Libro/”Passione & Poesia” di Antonio Filippetti: quel senso di verità nei versi

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Giovedì 9 giugno, alle ore 17,00, sla presentazione del nuovo libro di Antonio Filippetti intitolato Passione & Poesia Con  l’autore interverranno Lucia Stefanelli, Carlo Di Lieto e Bruno Pezzella. Letture a cura di Adriana Carli. Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano, Via Monte di Dio, 14. Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo di seguito uno stralcio dalla premessa.

 Questo libro intende riaffermare, sull’esempio dei classici, che il sapere senza memoria non si fa conoscenza. In un’epoca in cui tutto si brucia nell’istante, quasi senza lasciare traccia e laddove la riproposizione di stili, atteggiamenti, espressioni verbali è un tormentone monotono ed asfissiante, può essere utile riflettere su ciò che è stato, beninteso anche nel pensiero raziocinante.
Ed è unicamente per questo, non per il desiderio di scriversi addosso, che vengono riproposti all’attenzione dei lettori alcuni  testi apparsi in diverse occasioni nell’arco degli ultimi quindici anni.  Essi costituiscono tuttavia l’esempio patente di una testimonianza verificabile, o meglio di una riflessione rimasta poco o per nulla ascoltata ma che ritrae tuttora “lo stato dell’arte” : un paese immobile, che si avvolge o peggio si contorce su se stesso, senza criterio e volontà di rinnovamento, che s’illude o  intende illudere e che non dà segni di vita concreta se non quello di un’effimera quanto non maldestra o truffaldina aspettativa di cambiamento.
I personaggi  richiamati negli scritti sono ancora sulla scena a recitare lo stesso copione, ovvero a raccontare le medesime fandonie:  nel migliore dei casi essi non sono altro che  i figliocci impostori di quei finti condottieri e salvatori della patria che, messi inopinatamente alla guida del vapore, lo hanno condotto o lo stanno conducendo  inesorabilmente allo sfacelo  e alla perdizione. Gli altri che si sono aggiunti nel frattempo e che erano rimasti talvolta per ovvie ragioni in retrovia, rappresentano la conferma di un continuum per di più imbastardito ed arrogante e, quel che è peggio, senza utili e verificali vie di uscita.
L’irruzione travolgente dei social e dei suoi adepti nella sfera pubblica e privata ha comportato una straordinaria e pericolosa messa in disparte dello spirito raziocinante determinando, con la sacralizzazione del mezzo, la nascita di un popolo di internauti senza memoria e privi di futuro. Tutto, infatti, si gioca nell’istante, “live”, ovvero in presa diretta, senza avere o dare il tempo di riflettere prima di capire e conseguentemente agire. Un apparato comunicativo complice e asservito – quando non stupidamente credulone – diventa esso stesso, come va oggi di moda, una colossale “fake-news”. Ogni possibilità di controllo critico risulta abolita.  
A questo punto appare quindi  del tutto irrisorio discettare ancora,  trovare  deficienze e imposture ovvero parteggiare per gli uni o per gli altri; la verità, ormai chiarissima, è una soltanto. Nessun miglioramento ovvero cambiamento sostanziale ci potrà essere se tutti costoro non vengono messi a tacere, liquidati una volta per sempre, definitivamente. Naturalmente occorre rendersi conto che non sarà (non è) facile ma almeno bisognerà capire che lo sfascio è il risultato dell’azione di coloro che da troppo tempo sono in scena a recitare un’identica commedia scambiandosi semmai le parti senza alcun costrutto.   Occorre innanzi tutto una lucida presa di coscienza in grado di promuovere  una  grande   mobilitazione civile che reclami la fine  di questo assurdo monopolio.
E non è certamente occasionale la determinazione di raccogliere la produzione poetica leggibile nella terza parte: nella consapevolezza beninteso che soltanto nella parola della poesia è possibile riconquistare senza trucchi o infingimenti quel senso di verità da troppo tempo scomparso nella coscienza civile. Insieme ovviamente con  la cognizione  della  dimensione imperitura della parola poetica. 

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