Il travaglio di esistenze, malavita, legalità, Stato, omertà, politici, corruzione, complicità. Di questo tratta il romanzo Cuorineri di Simona Pino D’Astore, Graus Edizioni, pagg. 175, Euro 15,00.
Sullo sfondo di una Brindisi che rappresenta simbolicamente una qualunque area urbana del mondo, deturpata dal contrabbando, dallo spaccio e dalla corruzione, s’intrecciano le vicende di Franco Altavilla (detto “14”), Luigi Narcisi (detto “Il pazzo”) e Luigi Patisso (detto “il Direttore). Tre soggetti cresciuti in fretta, tra stenti quotidiani, violenze, soprusi e niente regole.
Il romanzo sottolinea come diventare professionisti del malaffare sia l’inevitabile conseguenza di un’infanzia dominata dalla povertà e dalla privazione, da genitori anaffettivi o da violenze domestiche; di un’adolescenza in cui l’ossessione di arricchirsi diventa un bisogno impellente, così come la necessità di emergere nel ruolo di leader del gruppo.
Agli occhi dei tre bambini, poi divenuti uomini, quindi, la vita del mafioso appare come una chiave d’accesso all’agiatezza e alla gloria a cui hanno sempre aspirato.
Ragazzi che per la prima volta hanno ricevuto una carezza dall’insegnante, una buona azione da un compagno di scuola, un’attenzione da estranei, tutto questo mai da un familiare o parente prossimo. Ben presto cuore e sentimenti soccombono a rancori e vendette.
Il romanzo scorre con dovizia di particolari riguardanti i tre protagonisti del male, episodi in cui entra anche l’analisi dell’autrice; lettura gradevole, la cronaca nera lascia comunque spazio al bene, alla possibilità di individuare la retta via, in una cornice che ricomprende le commistioni tra mafia, politica e giustizia.
A un certo punto la società brindisina cambia passo: gli scontri a fuoco diventano pane quotidiano, le forze dell’ordine cominciano a programmare arresti di capi e gregari, per gli scafisti la vita si fa sempre più dura, il carcere un inferno, al mercato delle “bionde” clandestine si sostituirà man mano quello delle armi e della droga (più remunerativi).
Simona Pino D’Astore nel finale tratteggia nei minimi particolari il declino di quelle “esistenze travagliate”, lascia intuire la fine di un ciclo e l’inizio di una nuova era, il riaversi alla società, da rifiuti appestati ad “accettati”, da criminali senza scrupoli a uomini e padri di famiglia, da guerrieri a gentiluomini. A questo punto l’autrice entra nella mente dei tre, ne scruta i tratti più nascosti, i lati più oscuri.
Lei stessa sostiene: «Cuorineri ha lo scopo sociale di far comprendere che un cambiamento è possibile anche quando gli uomini si vedono come condannati ad una dannazione eterna. Tale cambiamento ovviamente non passa, in questo caso, attraverso il pentitismo come molto spesso è accaduto negli ultimi anni, dove pentirsi significa denunciare altri solo per avere uno sconto di pena. In questo caso particolare si tratta di uomini che non hanno né chiesto né avuto sconti di pena, ma che vogliono dimostrare con il loro comportamento che per tutti è possibile modificare il percorso di vita in meglio, dopo aver pagato pienamente per i propri errori».
All’improvviso si rompe con l’inferno, ci si accorge che il rispetto degli altri non si conquista con la minaccia, si passa dal “dannati a prescindere” a redenti ed integrati nella società. Si acquistano dignità e integrità morale. Infine, si diventa un esempio per gli altri.
Questo romanzo d’esordio della brindisina Simona Pino D’Astore sembrerebbe il proseguimento naturale degli studi in Giurisprudenza e la professione di giornalista. E’  pensabile che i margini di crescita come scrittrice siano davvero alti.
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In foto, particolare della copertina
LA PRESENTAZIONE
Storie di malavita e di redenzione. Lunedì 6 maggio, alla libreria Raffaello di Napoli, in via Kerbaker 35, l’autrice presenta il volume, alle 17,30, con  la criminologa Antonella Formicola; il professor Cesare Cilvini, Presidente dell’Accademia A.U.G.E.; i personaggi principali del libro Luigi Patisso detto Il Direttore; Franco Altavilla detto 14; Luigi Narcisi detto Il Pazzo.

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