Liberare dai sigilli le centinaia di opere d’arte e reperti sequestrati nella lotta al traffico illecito. Un numero corposo che giace nei depositi, da restituire agli studiosi e al pubblico: è il senso del progetto pilota nato dall’ accordo tra Museo archeologico di Napoli e Procura , con il supporto scientifico dell’Università Federico II.
Firmato al Museo dalla procuratrice Rosa Volpe per la Procura napoletana, con Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto (coordinatore del gruppo tutela beni culturali), il sostituto procuratore Vincenzo Piscitelli e il direttore del Mann Paolo Giulierini (foto).
I primi frutti del complesso lavoro di identificazione e recupero potrebbero portare a breve un nucleo iniziale di queste opere (anfore, monete, anelli ma anche epigrafi, statue, quasi tutte di età romana) sotto gli occhi del pubblico.
Nel progetto organizzativo della Procura partenopea, la tutela del patrimonio archeologico del territorio del circondario di Napoli è stata individuata come uno dei più importanti obiettivi di natura giurisdizionale. Infatti, è stato istituito un autonomo gruppo di lavoro, competente per le attività di indagine in materia di reati contro i beni culturali, storici e artistici.
Le attività previste dal protocollo consentiranno alla Procura di Napoli di ricostruire e aggiornare, anche nel tempo, la mappa geocriminale delle condotte di aggressione ai beni culturali e dei soggetti coinvolti nel territorio di propria competenza, per ulteriori indagini sul traffico di beni culturali, alla luce delle nuove e più incisive fattispecie di reato, introdotte con gli artt. 518 bis e seguenti del codice penale.
Spiega Giulierini: «Il progetto speciale restituirà un patrimonio di prim’ordine alla comunità civile e agli studiosi, permettendo di realizzare mostre, esposizioni permanenti per “Musei della legalità” come quello proposto dal Comune di Aversa, pubblicazioni specialistiche. Credo però che la novità assoluta potrà giungere dalla spiegazione del “perché” si sono verificati tali episodi, dell’esemplificazione delle gerarchie di tutti quegli anelli della catena che vedono operare gli umili, solitamente i bracci operativi, e i potenti, quali porto di arrivo della merce. Magari con la compiacenza di alcune case d’asta o musei. Di tanti soggetti che sono intoccabili».

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