Lunghi applausi per il lago dei cigni hanno inaugurato la stagione di danza al San Carlo. Le musiche firmate Pëtr Il’ič Čajkovskij continueranno a incantare il pubblico fino al 5 gennaio.
A interpretare in un classico del balletto in apertura Odette / Odile e il Principe Siegfried, due eccellenze del Lirico di Napoli come Luisa Ieluzzi e Alessandro Staiano che hanno suscitato grandi consensi nel pubblico in sala. L’Orchestra del Teatro di San Carlo è stata diretta per l’occasioneda Benjamin Shwartz.
Nelle successive recite a vestire i panni di Odette/Odile saranno Luisa Ieluzzi ( 5 gennaio) e Anna Chiara Amirante (2, 4 gennaio). Ricoprono il ruolo del principe Sigfried Alessandro Staiano (5 gennaio) e Danilo Notaro (2, 4 gennaio).
Un allestimento dell’Opera di Roma con le scene e i costumi di Luisa Spinatelli. In programma anche matinéé per famiglie, spettacoli in versione ridotta del lago dei cigni, in cartellone il 4 e il 5 gennaio alle 11.30.  
Alla prima di Mosca nel 1877 Il lago dei cigni, primo dei tre balletti composti da Caikovskij, non convinse nonostante la straordinaria qualità della partitura, anzi proprio perché nei balletti non si ascoltavano mai musiche troppo importanti.
Invece la ripresa a San Pietroburgo nel 1895 da parte del coreografo francese Petipa, coadiuvato dall’altro coreografo Ivanov, si trasformò in un trionfo che non si è mai fermato fino ai nostri giorni.
Il “modello Petipa” ha condizionato, nel bene e nel male, tutte le riprese del balletto fino alla seconda metà del secolo scorso, quando per la prima volta il genio di Rudol’f Nureev riuscì a proporne una versione assai diversa, in cui il ruolo del protagonista maschile poteva essere alla pari di quello femminile, ponendo le basi per interpretazioni molto più profonde degli archetipi sottesi alla favola.
Alla prima parigina del lago dei cigni di Nureev ballava nel ruolo del mago Rothbard, Patrice Bart, più tardi assistente del grande danzatore e poi affermato coreografo.
Nel 1997 a Berlino lui stesso volle creare un proprio lago dei cigni, che riprendeva e andava oltre la lezione di Nureev. Questa è la versione rappresentata al Teatro di San Carlo di Napoli nella prima stagione di balletto firmata dalla nuova direttrice del ballo Clotilde Vayer, proveniente da Parigi: qui ha danzato in tante versioni del Lago ma ha anche strettamente collaborato come maître de ballet sia con Nureev che con Bart.
Una scelta felice, per la raffinatezza delle scene e costumi di Luisa Spinatelli e le luci di Nunzio Perrella, ma anche per l’emozione suscitata dalla ripresa della coreografia con i giovani danzatori del San Carlo.
Bart aveva voluto ambientare il suo Lago negli anni intorno al 1910, un momento chiave per il mondo occidentale che correva negli “anni folli”, inconsciamente, verso la catastrofe della prima guerra mondiale.
Accentuate in questa versione tutte le difficoltà nelle relazioni umane già insite nella storia come in tutte le fiabe: la regina madre che fin dalla festa del I atto tenta di tenersi attaccato il figlio pur spingendolo all’atto formale dello scegliersi la sposa , situazione edipica che innesca uno stato di estrema confusione in Siegfried.
Il giovane principe nel II atto si divide tra la compagnia dei suoi amici e la scoperta dell’universo femminile attraverso la regina dei cigni bianchi Odette, ancor più in crisi con l’arrivo nel terzo atto della figlia del mago resa identica a Odette, pur restando un cigno nero per noi spettatori.
La catarsi finale non può che avvenire come nei miti antichi con l’eliminazione dei modelli che imprigionano il principe. Tutti questi elementi sono stati proposti con una grazia e un livello virtuosistico che rende davvero magico lo spettacolo.
Lo spettacolo è concepito da Bart in due parti, ciascuna delle quali raggruppa due atti dell’originale, per favorire la maggiore concentrazione emotiva sulla storia.
Per saperne di più
Teatro di San Carlo
Foto di Luciano Romano

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