corre in un vuoto angosciante paesaggio imbiancato di neve.
Ultima operazione, è quella dei becchini di una società che divora sé stessa e fa a pezzi il fantoccio di Scrooge, sigillandolo in una involucro trasparente. E’ il crollo delle illusioni di una parte di mondo arroccato nella ricchezza, a discapito della restante porzione di esseri umani. Un benessere effimero, senza sbocchi, che consente persino ai social d’impossessarsi della memoria, ormai disumanizzata.
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LO SPETTACOLO
Un canto di Natale-processo al consumismo
da Charles Dickens
riscrittura a cura di Pino Carbone e Anna Carla Broegg
Produzione Casa del Contemporaneo e Tradizione e Turismo
Lo spettacolo sarà di nuovo in scena da giovedì 16 a domenica 19 marzo (feriali ore 20:30; domenica ore 18), nella Sala Assoli.

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