Un viaggio che ripercorre i luoghi abitati da Emanuele Capissi, dal teatro Area Nord al Lirico di Cagliari, da Madrid a Berlino, da Stuttgart a Malmö. E.C. Cadute verso l’alto è un omaggio a un giovane artista scomparso in un drammatico salto nel vuoto tre anni fa.
Il testo scritto da Fabio Pisano va in scena oggi, sabato 5 febbraio, alle 19, al Teatro Area Nord per uno spettacolo diretto da Lello Serao che ne è anche voce narrante e mostra le diverse e complesse sfumature del breve percorso di artista in giro per il mondo alla ricerca di un sogno. Sul palco, i ballerini Stanislao Capissi, cugino di Emanuele (danzatore del Teatro di San Carlo) e Guglielmo Schettino.
Il Teatro Area Nord, producendo la performance, vuole ricordare che proprio in questa sala Emanuele mise in scena, nel 2006, il suo primo spettacolo da ballerino e regista, Brodway Musical.

Qui sopra, la locandina dello spettacolo. In alto, Stanislao Capissi, cugino di Emanuele

L’allestimento è a cura del corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con il coordinamento del professore Tonino Di Ronza; le videoproiezioni sono curate da Livia Ficara, Rossana Giugliano, Rossella Coppola e Dario Pererano, laureati all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Datore luci Mattia Santangelo, video e fonica Salvatore Fiore. Ideazione e ufficio stampa Diletta Capissi. L’allestimento della mostra delle opere di Emanuele Capissi è realizzato da Ivan Gordiano Borrelli e Livia Ficara
Nel video e nella locandina, un ritratto di Emanuele estratto dalla installazione “ReIngres” realizzata da Franz Cerami esposta in un Museo di San Pietroburgo. 
Lo spettacolo sarà preceduto dalla lettura di poesie di Claudia Natale scelte dalla raccolta “Strane vite, finché non appassiscono le mimose” scritte nel 2007 e dedicate a Emanuele. 
Scrive Pisano nelle sue note al testo; «Io che Emanuele non l’ho mai conosciuto, ma che in fondo l’ho conosciuto nelle parole e nei silenzi delle persone che l’amavano e che lui ha amato, ho avuto braccia e forza per scavare sotto quelle macerie e le ho trovate, o almeno, spero».
Il regista Serao, invece, lo conosceva bene. «Ha lavorato alle scenografie di Museum quando era ancora al primo anno dell’Accademia di Belle Arti spesso veniva a trovarmi in Teatro e immediatamente si coinvolgeva in una scenografia da realizzare. Anche due mesi prima dal suo tragico gesto è venuto in Teatro con tante idee e proposte che voleva realizzare, tra cui uno spettacolo sulla sindrome di Tourette. In questo spettacolo-perfomance abbiamo cercato di mettere assieme alcuni pezzi della sua creatività artistica – anche la mostra allestita negli spazi del Teatro lo testimonia la mia regia è ispirata a tutto ciò che avrebbe desiderato e sognato di fare, anche grazie al cugino Stani con cui ho condiviso la messa in scena». 

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