Qui sopra, la copertina del libro
In alto, Plautilla Bricci:
Prospetto meridionale, 1663, disegno, Roma,
Archivio di Stato

Consuelo Lollobrigida introduce una argomentazione importante circa la presenza, nei secoli passati, delle donne nel mondo dell’arte, non è vero che esse non ci furono, bisogna saper cercare senza limitarsi ai documenti che ne riportano i nomi, è fondamentale procedere a una indagine accurata del periodo in cui vissero attraverso una lettura comparata di storia, letteratura, politica, arte e costume.
Per incontrare le donne che scelsero di vivere una vita diversa da quella che prevedeva una presenza limitata e conclusa in ambito domestico e familiare bisogna calarsi nello spirito e nell’anima di un periodo.
L’autrice segue questo approccio per disvelare il talento di Plautilla Bricci, architettrice, pittrice e scultrice che visse a Roma nel XVII secolo. Il padre, Giovanni Bricci, fu uomo aperto ai mutamenti che animavano la società, dotato di talento poliedrico si dedicò alla letteratura, la musica, il teatro e la pittura affermandosi oppositore di quanti sostenevano la naturale inferiorità delle donne.
Incoraggiò la figlia a incamminarsi verso una carriera artistica fornendole gli strumenti necessari: una valida istruzione e una rete di relazioni, amicizie e contatti che le permisero di costruirsi indipendenza e libertà. L’autrice data l’esordio di Plautilla alla seconda metà degli anni Trenta del Seicento sotto il pontificato di Urbano VIII, membro di una famiglia che condivideva e nutriva idee filofrancesi generatrici di una apertura nei confronti delle donne.  
Oltralpe vi fu, tra il 1630 e il 1650, un vivace dibattito su la “querelles des femmes” in cui l’opera di Jacques du Bosc “Les femmes Heroiques” si intrecciò con le idee di Marie de Gournay e Madeleine de Scudery su un modello di donna definito femme forte che, ispirandosi a donne dalla personalità e il temperamento di Elisabetta I, Maria de’ Medici e Anna d’Austria, accantonava per sempre quello rinascimentale.
Sul versante italiano vi fu nel 1633, quale contributo al dibattito, “La galleria delle donne celebri” di Francesco Pona. Questo clima, aprendo nuove possibilità alle donne che sceglievano una vita nel mondo dell’arte, favorì l’affermazione di Plautilla.
Il periodo barocco, soprattutto la seconda metà del Seicento, fu pervasa da una presenza di donne che animarono il confronto e la discussione circa il loro ruolo nella società creando un fil rouge che si snoda testimoniando continuità, le donne aristocratiche si impegnano per accrescere il loro spazio così come le artiste che in Plautilla, Artemisia Gentileschi e Giovanna Garzoni avevano le esponenti più note mentre altre iniziavano a partecipare alla vita culturale romana attraverso la frequentazione di accademie tra cui la più significativa fu quella di San Luca.
Plautilla fu introdotta all’arte dal padre e continuò la sua istruzione potendolo seguire presso il cenacolo culturale e la bottega del Cavalier d’Arpino, la Lollobrigida chiarisce che l’assenza di documenti che ne attestino la presenza in bottega non è dirimente poiché l’apprendistato delle donne aveva carattere informale e non era soggetto ad essere regolato da contratto.
Presso il Cavalier d’Arpino Plautilla imparò tutto quel che le era consentito dovendo rinunciare a quanto al suo sesso proibito: lo studio dell’anatomia e del nudo dal vero.
Negli anni Sessanta divenne architettrice contribuendo ad arricchire e proseguire lo sguardo femminile sull’architettura le cui origini – spiega l’autrice –  si datano “al basso medioevo, in Renania, in alcune regioni della Francia e in Inghilterra” anche se apprendiamo che Plautilla Bricci, architettrice celebre fu, però, un caso unico.
«Tra l’età della Controriforma e il Barocco si compie un lento cambiamento culturale che investe il ruolo della donna nella società. È nel corso di questa trasformazione che affiora e si afferma Plautilla Bricci. Pittrice, architettrice, scultrice, Plautilla è l’equivalente femminile di Gian Lorenzo Bernini».
La storia di questa donna straordinaria, che si spense a quasi novanta anni, si conclude con una annotazione sull’atto di morte che ne testimonia la vita, accanto al suo nome vi è l’appellativo di Signora che al tempo era riservato alle donne di origini non aristocratiche che avevano eccelso in una attività liberale a cui si accompagna un nihil  – “Plautilla Sig.ra q…[nihil]…” che evidenzia una anomalia per il diritto dello Stato della Chiesa, vi era una mancanza: non un marito, non un fratello, non un ordine religioso.
Plautilla era appartenuta soltanto a sé stessa. La sua storia è ricostruita con rigore, metodo e rispetto. Una donna ne racconta un’altra traendola dalle ombre del passato affinché la memoria del suo talento non vada perduta. Il lavoro di Consuelo Lollobrigida merita, a nostro parere, di essere letto anche da quanti non hanno un interesse specifico per l’architettura.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Consuelo Lollobrigida,
“Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco Romano”.
Gangemi Editore,
pag 191 euro 24,00
L’AUTRICE
Consuelo Lollobrigida dedica dagli anni del dottorato di ricerca la sua attività allo studio delle artiste, orientato in particolare le indagini sul territorio romano in età moderna. È Adjunct Professor of Art History presso il Fullbright College of Ats and Sciensecof University of Arkansas – Rome Center ed è impegnata in un progetto di ricerca europeo sull’architettura femminile tra XV e XVI secolo. Tra i suoi lavori pubblicati Donne che dipingono (2013).

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