“Non è vero ma ci credo”… La superstizione fa parte della nostra vita. Inutile negarlo. E, per dirlo con le parole di Lev Trockij, “nessuno è più superstizioso degli scettici”.

Basta uno sguardo al quotidiano. Ognuno ha i propri, personali, inguaribili riti scaramantici. Da quelli di massa, aspettare che qualcuno attraversi la strada se vediamo passare un gatto nero o fare il giro largo se nei paraggi scorgiamo una scala; fino a quelli assolutamente nostri, del nostro intimo… che (forse) non raccontiamo nemmeno al nostro partner o al nostro miglior amico. Gesti scaramantici che officiamo di nascosto per propiziarci fortuna, lavoro, successo… o più semplicemente… per azzeccare un terno.

Pur vivendo in un mondo dominato da una tecnologia sempre più invasiva, la scaramanzia continua ad accompagnarci nei piccoli gesti quotidiani. Azioni come indossare proprio quel paio di calzini se dobbiamo affrontare una particolare situazione. O il timore che ci coglie se sul calendario leggiamo la fatidica data: venerd 13 o il cercare di evitare (in albergo) la stanza numero 17. Per non pensare al nero e alle disgrazie che si prospettano in caso di rottura di uno specchio o del rovesciamento di una bottiglia d’olio. La jella trama nell’ombra. In agguato e sempre pronta a colpire.

Ma Napoli offre il rimedio. Qui la scaramanzia si combatte con gobbetti, indice e mignolo alzati (si, il gesto delle corna) e… cornetto. Un classico. Rigorosamente regalato (o non funzioner ). Attaccato sull’ingresso di casa, alle chiavi o da portare sempre in tasca. Sempre a portata di mano per una veloce, propiziatoria lisciatina. Nel segno di Totò ed Eduardo che non se ne separavano mai. Pronti ad assorbirne i positivi influssi.

E, nella Citt  del Sole, il cornetto non poteva dimenticarsi del tifo. Incrollabile fede calcistica. E, se la fortuna ci mette la mano (de dios?)… certamente non guasta. E cos, in un’inedita colorazione azzurra, accompagna la squadra del ciuccio nelle zone alte della classifica.

Certo, la superstizione non investe solo la sfera personale o la speranza di uno scudetto (o almeno di una Champions League). anche seria materia per l’antropologo. Nel loro “Libro delle superstizioni” (l’ancora del mediterranea, pagg. 236, euro 14,50) Marino Niola e Elisabetta Moro ci conducono attraverso i rimedi popolari e le difese tradizionali dal malocchio, dalle fatture e da numerosi altri malefici. Un rapido dizionario dalla “A” di “abracadabra” alla “Z” di “zodiaco”. L’analisi è approfondita e non si ferma alle voci più note del tema: malocchio e amuleti, specchi rotti e gatti neri. Il quotidiano è colmo di significati. Cos Niola e Moro ci conducono attraverso la simbologia di pane, sangue, santi e mestieri. Ogni voce è accompagnata da un simboletto che indica “curiosit “, “rimedi” o “rimandi”.

Una lettura del libro aprir  gli occhi su come la superstizione non è una semplice credenza popolare ma, come gi  intuito da Goethe (in “Massime e riflessioni”), “la poesia della vita”.

Nelle foto (di Maria Volpe Prignano), peperoncini e amuleti contro la sfortuna

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