Come sempre è festa, nel salotto di casa Santanelli, per la consueta presentazione della stagione de Il Teatro cerca casa. Tra i libri di una vita, oggetti di ispirazione pirandelliana, il tavolo da lavoro e l’indaffarato ufficio stampa, che cura i rapporti e cappotti, per dirla un po’ male ma rendendo l’aria che tira che, nello specifico, fa sentire parte di una coesa comunità del teatro.
Il Teatro cerca casa arriva alla decima edizione, e la festa per questo compleanno non scontato si mischia all’attesa per la stagione del dopo chiusura forzata, che ha ridefinito il ruolo della casa e i suoi significati profondi, in forma diametralmente opposta a questo esperimento teatrale.
Casa da luogo di relax  a luogo di stress post-lavoro telematico, vessillo di una sacralità perduta insieme all’innocenza di una serata passata sul sofà con in mano una tisana.
In breve, casa divenuta luogo di molte solitudini e angosce, chiusa anche a questa rassegna militante di respiro settecentesco quando era in uso nelle case dei nobili intrattenere gli ospiti con spettacoli ad hoc.
Una decina di location private tra Napoli, la città metropolitana e le altre province. A queste si aggiungono le crescenti proposte di enti e gruppi, per ospitare senza che sia necessario pagare un fitto, gli spettacoli in programma. Tra le ultime location papabili, la chiesa Ecce Homo. Chiesa consacrata disposta ad accogliere la recitazione dal vivo. e questo basti a mettere l’accendo sulla sacralità del teatro, anche quando dissacrante.   
Teatro itinerante, che ritorna in casa, perché appunto la casa si è chiusa su se stessa, perdendo calore e ospitalità. Ha rischiato, nel caso specifico, di divenire il simulacro di una sconfitta sociale che vedeva sull’altare sacrificale suo figlio inaspettato, il teatro di frontiera.
Una rassegna che Manlio Santanelli definisce alla stregua di un bambino prodigio, con il suo consueto charme, mettendo l’accento sulla lungimiranza di in un progetto nato dieci anni fa, grazie a persone sicure di quello che facevano. Un bambino che sapeva andare già dall’inizio, insomma, che quest’anno propone 27 spettacoli complessivi, di cui 11 nuovi.
Questi ultimi legati al dramma pandemico. Vicini, nelle tematiche e nelle sensazioni, al grande fosso che il teatro pare aver scampato. Il tutto con l’aggiunta del pubblico scelto, selezionato o autoselezionato che sia, capace di maggiori interesse e attenzione. 
Si comincia a Casa Santanelli con  Il Virus colpevole, di Rosaria de Cicco, spettacolo ispirato ad Amori e Pandemie di Elisabetta Fiorito. Le storie parallele di una prostituta degli anni venti e di un trans argentino degli anni novanta, ognuno alle prese con le rispettive epidemie legate alla sessualità della loro epoca. Storie che si sviluppano in forma parallela, e che incrociano drammi personali e sociali. 
E il ritorno del teatro, il ritorno a teatro, è anch’esso giocato su una dimensione sociale, che non preclude la via a i non addetti. Se si tratta di ritorno, di ritorno si deve parlare, andando oltre l’attitudine negazionista del periodo difficile trascorso.
Lo sa bene Michele Danubio, che torna sulle scene, con Il Vangelo secondo Pulcinella. Una scelta precisa. Perché quando il senso sembra venir meno, e poche sono le risposte, si recupera terreno ritornando alle origini, che Danubio conosce nelle forme della maschera.
Un Pulcinella dimenticato, ridotto a cartolina di Napoli città turistica, è alla ricerca di una profonda verità. Dove non può trovarla la scrive da se, dando un’interpretazione inedita del mistero natalizio.
Due è, invece, un tuffo in due vite speculari vissute di riflesso e mai veramente a contatto. Due dipendenti, orari differenti,stessa claustrofobica routine in un ufficio emblema della ripetitività alienante.
Uno spettacolo disperatamente vicino alla pericolosa riduzione utilitaristica del quotidiano, che con la crisi planetaria ha subito un incremento in termini di ferocia. Riscrittura a cura di Fabio Pisano, con Francesca Borriero e Roberto Ingenito, qui anche regista.  
Ma non solo drammaturgia. Come sempre ampio spazio alla musica e al Teatro-Canzone. Con Don’t Worry be Happy Carlo Lomanto, ruba il titolo al capolavoro di Bobby Mc Ferrin, omaggiando il grande vocalist statunitense, innovatore musicale nell’uso della voce. Uno spettacolo in Solo  che prevede l’esecuzione di celebri brani e il coinvolgimento attivo del pubblico. Insieme un augurio e una rassicurazione. 
Bice chiama Franca risponde Delia, con Elisabetta D’Acunzo e Salvatore Cardone al pianoforte, vuole essere un rievocazione degli anni ‘60, con il titolo neppure tanto allusivo che porta a tre figure principali: Bice Valori, Delia Scala e Franca Valeri. Donne simbolo di un’epoca e portatrici di infiniti universi di senso, capaci di rendere intramontabile l’epoca alle origini della tv di intrattenimento. Persone di grandissimo carisma, simboli indiscussi di un’epoca di stravolgimenti valoriali. 
Spettacoli di forte appeal come quello  di Ciccio Merolla, in scena con Sono Solo Suono, o Metti una Nota al Cinema con con Mariella Pandolfi e Massimo Mercogliano, vanno ad integrare con gli altri una programmazione fermata a metà della Pandemia e che verrà integralmente recuperata. 
La rassegna, in fase di definizione per quanto riguarda date e location, ha di fronte un periodo di rinascita, che da Casa Santanelli prende via anche sotto forma di laboratorio teatrale gratuito, aperto a dieci giovani. Le lezioni, con cadenza bisettimanale o trisettimanale, avrà una durata minima di due anni, e sarà diviso in due fasi. La prima, insegnerà a lavorare su testi già editi, per farne spettacoli teatrali, la seconda vedrà la creazione ex novo di nuovi progetti. Gli spettacoli vincitori dei rispettivi anni verranno integrati nella stagione dell’anno successivo.
Nel momento del ritorno, anche il teatro itinerante si anima, illuminando case private e località inaccessibili in altre forme.
In rapporto diretto con il teatro del passato, aperto a nuove sperimentazioni e legato ad artisti che con la loro presenza fissa hanno donato un repertorio alla rassegna, Il Teatro cerca casa riscrive una parte delle regole teatrali, facendo un passo in più verso la presenza fissa dello spettacolo dal vivo nella vita delle persone.
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In copertina, Manlio Santanelli nel salotto della sua casa durante la conferenza stampa di questa stagione

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