Oggi i mezzi di informazioni (cinema incluso) parlano di omosessualità in modo del tutto naturale: è un grande passo in avanti. Ma di persone anziane dell’universo gay si parla poco, anzi quasi per niente. Giusto nei mesi di grande calura, oppure a proposito di orribili fatti di cronaca. A dare loro visibilità adesso è la fotografa napoletana Melissa Ianniello, trapiantata a Bologna.
Melissa propone un grande progetto fotografico: Wish it was a coming out che non riguarda più solo la sessualità ma anche e soprattutto la condivisione intergenerazionale delle proprie esperienze, del proprio vissuto, del proprio essere. Un progetto che indaga il tabù tra omosessualità e vecchiaia a partire da un’esperienza biografica. Un omaggio indiretto ai suoi nonni.ianniello-numero-tre
Laureata in filosofia, prevalentemente autodidatta, si forma anche attraverso periodi di studio tra Bologna e New York con fotografi come Michael Ackerman, Carolyn Drake, Erica McDonald e Davide Monteleone.
Nella sua ricerca artistica punta su sue aspetti principali: il ruolo dell’individuo nella metropoli contemporanea e le tematiche legate al genere e alla sessualità che sono ben presenti in questa bella operazione.
Per due volte selezionata tra i vincitori della call for artist annuale del festival internazionale Cheap – Street Poster Art. Col progetto Wish it was a coming out  ottiene il Premio SIFEST Lanfranco Colombo e arriva finalista al Premio Pesaresi, al Premio Voglino e al Portfolio Italia – Gran Premio Lumix.
Spiega Melissa: «Il progetto parte da una menzogna sofferta, perdurata negli anni.
Capita che la sessualità delle persone venga sminuita, banalizzata, data per scontata come fosse già scritto che tutto seguirà un percorso chiaro ed evidente: un uomo con una donna, una donna con un uomo. E poi capita di ritrovarsi adolescente, come ragazza, e scoprirsi attratta da altre ragazze. Capita di scoprirsi lesbica, quel che è accaduto a me, e di imparare a conoscersi per la prima volta, e a riconoscersi finalmente, e sorridere per questo. Anche se il mio percorso non è stato lineare né indolore, fortunatamente ho imparato presto a fare coming out».
E lo ha sviluppato spinta dalla passione: «Da quando è nata questa idea, ho viaggiato per tutta l’Italia toccando città come Roma, Napoli, ma in tutte le regioni, è stato faticoso. Tuttavia questo percorso che mi ha dato anche  tanto. Parlare con le donne lesbiche, e gli uomini ha arricchito il mio bagaglio culturale. Le loro storie, le loro solitudini, il loro essere attivisti per i diritti degli omosessuali, ancora oggi nonostante l’età, mi ha fatto capire quanta forza ci danno, e quanta strada ci è stata spianata a noi giovani, che grazie alle loro lotte possiamo vivere la nostra sessualità in piena libertà – o quasi-. Voglio ringraziarli pubblicamente per la disponibilità, per avermi raccontato una storicità fatta di battaglie, derisione, umiliazioni, non accettazione. Ciascuno a modo suo a modo mi ha regalato i propri pensieri fatti di amori, desideri, dolori, affanni, ma anche sorrisi e bellissime storie di vita… grazie».
Mettendo in gioco esperienze comuni all’autrice e a chi fotografa, si delinea uno spaccato delle vite di chi, gay o lesbica nell’Italia attuale, vive quella fase contraddittoria e affascinante della vita che è l’invecchiamento. Immagini che rimediano a quei silenzi che ci portiamo dietro da sempre e che svelano il desiderio di mettersi a nudo senza rinnegare alcuna parte di sé.
Armata della sua macchina fotografica e di uno zainetto, parte intervistando e contemporaneamente scattando foto a persone dai 60 anni in su. Single oppure in coppia, tutti dichiaratamente omosessuali, orgogliosi di essere lesbiche e gay. Le fotografa nelle loro case, nella loro intimità, nel loro quotidiano.
Racconta la fotografa:  «Sono stata accolta e, in molti casi, ospitata per più giorni. Con ciascuna di loro si è sviluppato un dialogo basato sulla reciproca condivisione delle esperienze di vita: per permettere loro di aprirsi ho iniziato io per prima a parlare di me, di  quello che non sono riuscita a fare con i miei nonni. Da lì, in maniera spontanea, è venuto a crearsi uno scambio, una comune messa in gioco. Ho scelto di fotografare e narrare tutto ciò che  hanno deciso deciso di mostrarmi: pur consapevole che la presenza di un’estranea avrebbe in qualche maniera intaccato la loro spontaneità, desideravo restituirne un ritratto quanto più possibile autentico, privo di forzature, che non derivasse da alcun copione già scritto ma fosse piuttosto il risultato di un unico filtro – il mio – e di una testimonianza reale – la loro».
Un lavoro paziente e meticoloso. «In diversi casi sono ritornata più volte dalla stessa
persona; in altri ho conosciuto amici e amiche di coloro che avevo già ritratto e sono dunque passata a loro.  Ho incontrato persone provenienti da realtà geografiche, sociali e culturali diverse e questo mi ha aiutato a realizzare infine uno spaccato quanto più possibile variegato delle vite di chi, nell’Italia di oggi, è gay o lesbica dichiarato/a e sta vivendo quella fase contraddittoria e affascinante della vita legata all’invecchiamento. Questo lavoro parla innanzitutto di loro, dell’intimità e dell’autenticità delle loro vite, e della caparbietà nonché orgoglio con cui fronteggiano quel doppio».
Oltre le rughe, gli sguardi, una vita piena, fatta di abbracci, tenerezze. Importanti chiaroscuri, colori e luci naturali o filtri mostrano semplicemente la naturalezza dell’essere. Melissa ha proposto il suo lavoro nel weekend scorso alla ventottesima edizione di SI FEST,  il Festival di Fotografia di Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena. La mostra sarà visibile anche nei fine settimana del  21 -22 e 28-29 settembre.

Qui sopra,
Qui sopra,Gianni Picciotto, 72 anni, nella casa di Perugia. Al centro, l’ottantaseienne romana Edda Billi; in alto, la sceneggiatrice Maria Laura Annibali, presidente dell’associazione Di’Gay project, con la compagna Lidia Merlo. Per gentile concessione dell’autrice

L’edizione 2019 del festival di fotografia più longevo d’Italia si è articolata in  un ricco programma di mostre, workshop, letture portfolio, open call ed eventi, sprigionando tutto l’amore da cui si è prodotta la rassegna che negli anni ha influenzato, coinvolto e sedotto Savignano, fino a rendere la fotografia l’inclinazione naturale e identitaria della città.
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Per saperne di più
mea.ianniello@gmail.com
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info@savignanoimmagini.it

 

 

 

 

 

 

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