Tra il 10 giugno e il 12 luglio ritorna il Campania Teatro Festival, arrivato alla quindicesima edizione, la sesta diretta da Ruggiero Cappuccio. Un festival che prende le mosse dopo la fase acuta del percorso pandemico (e in parte figlio di questo) sulla tensione provocata da una crisi internazionale i cui fantasmi sembrano portarci indietro di quaranta anni.
Mai come negli ultimi anni è emerso il ruolo fondamentale della cultura. Mai come negli ultimi anni, gli investimenti sostanziosi della Regione e la capacità di fare rete dei gruppi culturali maggiormente istituzionalizzati della Campania, hanno fatto venir fuori la natura della teatrale manifestazione estiva più importante del Sud, forse più importante di Italia, sicuramente tra le più importanti in Europa. 
Se la ragione serve a definire il perimetro in cui l’arte agisce, dice Cappuccio, l’abbandono artistico è quello che permette di superare la nottata, per quanto buia possa essere. L’abbandono come forza creatrice, di arte, di linguaggi, di significati. Il Teatro come fulcro di una difesa della cultura che passa attraverso investimenti di capitale importanti.
Campania Teatro Festival cresce e corre, sulla stabilità istituzionale che la felice collaborazione, in primis tra Stabile, Capodimonte e Fondazione Campania dei Festival, ha saputo dare. Una collaborazione che va a al di là dei rapporti ufficiali, con la trentennale amicizia artistica tra il direttore dello stabile Andò e  il direttore del Festival Cappuccio. Ma anche per quella che è ormai il luogo di eccellenza del Festival: Capodimonte e il suo Real Bosco, parco aperto, parco liberato, parco restituito alla cittadinanza.

Un festival i cui viluppi partono da Capodimonte per arrivare a  molti luoghi di Napoli (con attenzione particolare a Napoli Est) e della Campania tutta. Tutte le province coinvolte, con  una strizzata d’occhio particolare a Salerno, che quest’anno offre il suo lungo mare ad uno spettacolo acquatico.
La formula è sempre la stessa.
Unico festival a funzionare nell’ora più nera del teatro, quella del primo anno di pandemia, la sua natura di trampolino per emergenti si rafforza insieme alla particolarità di privilegiare spettacoli di alto profilo con una sezione internazionale di gran pregio. 

Un festival che è importantissimo fare, dice Cappuccio, per la rete rafforzata delle istituzioni, che vede il top della cultura ufficiale agire in forma corale per una manifestazione che sulla carta, tra i 1700 posti di lavoro creati, l’apertura alla popolazione, i prezzi di accesso più che popolari, si presenta come il Festival a cui non si deve rinunciare. Festival a cui volere bene.

9 sezioni, 36 spettacoli di prosa nazionale con 26 debutti assoluti.  L’85 per cento dei testi rappresentati è scritto da autori viventi, a partire da Raffaele La Capria, che quest’anno compie cento anni e che verrà omaggiato con un spettacolo a cura di Roberto Andò, inserito nella sezione SportOpera. Le location saranno tutte di eccezione, e vedranno l’intervento di Mimmo Paladino, che curerà l’immagine dell’intera rassegna.
Le sezioni rappresenteranno l’anima composita del festival, oltre alla sezione SportOpera, diretta da Claudio di Palma, ci saranno le sezioni Prosa Nazionale e Prosa Internazionale, Danza, Osservatorio, Musica, Letteratura, Cinema, Progetti Speciali.

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li interpreti, i registi, gli artisti di altissimo profilo saranno centinaia, tra gli altri fa particolarmente piacere incontrare Alessandro Baricco e Franco Arminio, Lello Arena e Luca Barbarossa, Lina Dalisi e Chiara Muti, Elio de Capitani e Rosaria De Cicco, Ciccio Merolla, Lino Musella, Tonino Taiuti, Chiara Francini ed Elio Germano, Lina Sastri, Imma Villa, Filippo Timi. 
Gli artisti internazionali presenti, invece, saranno Sulyham El-Bassan con il suo caso internazionale  I Medea, che esplora i rapporti in quello che una volta è stato definito scontro tra civiltà, Renzi Choukair con uno spettacolo che riporta in auge il destino dei prigionieri siriani nel lacerante conflitto ancora in corso, la violoncellista Sonia Wieder-Arherton che sulla voce dell’attrice inglese Charlotte Rampling ci introduce ad uno spettacolo che mette assieme Sheakcspare con Bach.

Confermato anche quest’anno lo spettacolo Il Sogno Reale. I Borbone di Napoli. , che andrà in scena sulla Terrazza dei Principi a Capodimonte. Qui sette attori interpreteranno altrettanti racconti brevi ispirati dal grande lascito culturale di un’epoca senza precedenti per il Sud Italia, e che ancora oggi, anima, divide, crea interpretazioni e cultura. A questo sia ggiunge la riedizione di una guida ai siti borbonici in Campania. 

Oltre agli spettacoli, alcuni eventi diurni animeranno gli ambienti esterni di Capodimonte. Tra queste ci saranno YogaCanto, un progetto di Roberta Rossi, che esplorerà le potenzialità del corpo e i limiti di questo in relazione alla espressività che gli è propria, a partire dal dominio della voce e Come un albero la mia voce racconta, progetto a cura di Antonella Baldi e Martina Ippolito che guiderà i partecipanti alla rinascita sociale dopo i molti mesi di isolamento, di socialità mutilata, alla ricerca di un equilibrio totale con lo spazio circostanze e che trova nel Bosco di Capodimonte la location più indicata. 

Il Festival Estivo che tutti aspettavamo riparte sulla scia di una emotività rigeneratrice che viene fuori dagli anni difficili del teatro, per la manifestazione della bellezza e dell’arte. L’arte che non si ferma, e che qui si esprime nella buona riuscita di un dialogo duraturo tra protagonisti della cultura, istituzioni, decisori politici, e popolazione.
Un Festival corale di cui, è sempre più chiaro, Napoli, il Sud, l’Italia intera non possono più fare a meno.

Per il programma completo, per le date, i prezzi e tutti i protagonisti si rimanda al link ufficiale del Campania Teatro Festival.
I biglietti saranno in vendita a partire dal 20 maggio. 

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