Favole della Campania, piccoli specchi della cultura popolare partenopea filtrata per osmosi nella Regione e al Sud Italia, vengono recitate drammatizzate nell’evento Napoli Teatro Festival Italia da Vincenzo Salemme, Giuliana De Sio, Umberto Orsini, Claudio Santamaria, Alessandro Haber, Isa Danieli, Giancarlo Giannini, Giuseppe Battiston, Isabella Ferrari, Leo Gullotta, in luoghi ameni da sogno come Ravello, Salerno, Scario, Acciaroli, Castellabate, Museo Madre e Villa Pignatelli a Napoli.
Dieci incontri emozionanti tra storia, arte, cultura, in costiera vicino al mare, nei parchi, nei musei, luoghi intimi per ascoltare favole come davanti al braciere, camino, fuoco scoppiettante sulla spiaggia. Sono 99 storie tra fiabe, leggende, favole e racconti orali recitati sul palco con intermezzi musicali dal vivo dell’Orchestrina Musica da Ripostiglio, regia di Fabrizio Arcuri, idea di Marco Balsamo, video di Lorenzo Letizia.
Ogni favola fa sognare ragazzi e adulti. E’ in scena il Decamerone partenopeo. Torna a Napoli Boccaccio, non più ospite al Maschio Angioino e al sontuoso monumentale palazzo scoglio architettonicoa Mergellina della bella eccentrica regina Giovanna figlia di Roberto d’Angiò. Immerso tra napoletani e turisti stranieri, è spettatore di quella vivace scanzonata gaia vita e cultura partenopea che tanto lo inebriò da indurlo a scrivere il suo Decamerone.
Orsini, eccellente attore, in circa un’ora, drammatizza quattro storie con suggestive variazioni di toni per rendere vivi e credibili i personaggi a un pubblico seduto in poltroncine di vimini tra alberi secolari di alto fusto e vegetazione varia e rigogliosa della villa Pignatelli immersa nelle luci del tramonto. Nella favola “Il drago dalle sette teste” un pescatore sfortunato con una moglie che desidera di diventare mamma. In ogni favola avviene un miracolo che oltre a cambiare il corso della storia attira l’attenzione. Lui riesce, finalmente, a riempire la sua rete, e tra tanti pesci salta un pesciolino che implora di essere gettato in mare. E’ noto che il pescatore è buono d’animo tanto da essere paragonato a Gesù. La moglie, avida e ingorda, vuole mangiare anche il pesciolino.
La magia delle favole è che anche gli animali parlano. Il pesciolino acconsente a patto che il suo corpicino sia dato in pasto alla moglie, alla cavalla, alla cagna, e gli interiori immersi in una pianta di gerani. La donna ha tre gemelli, la cavalla tre puledri, la cagna tre piccoli, tre gerani e tre spade. Il primo figlio, da adulto, salata su un cavallo con una spada e una cagna. S’imbatte in una giovane, figlia di un re, in lacrime per essere stata destinata di morire tra le fauci di un drago dalle sette teste. Il giovane riesce a tagliare una testa che torna sul collo del drago.
Entra in scena il cane. Prende la testa e scappa poi torna e porta via tutte. La bella reginella si offre in moglie. Lui, dopo aver raccolto le sette lingue del drago, la prega di attendere tre mesi, tre giorni, tre ore. Un astuto carbonaio raccoglie le teste e al re chiede in sposa la figlia giurando di averla salvata. La ragazza chiede di rimandare il matrimonio di quel tempo chiesto dal suo coraggioso cavaliere che, al suo ritorno, smentisce il carbonaio mostrando le lingue.
Dopo alcune notti di matrimonio, lui si alzacorre verso un bosco dove muore mentre appassisce un geranio, segno della sua morte per i suoi fratelli. Parte il secondo, molto simile al primo, felicemente accolto a letto dalla giovane sposa del primo. Dopo la sua morte, parte il terzo che rende felice la pudica giovane. Il finale di una storia va taciuto. Dopo la gatta cenerentola, in versione poco diversa da quella messa in scena da De Simone, e il lupo mannaro Orsini racconta quella di un ciabattino che ospita per dormire in una notte fredda, senza nulla chiedere, offrendo da mangiare tutto ciò che ha in dispensa a Gesù e ai 12 apostoli. Cede all’insistenza di Pietro di chiedere a Gesù la grazia di essere salvata l’anima.
Lo scaltro calzolaio chiede che chi sale sul fico, siede sulla sua sedia non può più scendere o alzarsi, e di vincere sempre a carte. Prepara una trappola per la Morte che quando arriva per portarlo via gli chiede di salire sull’albero e alle sue implorazioni gli chiede altri 10 di vita. La seconda volta la fa sedere sulla sedia ricevendo in cambio altri 10 anni. Muore e Pietro, custode del Paradiso, si vendica mandandolo subito giù all’Inferno. Al diavolo custode, vincendo 13 partite a carte, ottiene la liberazione di 13 suoi familiari con i quali torna in Paradiso accolto benevolmente da Cristo. Pietro infuriato pretende che anche sua madre venga fuori dall’Inferno. Gli viene ricordato la generosit  del ciabattino che ha ospitato generosamente 13 uomini giunti di notte affamati e con indumenti bagnati di umidit  senza conoscerli mentre la madre non ha avuto mai piet  con i parenti e i suoi vicini di casa e solo una volta ha offerto una sola coda marcia di cipolla a chi aveva solo un po’ di pane. Il buon Cristo d  a Pietro una grossa cima di cipolla « Vai e cerca di tirarla su».
Nelle favole, tra il vero e il falso, tra il reale e il fantastico, si celano inganni, tradimenti, vizi, golosit , lussuria, realt  che non si possono esplicitamente denunciare e condannare. Lo spettacolo ha incantato tutti con il recitato di Orsini e la musica di Luca Pirozzi chitarra e voce, Luca Giacomelli chitarre, Raffaele Toninelli contrabasso, Emanuele Pellegrini percussioni e batteria. A villa Pignatelli il 29 e 30 giugno, ore 19, Santamaria. Al Museo Madre sempre alle 19, il 6 e 7 luglio Ferrari, Il 13 e 14 luglio Gullotta.

Per saperne di più
www.napoliteatrofestival.it

In foto, Umberto Orsini

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