Non è solo l’amore, il protagonista della pièce “Macedonia e Valentina. ‘O curaggio d’ ‘e  femmene”, tratta del testo dell’autore Pasquale Ferro, ma molto di più. In scena, al Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, su quel palco coraggiosamente rilanciato da Vincenzo Borrelli che ne è direttore  artistico,  dopo le sperimentazioni teatrali di Massimo Troisi e dei suoi compagni di strada. ” Macedonia e Valentina” è un affresco di umanità, mosso da sentimenti travolgenti, pur in una scenografia minimalista.
Per la regia dello stesso Borrelli, firmato da Pasquale Ferro, che ha tratto ispirazione ideale da una storia  vera e l’ha (con visionaria veracità) trasformata anche in un romanzo breve dal titolo omonimo (per le edizioni ilmondodisuk), lo spettacolo sorprende, avvince, commuove lo spettatore, inchiodandolo alla sedia fino all’ultimo minuto di recitazione.
Dietro le sbarre, Macedonia, interpretata da una dirompente Cristina Ammendola (foto), è una giovane donna che si è difesa dalla violenza maschile, ha reagito con tutta la  forza della sua anima e del suo essere, non ha acconsentito a una nuova profanazione del proprio corpo,  si è scagliata contro il suo carnefice, mangiandone un orecchio. Sola sul palco, trasmette i brividi della propria disperazione agli spettatori che l’ascoltano in una serrata  empatia e in quel drappo rosso che si muove grazie a lei vedono il sudario di una femminilità messa sempre in pericolo dalla minaccia di un agguato esterno, di una brutalità assassina che  spesso ha il volto di un compagno, un fratello, un padre, un uomo della porta accanto, nelle cronache da cui siamo bombardati, ogni giorno, attraverso i  media.
Quel drappo di cui per un istante si ammanta anche Valentina, misurata e vibrante di emozioni allo stesso tempo, grazie all’equilibrata incarnazione resa da Marina Billwiller.  Lei, la suora infermiera, che s’innamora di una carcerata selvaggiamente posseduta dalla  ricerca di essere amata,  coccolata, abbracciata, si veste di quello stesso sudario, in un flash, in quanto donna additata, accusata, giudicata da una società cattolica che le vieta di esprimere la sua tenerezza pulita nei confronti di un’altra donna.
L’innamoramento tra Macedonia e Valentina avviene attraverso tutte le fasi (esitazione, attrazione, confronto),  anche  in quell’avvicinamento fisico che il regista riesce a realizzare sulla scena con un’avvolgente capacità narrativa, senza inutili eccessi. Mediato dalla figura della carceriera Lovesella (Nancy Fontanella), che è anche e soprattutto una madre, capace di gesti generosi. Mamma di quell’Alessandro/Battilocchio, ragazzo cresciuto nel corpo, non nella mente, tenero collante tra tutte e tre le donne, cui Borrelli dà volto in una struggente personificazione fatta di cenni, sguardi, borbottii.
E poi c’è la musica dal vivo: crea imponenti connessioni viscerali mediante la voce appassionata di Myriam Lattanzio, interprete fondamentale come gli altri quattro, che ci conduce tra i brani  “‘O posto d’ ‘o core (Lattanzio- Romano),  “Tre passe” (Lattanzio – Francini), “Comme a vvuje”(Lattanzio-Francini), “Famme muri’ cu tte” (Lattanzio-Venosa) verso un finale da fiaba moderna, conforto per il cuore e il futuro, nella speranza di un mondo migliore.

Lo spettacolo sarà ancora in scena venerdì 10 e sabato 11 novembre alle 21  novembre ore, domenica 12 novembre ore 18.30, in attesa che arrivi anche a Napoli e oltre
Centro Teatro Spazio
Via San Giorgio Vecchio, 31
San Giorgio a Cremano (Napoli)
Info e prenotazioni:
unospazioperilteatro@libero.it

 

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