Le disobbedienti/ “Io sono Cleopatra”: la regina d’Egitto si racconta nel romanzo di Natasha Solomons. Una voce di donna ricca di idee, intuizioni e sfide

0
139

Di Cleopatra, dall’antichità a oggi, si è molto scritto. Presentata come una seduttrice, una manipolatrice in grado di irretire Cesare e Antonio: gli uomini che incarnavano la potenza di Roma, ma lei si è mai raccontata?
Se lo è domandato Natasha Solomons autrice di “Io sono Cleopatra” da poco in libreria per Neri Pozza. L’autrice, leggendo i testi su cui documentarsi per dar voce alla protagonista, non ha potuto non notare come l’immagine tramandata ai posteri sia stata creata da uomini: Plutarco, Cicerone e Shakespeare per citarne alcuni. Tutti accomunati da un’idea: Cleopatra è un modello negativo.
I motivi di tale nefandezza sono abbastanza semplici da intuire: era una donna intelligente, colta, fine stratega e pienamente a proprio agio nell’esercizio del potere. La sua colpa? Il suo peccato? Aver sfidato Roma? No, aver affermato il diritto a essere il faraone soffocando scrupoli e usando al meglio le frecce al suo arco.
Tra le pagine troviamo la figlia, la donna, la sorella, la madre, l’amica e la regina in un alternarsi di ruoli che rendono umana una figura vista, fin da bambine/i, nei libri di storia come rarefatta e assimilata alla divinità. Cleopatra fu persona fatta di carne, sangue e sentimenti che per mantenere in vita il suo regno e perpetrare la dinastia dei Tolomei mise a punto una strategia: scrivere le regole del legame con Roma affinché questa non la soffocasse cancellando l’Egitto. «Vendi ciò che occorre, poi paga il dovuto al nostro faraone Tolomeo. E alla sua regina dal cuoricino tenero” Sottolinea la parola “tenero” come fosse una debolezza di cui vergognarsi, uno svantaggio della condizione femminile. Oltretutto mente, la mia generosità non era affatto una questione di tenerezza, semmai di pragmatismo».
Le volte in cui mi capita, nel lavoro di consulenza per le imprese, di ascoltare che le donne sono troppo poco incisive e rifuggono la determinazione non si contano, chi lo afferma è affetto da scarsa capacità di analisi poiché non vede la strategia sottesa a tale scelta: creare un disteso clima di collaborazione in cui la produttività aumenta, la conflittualità diminuisce e il perseguimento del risultato si ottimizza. Le ciancie a proposito di una supposta naturale inclinazione alla maternità e/o all’emotività sono prive di fondamento, la verità risiede nel pragmatismo accompagnato da buon senso.
Cleopatra analizza lucidamente la realtà: è isolata alla corte, minacciata dal fratello-sposo e i suoi consiglieri, tradita dalla sorella e impegnata a compiacere Cesare per sopravvivere. Il suo comportamento è dettato dalla visione strategica di chi sa valutare i rischi e i vantaggi mettendo in conto le perdite.
Il romanzo è ambientato negli anni nei quali si svolge la guerra civile ad Alessandria e Cesare – in attesa che le legioni al suo comando giungano via mare- vive l’assedio all’interno del palazzo reale insieme con la donna che gli darà il figlio che unirà due imperi: Cesarione.
Solomons costruisce una narrazione a due voci e un dialogo tra donne che hanno amato il soldato, l’uomo e il dittatore: una romana Servilia, l’altra straniera Cleopatra.
Servilia, madre di quel figlio consegnato alla storia dalle parole di Giulio Cesare morente per le pugnalate ricevute: “Tu quoque, Brute, fili mi!”, ricorda al lettore/trice la relazione profonda e di pubblico dominio vissuta per decenni, il desiderio di vendetta per l’uccisione del marito ad opera di Pompeo e il modo in cui la presenza di Cleopatra ha influito sul succedersi degli eventi.
Una terza donna è parte della trama, la schiava Carmiana unica amica e persona fidata della regina, cresciute insieme condividono ogni aspetto della vita e della lotta per sfuggire a intrighi, minacce e pericoli. L’inizio della relazione tra Cleopatra e Cesare viene raccontata attraverso i pensieri della protagonista: «Lui pensa di possedermi, ma io non sono affatto qui. Non mi può raggiungere» sono parole che rimandano a un meccanismo dissociativo messo in atto come strumento di sopravvivenza dalle vittime di abusi, lei gli si offre per ottenere la protezione di Roma dal tentativo posto in essere dal fratello/sposo/faraone di escluderla dalla reggenza.
Cosa infastidisce di questo racconto? Nel nostro caso che nel corso dei millenni poco sia cambiato nei rapporti di forza tra uomini e donne, agli storici e i commentatori del passato – e  probabilmente anche del presente- che una donna possa ricorrere agli stessi mezzi di un uomo per mantenere il potere.
Ma Cleopatra non fu l’unica a sfidare la supremazia dell’impero romano, anche Zenobia la regina di Palmira lo fece e nel 266 d. C., dopo la morte del marito, si proclamò Augusta e batté moneta, il suo impero fu distrutto dall’imperatore Aureliano che la condurrà a Roma in catene, probabilmente d’oro, ma catene.
Anche per lei gli storici hanno parole poco lusinghiere, nel migliore dei casi la definiscono divorata dall’ambizione confermando l’esistenza di un doppio standard duro a morire secondo il quale un uomo ambizioso è degno di considerazione mentre una donna non lo è, per lei a prevalere non è l’apprezzamento ma il biasimo.
Solomons racconta una Cleopatra diversa dandole una voce di donna, una voce ricca di sfumature, ruoli, idee, intuizioni, emozioni e sfide.
©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Natasha Solomons
Io sono Cleopatra
Neri Pozza
Traduzione
di Marina Visentin
Pagine 302
euro 20

Natasha Solomons è nata a Londra nel 1980. Ha pubblicato presso Neri Pozza I Goldbaum (2019, BEAT 2024), Casa Tyneford (2020), Un perfetto gentiluomo (2021), Io, Monna Lisa (2022) e Romeo e Rosalina (2023). Le sue opere sono state tradotte in diciassette lingue. Vive in Dorset.

Tra le disobbedienti la biografia di Zenobia:

e quella di altre regine e imperatrici:

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.