Ieri sera, domenica, abbiamo avuto nuove buone o cattive notizie, non lo abbiamo capito, forse ci aspettavamo davvero di uscire cantando Bella ciao vestiti da rapinatori con la tuta rossa e la maschera di Dalì.
Invece non ci resta che tenere duro e concentrarci, continuare a mettere in ordine dentro e fuori di noi, dove sia più facile poi sta a voi capirlo. Ho visto librerie ordinate come nemmeno nei video dei politici in televisione. Ho scoperto che posso sistemare i libri in ordine alfabetico partendo dalla terza parola dell’incipit. Un caos ordinato. Per fortuna ci sono persone che non riescono a stare ferme nemmeno stando a casa e scrivono idee e progetti, i cambiamenti vanno vissuti per renderli positivi. Altrimenti ci troviamo soli con un cambio primaverile sistemato e pronto per essere rimesso nell’armadio. Almeno fino alla prossima conferenza stampa.
Non sto parlando di me con che in quanto a buoni propositivi e prospettive per il futuro alterno momenti altissimi a dei picchi in caduta libera che nemmeno Willy il Coyote. Sto parlando di Rita Alessandra Fusco e Annachiara De Maio, due giovani curatrici che ho avuto l’onore di incrociare nel mio percorso artistico più volte.
Con Rita ho trascorso una piacevole serata a chiacchierare delle loro buone intenzioni e di un progetto artistico nuovo, La Nuova Maniera. Quello che segue è un estratto della conversazione.
Antonio: come nasce La Nuova Maniera?
Rita: Vogliamo lanciare uno spazio d’arte, virtuale per adesso, perché legato alle esigenze del momento, ma che potrà essere poi concreto o comunque ospitato in luoghi fisici.
Nasce da una esigenza mia e di Annachiara De Maio. Ci siamo conosciute tre anni fa a a Torino. Lei è una storica dell’arte che incontra il mondo della curatela con il progetto NICE  di Paratissima e ha sempre collaborato con gallerie italiane e straniere, mentre io sono stata più vicina al mondo della critica. Stiamo provando a fondere le nostre esperienze per creare qualcosa insieme. Stavamo organizzando una fiera legata a Paratissima ma è saltato tutto a causa della quarantena.  Il mondo dell’arte sta vivendo questo cambiamento dovuto al periodo storico come qualsiasi altro ambiente. Un cambiamento che coinvolge non solo gli artisti ma anche tutti gli esperti del settore. Vogliamo fare qualcosa e farla adesso. Vogliamo vivere questo cambiamento.


Antonio: Perché questo nome?
Rita: Tra tutti i cambiamenti nella storia dell’arte il manierismo è stato tra quelli più importanti, uno dei primi in assoluto. Siamo partiti dal Vasari per arrivare ai giorni nostri. La storia dell’arte ha avuto tante nuove maniere che hanno avuto nomi diversi. È tempo di scrivere una nuova maniera di impostare le cose e approcciarsi all’arte. Un nuovo modo di fare arte e di intenderla. Che non ha a che fare per forza con lo stile perché gli artisti continueranno a camminare per la propria strada e ad affrontare i loro discorsi.
Antonio: Dovendo adesso proporsi a un pubblico virtuale trovi che ha ancora senso la pittura o la scultura, forme d’arte che hanno bisogno di un contatto quasi fisico tra lo spettatore e l’opera.
Rita: Noi non vogliamo proporre il virtuale al posto del reale. Questo è solo un momento di passaggio dove possiamo dialogare e parlare. Questo crisi ci ha fatto capire tante cose anche dal punto di vista artistico, l’opera d’arte è importante al di là della rete. Il suo valore ha senso in pubblico. Tra le persone con gli artisti, non sono solo oggetti in vendita. Possiamo approfittare di questo momento per discutere e creare un vero dibattito sull’arte.
Antonio: Avete creato una pagina facebook e un profilo instagram. Quali sono i prossimi passi ?
Rita: Vogliamo coinvolgere critici, curatori e galleristi con interviste video in diretta sui vari social per creare interazioni. Attraverso la diretta si potranno fare domande agli esperti così da stimolare un dinamismo dialettico. Non saranno interviste fini a se stesse.
Antonio: Quali cambiamenti ci saranno secondo te nel mondo dell’arte?
Rita: La pandemia ha bloccato tutto. Ha fermato il mercato dell’arte. I musei e le gallerie sono chiuse e nel momento in cui si ricomincerà dovremmo ripensare l’intero sistema. Anche le aste e le valutazioni economiche. Si portano sempre gli stessi artisti e le stesse correnti. Non si guarda altrove. Mi auguro che dopo tutto questo ci sia voglia di osare e scoprire. La Nuova Maniera nasce con questo intento. Siamo partite con una chiamata alle arti per comunicare con gli artisti e vedere come stanno vivendo questo momento e cosa stanno facendo. Una call aperta a tutti gli artisti non solo italiani per scovare qualcosa di nuovo e di diverso, perché poi la figura del critico e del curatore è anche quella del talent scout.  Non ci vogliamo omologare, non vogliamo avere paura di dire qualcosa di diverso. Partiamo da questo momento chiedendo agli artisti cosa ci raccontano ma in seguito ci saranno chiamate diverse con altre tematiche. Non ci leghiamo a tutto questo.
Antonio: questo è un periodo strano. Lontano da quel giro di giostra che può essere l’inaugurazione, la galleria, la mostra, la fiera. Ci sono artisti che cavalcano l’onda del coronavirus, altri che invece si sono fermati quasi a leggere il proprio vissuto fino a questo momento.
Rita: Ho notato grande smarrimento negli artisti. Non c’è stato quell’iperproduzione che ci si poteva aspettare, più che altro una sorta di timidezza nel rapportarsi al problema. Bisogna metabolizzare questo che stiamo vivendo. Molti vorrebbero dire qualcosa ma non hanno ancora trovato la maniera giusta per poterlo fare. Questa call servirà anche a questo.
Antonio: Gli artisti come fanno a proporsi?
Rita: C’è un regolamento sulla pagina facebook e instagram del LA Nuova Maniera. Devono inviare un’opera con la presentazione e le motivazioni sul perché hanno scelto questo lavoro.
Antonio: Ci sono limiti di espressione?
Rita: Assolutamente no.nessun limite sul linguaggio , siamo aperti a ogni espressione artistica. Quello che vogliamo è che venga fuori un fare comune. Attualmente il mondo dell’arte è troppo concentrato sull’io. Ogni artista parla per sé e solo sul proprio lavoro. Ci sono pochi gruppi e correnti. Non dico che dobbiamo fare una nuova Transavanguardia o un nuovo Medialismo però possiamo iniziare a parlare di nuovo insieme. Spazio alla collettività perché ne abbiamo bisogno.
Antonio: La selezione è vostra. Starà a voi far parlare e dialogare gli artisti. Creare un discorso unico.
Rita: Queste call sono un pretesto per creare questo tipo di collettività. Non possiamo stare fermi. Dobbiamo stare a casa ma non possiamo stare fermi.
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