Si rialza il sipario dello storico Centro Teatro spazio di San Giorgio a Cremano, luogo di produzione, diffusione e formazione. E riparte con spettacoli di prosa, danza e appuntamenti per i più piccoli.
Spiega il direttore artistico Vincenzo Borrelli che abbiamo visto in tv nella terza serie de ” I bastardi di Pizzofalcone”:  «Non avevamo ancora la certezza di una riapertura al cento per cento per poter ospitare i nostri affezionati spettatori. Fino all’ultimo momento non eravamo certi delle condizioni. Intanto abbiamo fatto un piccolo cartellone, iniziando da uno spettacolo a noi caro, che in questo momento storico (dopo l’affossamento del ddl Zan) serve alla comunità lgbt. Si ricomincia, infatti, da “Macedonia e Valentina” tratto dall’omonimo libro di Pasquale Ferro pubblicato da ilmondodisuk, vincitore di premi e pubblicato in lingua russa. Seguiranno altri eventi interessanti».

Qui sopra, la locandina dello spettacolo. In copertina, Vincenzo Borrelli

A San Giorgio il centro è l’unica struttura teatrale cittadina. Che nel weekend (6 e 7 novembre) propone il testo di Ferro adattato e diretto dallo stesso Borrelli. Il resgista sarà anche in scena, insieme con Cristina Ammendola, Marina Billwiller, Nancy Fontanella e Antonio Tatarella.
Nucleo della storia, ‘o curaggio d’e femmene. I personaggi femminili del libro da cui è tratta la messinscena sono persone forti: carceriere e carcerate, combattenti in nome dell’amore. Le due protagoniste (detenuta e suora) si scontreranno con una società bigotta, classista, benpensante. E con la violenta realtà del carcere. La storia è tratta da una vicenda vera. Nomi e
luoghi sono un’idea dell’autore.
Dal 12 al 14 novembre il palcoscenico ospita il festival Oltre la linea d’inverno dedicato alla danza contemporanea.
Dal 4 al 19 dicembre presenta Miseria, ovvero la storia di Masaniello vista da Borrelli. Il capopopolo napoletano è Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento, Don Genoino la saggezza e l’ambiguità, Il Viceré e
la Viceregina quel governo che tutto dà e tutto toglie, Il potere della Chiesa fa senza mai nulla fare. Fatti di ieri che somigliano a quelli di oggi: tutto è cambiato ma resta sostanzialmente fermo.
Dal 29 gennaio al 6 febbraio​, Borrelli si confronta con Qui sosta in silenzio… ma quando ti allontani parla: incontro struggente e tragico fra un uomo, con infermità mentali e un’infermiera nazista,che ha il compito di verificare le condizioni dell’uomo per sottoporlo al programma T4, il cosiddetto “Olocausto minore”, che prevedeva l’eliminazione dei disabili. Un progetto di “morte pietosa” con cui i nazisti soppressero oltre 200 mila disabili, mettendo a punto i metodi che avrebbero poi utilizzato per lo sterminio degli ebrei. In nome del miglioramento della specie umana.
Dal 5 al 13 marzo, Ho comprato la mia libertà: Borrelli dialoga con sé stesso in un luogo disabitato e impossibile, solo pochi elementi scenici dalle enormi dimensioni (una sedia, un elemento che può fungere da letto o da palco, una seconda sedia leggermente più piccola). Luci a incandescenza illumineranno determinati punti delimitati dello spazio scenico,
tutto di colore bianco, pochi abiti gettati qua e là di colore nero, un luogo da disconoscere e da cui scappare. Violenza, fuga, angoscia. L’unico vero filo conduttore è quello di una ricerca interiore che trova dimensione vitale nella consapevolezza del “non capire”.
Dal 7 al 22 maggio, Che bello lavorare di Vincenzo Russo, per la regia di Borrelli. Marirò è una giovane entusiasta della vita e del lavoro: diventa vittima di pressioni e soprusi da parte dei superiori. Finché non trova in sé , e nel suo profondo senso di giustizia, le chiavi d’accesso per una risalita morale e professionale, che diverrà paradigmatica anche per altri lavoratori.
Non solo spettacoli, ma anche sperimentazione a San Giorgio.
«Con grande gioia – commenta Cristina Ammendola- abbiamo molti iscritti ai nostri corsi di dimensione sperimentale dell’esperienza teatrale L’esperienza teatrale come quella formativa hanno medesima essenza: camminano nella medesima direzione e si possono identificare reciprocamente. Un laboratorio teatrale presuppone un work in progress in presenza per chi insegna e per chi si mette in gioco… Quando entriamo in un teatro usciamo dal paesaggio urbano per poi tornare nel paesaggio urbano trasformati. Anche la scuola dovrebbe essere così tutti i giorni. Per questo motivo il Centro Teatro Spazio esiste e resiste con i suoi corsi dai 6 ai 101 anni… per ricercare insieme un luogo altro dove esistere».





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