Una tirata d’orecchie alle istituzioni napoletane ha scosso, scatenando applausi e consensi, il pubblico che ascoltava la lezione del regista e musicologo Roberto De Simone. Come gi  anticipato in settimana, il secondo incontro del ciclo di conferenze dedicato al Barocco a Napoli, organizzato dall’Associazione Maggio della Musica, con la direzione artistica di Maurizio Piscitelli e la collaborazione del Polo Museale di Napoli, ha visto la presenza del celebre regista e musicologo. De Simone ha colto l’occasione, come spesso è accaduto negli ultimi suoi interventi in pubblico, per bacchettare la classe politica napoletana, evidenziandone il disinteresse nei confronti della cultura e dell’attenzione che dovrebbe essere dedicata a questa.
una fortunata coincidenza quella che vede insieme le mostre e gli eventi dedicati all’et  Barocca e l’anniversario pergolesiano. Pergolesi, come ha spiegato De Simone, è l’ultimo dei grandi esponenti del Barocco, un’et  poco conosciuta ai più. Il Barocco musicale napoletano è un momento molto complesso che dalla met  del Seicento fino ai cento anni dopo è stato caratterizzato da un’evoluzione musicale straordinaria.
Un folla attenta ha ascoltato con interesse l’intervento del maestro che ha descritto luoghi e storia dei conservatori di musica napoletani, con una minuzia di particolari e una conoscenza della vita della citt , che quasi sembrava di assistere alla proiezione di un film d’epoca più che ascoltare una conferenza. Il maestro con la proverbiale lucidit  e l’enorme bagaglio di conoscenze che lo caratterizzano ha illustrato la nascita del teatro musicale europeo, del melodramma a Napoli e della commedia dell’arte. La sua è una descrizione attenta e puntuale che è partita da microstorie su personaggi apparentemente sconosciuti, come Francesco Cirillo, che hanno notevolmente influito sulla diffusione del melodramma napoletano di met  Seicento.
Variet  strumentali, l’utilizzo dei castrati sono elementi che caratterizzano l’arte del recitar cantando, in cui parti serie e comiche si avvicendano tra loro. La doviziosa descrizione dei luoghi lascia intendere una profonda conoscenza della storia culturale ed artistica della citt  di Napoli, ma non potrebbe essere diversamente per un uomo che ha dedicato tante energie alla cultura napoletana e che non resta silenzioso dinanzi al degrado e allo scempio che caratterizzano la Napoli di oggi.
Molti sanno, ad esempio, che nella citt  erano presenti ben quattro conservatori di musica. Quello di S. Maria di Loreto, I Poveri di Gesù Cristo, dove ha studiato Pergolesi e hanno insegnato maestri come Alessandro Scarlatti, quello di Sant’Onofrio a Capuana e la Piet  de’ Turchini. Di questi conservatori sono rimasti solamente il nome. Santa Maria di Loreto oggi è l’attuale Ospedale di Loreto. L’evoluzione della commedia dell’arte e del melodramma napoletano è testimoniata dai numerosi contatti con l’aristocrazia del tempo. Questa tradizione e la fama che ha avuto anche all’estero si è spenta senza documenti che ne testimoniassero la vitalit . Come pure la gloria di questi conservatori è sconosciuta dal potere napoletano. “Atti vergognosi per la citt . ha tuonato il Maestro- Io ho più volte sollecitato delle lapidi che ricordassero questi luoghi gloriosi per la citt  e della storia della musica europea. Questa è una vergogna!. Ho chiesto l’utilizzo del conservatorio di Sant’Onofrio, un edificio del 400, per istituire una scuola di storia della musica. Ci hanno fatto un posto di polizia. C’era l’ospedale della pace che poteva svolgere la medesima funzione”.
“Manca la cultura, ha continuato De Simone, viviamo un periodo di diciotto anni di degrado crescente. Dovremmo tenere queste attivit  in vita anche come fatto produttivo e invece si d  spazio a logiche clientelari. Napoli capitale della musica non ha un’orchestra da camera, dopo la Scarlatti non c’è un’orchestra all’altezza. Il tutto si dipana in piccoli gruppi musicali che determinano piccole spartizioni di danaro. Questa è la cultura a Napoli. Possiamo solo parlare di come il Barocco venga messo sotto i piedi. Questo è uno degli aspetti più gravi per la citt “.
Pergolesi ha fornito l’occasione per un ennesimo richiamo ai politici che governano il territorio: “In tutto il mondo si celebrano i trecento anni della nascita di Pergolesi tranne che a Napoli. A Iesi, dove è nato Pergolesi, esiste un comitato e una commissione. Per Napoli non si è attivato nulla, le istituzioni napoletane sono assenti. Pergolesi è morto a Pozzuoli, forse il comune di Pozzuoli far  qualcosa, ma a Napoli non si far  nulla. Io avevo previsto una nuova riflessione su come si esegue la musica barocca. Essa è ormai un corpo ossificato, ma rappresenta la carne viva, il sangue del nostro sangue e invece diventa una noia mortale. Tutto è basato sull’ esecuzione filologica. Bisogna fare una riflessione su come viene intesa la filologia barocca. Ciò vale anche per autori come Bach e Haendel. Si sarebbe dovuto discutere con un comitato per le celebrazioni pergolesiane e, dico, è una vergogna che            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO non si faccia questo. La citt  non promuove nulla tranne che canzonette e porcherie per le quali si sborsano migliaia di euro. Vige nelle strutture del potere una ignoranza crassa, spaventosa i cui consulenti sono esperti solo nel saper attivare argomenti di facile napoletanismo: la pizza, le canzonette, i musei fasulli delle canzoni e altre cose di questo genere.
Mi auguro che siamo arrivati al capolinea e che finalmente ci possiamo liberare di questo oscuro periodo di regime che ci coinvolge da più di quindici anni.”
Un lunghissimo applauso ha commosso ed emozionato tutti i presenti. Il direttore della manifestazione, a nome dell’uditorio, ringraziato e salutato un uomo che ha saputo unire s la sapienza dell’erudito e dello studioso, l’esperienza dell’uomo di teatro, l’entusiasmo dell’artista e l’impegno del cittadino.

De Simone a Capodimonte, durante l’incontro

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