Le carceri in Campania sono in preoccupante sovraffollamento. Ma questa non è una novità, bensì una condizione cronica. È quanto emerge dall’utimo dato messo a disposizione dal Ministero della Giustizia (31 gennaio 2022). A fronte del numero di penitenziari presenti sul suolo regionale, la popolazione carceraria supera – in alcuni casi, drammaticamente- la capienza regolamentare.
Nei 15 istituti penitenziari campani per adulti e in quello militare di Santa Maria Capua Vetere, al 31 dicembre 2021, è stata rilevata la presenza di 6747 detenuti, 971 in più del previsto e 320 in più rispetto al 2020, quando il numero s’assestava a 6420. È quanto emerge dalla relazione annuale del Garante regionale delle persone private della libertà in Campania.

Foto di ErikaWittlieb da Pixabay 

Samuele Ciambriello, che ricopre la carica di garante regionale dei detenuti, ha più volte denunciato i numeri allarmanti che interessano anche la detenzione nei 17 istituti minorili della Campania: 316, di cui 140 stranieri e 8 ragazze.
A questi, si aggiungono 6 ingressi nei Centri di prima accoglienza, 69 in comunità, 46 presso i Centri Diurni Polifunzionali. Senza considerare che, in carico ai servizi della Giustizia Minorile in Campania, nel 2021, sono finiti 6569 ragazzi sui 13611 di tutt’Italia. Ossia, ben il 47,6% del dato nazionale.
Della popolazione carceraria campana, il 32% è in attesa di giudizio, il 65% deve scontare una condanna definitiva e solo il 3% accede alla semilibertà. Lo stesso Ciambriello ha ribadito un dato agghiacciante: nel 2021, si sono verificati 1189 atti di autolesionismo, 829 scioperi della fame e della sete, 3425 infrazioni disciplinari, 155 tentativi di suicidio e 6 suicidi, per la maggior parte di giovani in attesa di giudizio.
Le condizioni di sovraffollamento più eclatanti si registrano nelle carceri napoletane di Poggioreale e Secondigliano. Nella Casa Circondariale “G. Salvia” di Poggioreale, in base ai dati raccolti nel settembre 2022 dall’Associazione Antigone, figurano al momento 2112 reclusi su 1571 posti. Invece, nella Casa Circondariale “P. Mandato” di Secondigliano, vi sono 1178 reclusi su 1073 (fonte: Ministero della Giustizia, gennaio 2022).
Oltre ai due istituti penitenziari, non va trascurato il sovraffollamento nel carcere femminile di Pozzuoli, dove, in seguito a una recente visita di Antigone, è emerso che la popolazione carceraria supera del 166% la capienza dell’istituto (181 persone recluse a fronte dei 109 posti disponibili). Tra l’altro, l’associazione ha denunciato che ben 12 detenute vivono nella stessa cella per 21 ore al giorno.
Ma qual è lo stato delle carceri campane? A quanto denunciato dal Garante regionale e dalle associazioni che si occupano dei diritti delle persone private della libertà, lo stato degli istituti penitenziari regionali è obsoleto e fatiscente. Mancano o sono inadeguati i servizi igienici, scarseggiano i medici e il personale sanitario, i luoghi di studio sono del tutto precari o assenti, gli spazi comuni in cui favorire attività laboratoriali votate al recupero e alla riabilitazione dei detenuti risultano essere praticamente assenti. Le celle sono delle vere e proprie stalle, in cui vengono ammassate persone che, in periodo pandemico, si sono contagiate fra loro con enorme rapidità.
Si legge dal report di Antigone del 26/11/2021, riguardo al Carcere di Poggioreale (il più grande d’Italia): «Il padiglione Roma è uno dei più degradati. Le porte delle celle non sono caratterizzate dalla classica doppia chiusura (porta a sbarre + blindato), ma dal solo blindato, che ostruisce molto il passaggio di aria e determina particolare sofferenza specie nel periodo estivo. Al piano terra, in zona separata dagli altri spazi detentivi, è situata la semisezione per le detenute trans (8 al momento della visita); ai piani 1° e 2° si trovano i detenuti tossicodipendenti (circa 100); al terzo piano i cd sex offenders; il 4° piano è dedicato alle attività trattamentali.
La sezione delle detenute transessuali è caratterizzata da poche celle (alcune – con due o tre persone – aperte al momento della visita, altre – singole – no) prive di docce e talvolta caratterizzate ancora dalla presenza di wc a vista; nella stessa sezione vi è un ambiente per le docce comuni, nel quale è riscontrabile la presenza di una grande quantità di muffa sulle pareti.
I piani dedicati alle persone tossicodipendenti – I e II – presentano celle di diverse dimensioni, che ospitano da 3-4 fino anche a 12 persone nei periodi di maggiore affollamento dell’Istituto, con letti a castello anche a tre piani; la ristrutturazione del secondo piano ha consentito la realizzazione delle docce nelle celle».
In queste condizioni, i diritti basilari dei detenuti vengono lesi. In primis, il diritto alla salute. Il problema è riemerso con forza con il recente decesso di un anziano detenuto nel carcere di Secondigliano. Salvatore, originario del quartiere Sanità, è morto per problemi cardiaci nonostante il tempestivo intervento di compagni di cella e polizia penitenziaria. Le carceri di Poggioreale e Secondigliano registrano un’elevata presenza di ultrasettantenni e ultraottantenni, molti di questi ammalati con patologie cardiache e cardiovascolari. Possibile che per loro non esistano misure alternative alla reclusione?
Che dire poi delle persone che hanno sofferenze psichiche sottoposte a reclusione in istituti non idonei ad ospitarne la presenza? In Campania, ci sono articolazioni psichiatriche negli istituti di Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere (CE), Benevento, Salerno, Sant’Angelo dei Lombardi (AV) e Pozzuoli (NA). E poi ci sono due Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) a Calvi Risorta (CE) e san Nicola Baronia (AV), che ospitano complessivamente 40 internati.
Da un’ulteriore denuncia del garante regionale Ciambriello: «È inutile continuare a sbandierare il successo della chiusura dei manicomi criminali se non siamo in grado di sciogliere nodi sinora inestricabili: presa in carico dei sofferenti psichici in gruppi di appartamento, assistenza domiciliare, potenziamento dei servizi di salute mentale, tutto in fase di prevenzione» (fonte: NapoliToday, 17 agosto 2022).
In Campania, è presente anche il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove, il 6 aprile 2020, si è verificata una vera e propria mattanza di detenuti, operata da agenti di Polizia penitenziaria in tenuta antisommossa. Recentemente, sono stati rinviati a giudizio 105 imputati tra agenti penitenziari, funzionari del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e dell’Azienda sanitaria locale, accusati a vario titolo di responsabilità riguardo alle violenze arrecate ai reclusi in piena pandemia. Anche questa è una vicenda che ricolloca al centro del dibattito non solo il tema del diritto alla salute e del diritto alle cure, ma anche l’assenza di numeri identificativi sui caschi e le divise degli agenti penitenziari.
In proposito, Pietro Ioia, ex garante delle persone private della libertà del Comune di Napoli, finito recentemente in carcere con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione che trafficava droga e cellulari abusando della sua stessa posizione di Garante, ha scritto un libro che andrebbe letto a fondo. Nel suo: “La cella zero – Morte e rinascita di un uomo in gabbia” (Marotta e Cafiero, 2017, 116 pgg.), Ioia ha fatto una denuncia che ha avuto strascichi penali per secondini, medici e personale sanitario in carcere.
Attraverso queste pagine, l’autore, recluso tra Italia e Spagna per 22 anni a ridosso di 20 istituti penitenziari diversi, che dietro le sbarre ha conosciuto il sopruso, l’abuso di potere, la sospensione dei diritti, racconta cosa sia la «cella zero», ossia un luogo di torture dove detenuti di tutte le età venivano vessati dalle guardie penitenziarie.
Uscito dal carcere, Ioia denunciò pubblicamente l’accaduto e ben 22 persone vennero indagate. Ancora oggi, a distanza di dieci anni dai fatti, il processo si trascina lentamente nella fase del primo grado di giudizio.
Tuttavia, la vicenda che l’ha visto finire nuovamente in manette, cela la rinascita di Ioia come uomo che ha sempre ammesso i propri sbagli, dicendo di aver pagato i propri conti con la giustizia. Una volta scontata la pena, Ioia è stato capace di rigenerarsi nell’impegno sociale a favore dei diritti delle persone detenute, senza rinnegare il proprio passato, ma anzi ammettendone i profondi errori.
Come ricorda Viviana Lanza, dalle righe de Il Riformista del 19 ottobre 2022: «a segnare la sua seconda vita sono stati soprattutto l’impegno da presidente dell’associazione Ex detenuti organizzati napoletani e, nel 2019, l’incarico, ottenuto dall’allora sindaco di Napoli Luigi de Magistris, di Garante cittadino delle persone private della libertà personale. Ci furono moltissime polemiche per la scelta di Ioia come garante dei detenuti di Napoli, e oggi, alla notizia del suo arresto per droga e telefoni cellulari introdotti nel carcere di Poggioreale sfruttando le prerogative del suo ruolo di garante, quelle polemiche sono tornate a galla come a dire «Ve lo avevamo detto…» e anticipare una sentenza di condanna che mortifica e ignora un sacrosanto principio, quello della presunzione di innocenza».
Parole che dovrebbero far riflettere profondamente tutti quei politici e amministratori che hanno fortemente spinto, all’epoca, per la sua nomina a garante dei detenuti, salvo poi ammutolire all’indomani dell’ultimo arresto. Fra l’altro, è utile ricordare che all’insediamento della nuova amministrazione cittadina, Ioia ha ricevuto una conferma nella nomina a garante dal Sindaco Manfredi, trovando così una certificazione del suo impegno per l’istituzione che era chiamato a presiedere.
In conclusione, anche se il garante nazionale delle persone private di libertà, Mauro Palma, sollecita da tempo l’introduzione di “linee guida” «per indicare parametri di indipendenza, professionalità e integrità che le Amministrazioni stesse potessero seguire nella delicata individuazione di tali figure» (Il Manifesto, 19 ottobre 2022), l’intera vicenda rimane confusa e si spera che dalle indagini della Magistratura possa emergere chiarezza.
Sullo sfondo, però, resta un tema: l’obsolescenza dell’istituzione carceraria in Italia, che è centrata su un modello repressivo, in cui i detenuti vengono spogliati della loro condizione umana senza alcuna prospettiva di riabilitazione. Forse, è proprio questo il punto da cui ripartire.

Fonti e link da consultare:

https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14_1.page?contentId=SST365608&previsiousPage=mg_1_14#

https://ristretti.org/campania-stato-delle-carceri-la-relazione-del-garante-regionale-dei-detenuti

https://www.antigone.it/osservatorio_detenzione/campania/79-casa-circondariale-di-napoli-poggioreale

https://www.ildubbio.news/2019/04/26/a-pozzuoli-dodici-detenute-vivono-nella-stessa-cella-per-21-ore-al-giorno/#:~:text=A%20rivelarlo%20%C3%A8%20Antigone%20dopo,tasso%20di%20affollamento%20del%20166%25.

https://www.napolitoday.it/cronaca/carceri-malati-mentali-napoli.html

https://www.editorialedomani.it/fatti/santa-maria-capua-vetere-processo-rinviati-a-giudizio-imputati-ck6a87k6

https://ilmanifesto.it/telefoni-e-droga-a-poggioreale-arrestato-il-garante-dei-detenuti-di-napoli-pietro-ioia

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