Il 9 e 10 settembre scorso si è tenuta a Roma la “Conferenza Internazionale sulla violenza contro le donne” promossa dal dipartimento per le pari opportunit  unitamente al ministero degli affari esteri, che ha visto la partecipazione dei paesi di ogni continente.

La conferenza è stata inaugurata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha aperto la kermesse con una testimonianza di grande spessore civico e politico: “la lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’omofobia fa tutt’uno con la causa del rifiuto dell’intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall’ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali e da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica”.

E ancora: “se è vero che il Parlamento Italiano gi  da decenni si sia impegnato in una severa legislazione sulla materia, è altrettanto vero, che deve sentirsi, cos come tutti i paesi oggi rappresentati, egualmente responsabile dell’incompiutezza dei progressi realizzati”.

Il grande evento internazionale si è avvalso di autorevoli e significative testimonianze, non solo di importanti rappresentanti di governo ma anche di donne impegnate da anni nella lotta a difesa delle donne violentate e delle stesse protagoniste vittime di tali abusi.

I dati e le analisi emerse hanno riportato un quadro aberrante della enormit  del fenomeno. Centoquaranta milioni di donne vittime nel mondo di abusi fisici, psicologici, e sessuali. Una violenza diffusa che unisce Oriente e Occidente, democrazie evolute e regimi teocratici e sessuofobici. Un universo di violenza e di sopraffazione da cui l’Italia non ne resta fuori, ma ne risulta parte integrante.

Prima di procedere a una lettura più approfondita di “casa nostra” è però utile una caratterizzazione più generale del fenomeno.

Lo studio della violenza sulle donne si fonda su un elemento certo, sono gli uomini a agire la violenza: la violenza è dunque violenza di genere e quindi una violazione dei diritti umani. Mentre però l’affermazione dei diritti all’eguaglianza e della non discriminazione sono da sempre parte focalizzante del sistema dei diritti umani, il tema della violenza contro le donne entra nel dibattito internazionale solo negli ultimi dieci anni.

Il documento più importante è la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993, frutto di una forte pressione dei movimenti delle donne, culminata nella Conferenza di Vienna sui diritti umani.

La Dichiarazione fornisce per la prima volta una definizione ampia della violenza contro le donne, definita come "qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libert , sia nella vita pubblica che nella vita privata."

Il tema della violenza contro le donne rimane però a tutt’oggi fortemente conflittuale, non solo in relazione ai diritti umani, ma anche per le profonde divergenze su come riconoscerla, prevenirla e affrontarla nelle sue complesse modalit  di manifestazioni.

La violenza nei confronti delle donne assume infatti varie forme. La violenza domestica, gli stupri, il traffico di donne e bambine, l’induzione alla prostituzione e la violenza perpetrata in occasione dei conflitti armati, quali omicidi, stupri sistematici, schiavitù sessuale e maternit  forzate. Nonch delitti d’onore, infanticidi femminili e mutilazioni dell’apparato genitale femminile.

(1. continua)

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