Festa al celeste e nubile santuario s’intitola lo spettacolo che  abbiamo visto al Teatro San Ferdinando di Napoli. Già dal  titolo se ne deduce la complessità…
Il mestruo celeste e brillantato della muta ancella Maria. L’intrigo di Annina, la tessitrice di un disegno. Elisabetta, la maggiore delle tre sorelle, quella che detiene il comando assoluto, nomi biblici (Gesù aveva zii e cugini. Elisabetta era la cugina di Maria, -amata da Dio- mentre i genitori di Maria, dicono alcune leggende, si chiamavano Gioacchino e Anna.)
Enzo Moscato, drammaturgo di fama europea,  antropologo della lingua napoletana e delle sue antiche e moderne tradizioni, firma la regia di uno dei suoi testi più belli in assoluto.

San Ferdinando| ilmondoodisuk.com
Qui sopra e in alto, Cristina Donadio e Lalla Esposito in scena

Tutto si svolge in un angusto basso napoletano situato in un vicolo dove la statua della madonna viene venerata da tre sorelle nubili che adorano la Vergine Immacolata, una storia fatta di intrighi, ‘nciuci, false bizzoche, vergini e martiri che usano arcaiche espressioni idiomatiche, scritta con  una dotta scrittura drammaturgica, ricercata e fine.
Le interpretazioni delle nostre attrici sono lontane da quelle che furono gli esordi dello spettacolo al Sancarluccio: nel cast, con lo stesso Moscato, Gino Curcione e Tata Barbalato, erano gli anni ottanta.
In seguito, portato in scena da due mostri sacri del teatro, Isa Danieli e Angela Pagano, insieme a una bravissima Fulvia Carotenuto che interpretava Maria ‘a mutella, accolto da critica e pubblico nazionali, con grandi consensi.
Comunque le nostre sorelle d’ ‘e bancarelle co’ ‘e cosce belle -una sorta di zarellare a cielo aperto, che vendono detersivi, pazzielle, focine per i capelli, caramelle – calcano le tavole del mitico teatro San Ferdinando di Napoli  sostenute dalla loro lunga esperienza, recitano con coraggio e con le loro corde, un testo difficile, complicato, tragico, a volte farsesco, lo fanno con gran classe, si confrontano e si affrontano come in un duello a tre. E con il peso della responsabilità di una scelta drammaturgica così importante.
Raccogliendo, così, al termine, uno scrosciante applauso del folto pubblico che ha apprezzato, divertito e commosso, il loro lavoro. Timidi applausi anche a scena aperta- timidi perché gli spettatori non volevano stemperare l’affascinante tensione che si era creata.
Dobbiamo aggiungere che anche Toritore, interpretato da Giuseppe Affinito, simbolo fallico, agognato desiderio sessuale, delle tre, nella sua breve apparizione, risulta bravo e coinvolgente.
Moscato ha voluto dare una linea registica più moderna con idee innovative, ritmi serrati e veloci: non si possono fare paragoni con le altre (citate) messe in scena. Ma il regista ha dimostrato, nonostante la sua scrittura sia complessa con antiche esplosioni napulegne e campane, di  saper portare sul palcoscenico uno spettacolo proiettato nel futuro, stilizzando tutto.
Non veleni e merletti, ma veleni e tovaglie sante. Di impatto, la scena costruita dalle abili mani del creativo Clelio Alfinito, affermato scenografo del panorama teatrale , come anche le musiche di Claudio Romano, le luci di Cesare Accetta e i costumi di Daniela Salernitano, scelte oculate per un lavoro storico.
Abbiamo deciso di darvi solo degli spunti dello spettacolo, senza raccontarvi la storia, ma regalandovi alcuni momenti di drammaturgia. Perché per comprendere realmente questo affascinante testo bisogna vederlo: rimarrete incollati alla poltrona, emozionandovi per cotanta antica penna e la bellezza dei suoni.
Il finale sarà imprevedibile, ma si godrà nel sentire detti partoriti dal drammaturgo partenopeo come Appestate lebbrose ‘e San Francisco, Se fa tardi e ‘o marito nun se atterra, scritto c”o inchiostro d’ ‘e nuvole e anche antiche nenie mistiche, ecclesiastiche e pagane, cantate dalle blasfeme, cattive miscredenti tre sorelle impastate di sesso inappagato e di feticismo accompagnato da un misticismo irreale, adoratrici sì della madonna, ma anche delle mutande di Toritore, che Annina adora e odora come un feticcio, contrastata dalla più – falsa- pudica sorella Elisabetta.
Donne che raccontano sacri eventi, che rasentano la follia pura. Chi risulterà la più feroce del trio? Annina, fedele a tutte le feste comandate e amante d’ ‘e carte ‘e Piedigrotta… in più moderna melliflua… e zoccola? Elisabetta attaccata alle sue preghiere, e al suo padre confessore don Pasquale, donna forte, a volte ingenua. Ma sempre accompagnata dai suoi misteri gaudiosi? Maria, triste, muta, zezzosa, tuttavia vergine e martire? Oppure Toritore,’o scemo reietto? Ma anche, perché no, lo stesso autore? Potrete deciderlo voi stessi assistendo allo spettacolo che sarà in scena al San Ferdinando fino all’8 dicembre. E arriverà il 10 e 11 gennaio al teatro Ghirelli Salerno. Ancora a Castellammare di Stabia, a Bari, e dal 12 al 15 alla Sala Assoli di Napoli. Infine, non mancheranno altre date del tour…
©Riproduzione riservata 

Per saperne di più
https://www.teatrostabilenapoli.it/

FESTA AL CELESTE E NUBILE SANTUARIO
testo e regia Enzo Moscato
con Cristina Donadio (Annina), Lalla Esposito (Elisabetta), Anita Mosca (Maria), Giuseppe Affinito (Toritore)
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo

 

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