Poesia, sofferenza, amore, suoni del tempo,  danze della vita. Tutto questo è “Carluccio” messo in scena gioved sera  al parco Robinson di Fuorigrotta. Cornice la Festa della riscossa popolare organizzata dal Comitato Campania Rainbow.
Anima dello spettacolo, Pasquale Ferro che  ne ha scritto il  testo,  curata la  regia, dando vita  a due  volti di Carluccio, quello di fine  Ottocento e  la versione dei giorni nostri, lasciando  l’interpretazione  del personaggio  ambientato sotto le bombe del secondo  conflitto  mondiale  all’altrettanto  bravo Stefano Ariota, entrambi straordinari nel trasmettere  emozioni, dolore e  speranza agli spettatori.
Struggente, tenero e fedele, Carluccio è il simbolo di una realt  tracciata dall’antropologo Abele De Blasio sotto il cielo napoletano di fine Ottocento. “Pederasta passivo”, mariuolo un po’ femmineo da bassofondo metropolitano, s’innamora perdutamente  del boss (Ciccillo)  che finisce per  nascondere la propria omosessualit   con un  matrimonio, tutelando orgoglio e rispettabilit   maschile,  lasciando l’amante alla propria disperazione.
 Il linguaggio  antico, serrato,  appassionato, coinvolgente, malgrado le asperit , cattura cuore e sguardo, preparandoci al quadro successivo, dove Stefano Ariota , a met  Novecento, ripercorre il palpito di un incontro incandescente, malgrado le incursioni aeree. Il napoletano  ammorbidisce  la sua sonorit , la radio fa da sottofondo, l’ipotesi di continuare una relazione  coperta da nozze riparatrici prende il sopravvento su una drammaticit  un po’ datata. E, infine, Ferro si riprende  Carluccio  proiettandolo  nell’oltre duemila, in Germania,  accanto alla generosit  della trans Ingrid che  lo accoglie dopo un rocambolesca  fuga imposta dal padre camorrista dell’amato Francesco. Ma l’amore vince…
L’autore mette in scena la battaglia per i diritti alla sessualit , combattuta  in prima persona, con la forza di una creativit  libera, costruita su un’accurata ricerca, capace di diventare arte.
Incisivo, convincente, ironico Raffaele Speranza nel triplice  ruolo della coscienza di Carluccio, di Ciccillo e di Ingrid. Ammaliante la perfomance degli allievi della sua scuola Amaltea, che danzando l’ntrezzata (ischitana) e la spiritualit  del buddismo ci trasferiscono dal diciannovesimo secolo all’era telematica.
 Rappresentato  nel teatro Spazio Libero di via del parco Margherita nell’inverno scorso,  lo spettacolo meriterebbe di calcare  scene  internazionali, portando nel mondo l’energia del talento partenopeo.
In foto, l’autore di "Carluccio", Pasquale Ferro
            
		





