Le cronache campane negli ultimi mesi hanno registrato uno dei cambiamenti più significativi degli ultimi anni. A fronte di cifre tumorali, che aggiungendosi al gi  complesso quadro di disoccupazione e assenteismo correlato dall’ultimissima inchiesta che vuole l’acqua del capoluogo cittadino in cima all’agenda politica, un fiume in piena ha travolto le piazze della regione più discussa dell’intero Stivale. I movimenti confluiti nella generale indignazione affondano le proprie radici in anni di lotte e rabbia. Il dato nuovo è il linguaggio scelto per chiedere risposte e documentare la realt . Ne sa qualcosa Ferdinando Balzamo con la sua mostra fotografica “ASSISTITI!” ospitata nelle sale della Domus Ars fino al 30 novembre, chiamata a ritrarre le decine di onesti lavoratori della NapoliServizi durante le ore di servizio.
“Volevo esprimere concetti che evidentemente in altro modo non si riesce a far passare commenta l’autore – ci l’idea che c’è un mondo di persone che normalmente lavora, al netto di qualcuno presente dovunque, che cerca di non lavorare. La cosa che più mi fa arrabbiare è che quando si pensa alle aziende pubbliche si pensa a gente che sta l a passare la giornata e per questo ho voluto fotografare le situazioni più crude, più difficili”.
Le gradinate dello stadio San Paolo, l’obitorio, le aree verdi e le strade (protagoniste di percorsi quanto meno “originali”) sono solo alcune delle situazioni ritratte da Balzamo nella sua mostra fotografica in bianco e nero, che affonda le sue radici in un percorso attento e approfondito. Da aprile a luglio, infatti, il suo lavoro è stato quello di girare per la regione campana cercando di ridare dignit  a lavoratori troppe volte oscurati da cifre che non lasciano spazio ai volti che rappresentano, ma con un linguaggio nuovo. La chiave di volta è stata proprio questa rispondere ai numerosi articoli sui disservizi campani spesso grossolani e demagogici con un linguaggio nuovo, che registrasse il fallimento della parola e cercasse la strada della comunicazione altrove. Chi altri, se non la Domus Ars la casa dell’arte nel cuore del centro storico poteva rispondere a questa richiesta di aiuto.
“Volevo dare il senso di un’azienda che in questi anni si è molto evoluta e ha cambiato molto la propria pelle incontrando la volont  dei lavoratori di aiutare questa trasformazione”, continua il fotografo, che nel presentare il proprio lavoro non dimentica il proprio ruolo di “semplice messaggero”.
Un messaggio che al momento non prevede destinazioni altre se non quella attuale nelle sale della Domus Ars, aperta al pubblico per testimoniare un lavoro che sembra annullare l’uomo e non nobilitarlo. La possibilit  è quindi di quelle imperdibili scrutare tra le foto esposte i volti di chi quotidianamente lotta contro una citt  che sembra votata al caos, e capire che forse i veri “assistiti” siamo noi.

Per saperne di più
www.domusars.it/personali.html

Nella foto, particolare di uno scatto. In basso, l’autore e momenti dell’inaugurazione

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