L’Africa non è lontana. E da Gulu e Kalongo, in Uganda, arrivano modelli di ottima sanità. Napoli li mette a fuoco puntando i riflettori su 2 esempi virtuosi nel cuore dell’Africa, il Il St. Mary’s Hospital ( nella foto, un neonato venuto alla luce nella struttura) e il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital.
Al Lacor ogni anno vengono accolti e curati 50 mila bambini; con i suoi cento letti, ha uno dei reparti di pediatria più grandi del Nord Uganda. Mentre il Dr. Ambrosoli Memorial è un presidio salvavita in un distretto in cui il 37% della popolazione ha meno di 10 anni.
Uno studio presentato all’Università Federico II di Napoli, promosso in collaborazione con l’Università e finanziato dall’Agenzia Italiana Cooperazione e Sviluppo e Fondazione Cariplo, ha dimostrato che il metodo di finanziamento basato sui risultati è efficace nel promuovere la sostenibilità e la qualità nei reparti dove viene impiegato.
L’indagine è stata presentata nell’ambito del convegno internazionale Result based financing: a sustainable approach for international partnership realizzato dall’Università Federico II in collaborazione con la Fondazione Corti e la Fondazione Ambrosoli, l’ausilio del Centro di Servizio di Ateneo per il Coordinamento di Progetti Speciali e l’Innovazione Organizzativa (COINOR) e il sostegno del Dipartimento di Economia e Statistica della Federico II.  
Nell’ambito della giornata di approfondimento dell’approccio RBF è emerso il grande potenziale di questo metodo di finanziamento nel promuovere un accesso a cure di qualità eque e sostenibili in Paesi in via di sviluppo come l’Uganda.
Spiega il responsabile del progetto GULUNAP della Federico II e di progetti di cooperazione con l’Uganda, il pediatra Luigi Greco: «L’Ateneo Federico II è stato coinvolto in un progetto di result based financing. Abbiamo confrontato la qualità dell’assistenza ai bambini di due grandi ospedali del Nord dell’Uganda,  il St. Mary’s Hospital Lacor e il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital   eseguendo un controllo trimestrale di come venivano assistiti questi bambini. Alla luce di questi risultati abbiamo verificato che il progetto ha prodotto per la prima volta un miglioramento significativo del 30-40% della qualità delle cure di questi grandi ospedali».
In un Paese in cui il tasso di fertilità supera i 5 figli per donna e la mortalità infantile è di 48 bambini sotto i cinque anni ogni mille nati vivi (in Italia è 3,2), il miglioramento della qualità delle cure in ambito pediatrico è una priorità sia per il governo ugandese che per i protagonisti della cooperazione.
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 e.  

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