La stilista Elisabetta Franchi può dire che assume solo donne “anta” e con figli, ritenendole a disposizione h24, così come un’azienda bolognese che lavora per Yoox, colosso della moda, del lusso e del design, può chiedere alle lavoratrici di passare da uno a due turni giornalieri (5:30/13:30 – 14:30/22:30) per la stessa paga.
Anche la compagnia aerea del nostro paese, Ita Airways, può permettersi di rinnovare l’accordo per il call center per la società di Stato dei voli, licenziando, di fatto, 221 dipendenti. La maggior partepuntualmente donne.
La Betty Blue SpA della stilista bolognese (Elisabetta Franchi) segna un fatturato di poco meno di 40 milioni a trimestre (anno 2020), si può permettere di assumere donne senza “problemi” con i figli, che non avanzino particolari pretese, disponibili sempre e solo da asservire. Insomma, la Franchi preferisce annientare un essere umano in quanto donna, madre e moglie, in un sol colpo.
La Yoox non è da meno, per 1200 euro al mese preferisce massacrare i tempi di vita delle donne, annullare a queste una vita di relazione e non permetterne la crescita dei propri figli, calpestarne i ruoli e violentandole nel fisico e nella mente.
Mentre la compagnia di bandiera dei voli italiana, azienda di Stato (100% Ministero dell’economia e delle finanze), con i soldi pubblici si può permettere di diventare soggetto passivo e far licenziare le donne lavoratrici (in parte anche uomini), senza alzare un dito. L’impresa Covisian, per conto di ITA Airways, già aveva offerto retribuzioni inferiori dell’11% rispetto al tabellare previsto. Ma non è bastato: per chi resterà a lavoro, tramite il passaggio di cantiere, perderà gli scatti di anzianità ed un ulteriore taglio del 30% della paga.
Tuttavia, questo è il paese che ricorda la giornata internazionale della donna, festeggia la mamma, parla di parità di genere, di solidarietà tra i sessi, di riservare quote rosa nell’ambito delle professioni e via dicendo. Retorica a buon prezzo che non incide nella vita materiale delle donne, falso buonismo ipocrita e bugiardo.
Il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a luglio 2021, ha adottato una “strategia nazionale per la parità di genere” (2021/2026). Il documento definisce 5 priorità strategiche, le prime due riguardano il lavoro e il reddito delle donne. 
Il primo punto si interroga pesantemente sulla discriminazione delle donne per l’accesso al lavoro, quindi reputa necessario un incremento dell’occupazione femminile. Non una sola parola sul trattamento delle donne in ambito lavorativo, sulla mancata conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Per quanto riguarda il reddito si pone il problema dei differenziali retributivi in relazione agli uomini, ma nulla individua per superare i vergognosi dislivelli esistenti tra i sessi.
La verità dice altre cose. L’Italia si attesta al 28° posto nella Unione europea (ultima) per la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Nonostante è donna il 54% del totale dei laureti europei e il 59% di quelli italiani. E continuando, in Italia il voto di laurea medio per le donne è di 2 punti superiore a quello degli uomini, mentre quest’ultime sono massimamente discriminate proprio nella carriera accademica.
Le istituzioni dovrebbero cominciare a produrre meno affermazioni di principio che riguardano le donne, e “limare”, invece, quella selva normativa che parla di parità, scendendo nei luoghi di lavoro, privati quanto pubblici, per toccare con mano le gare d’appalto della Ita Airways (azienda di Stato), per ostacolare i colossi imprenditoriali nazionali che “giocano” con i tempi di vita delle donne, per contrastare chi le paga di meno rispetto agli uomini.
Le parole “vuote” abbondano, si cominciasse a renderne pienezza normativa e dei fatti.
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