Il Teatro San Carlo si illumina con un fuori programma d’eccezione che rappresenta una netta presa di posizione contro la guerra in Ucraina. Ballet for peace vedrà sul palco ballerini ucraini e russi di fama internazionale in un gala destinato a rimanere negli annali.
Organizzato in tempi record da Alessio Carbone, già primo ballerino dell’Opéra di Parigi e capace di coordinare in un grande abbraccio alcuni tra i migliori professionisti di balletto del mondo, sull’onda di uno spontaneismo che ha visto molti partecipanti proporsi per la serata. 
Che non si tratti semplicemente di vicinanza al popolo ucraino, è presto detto. Per la cultura russa la danza classica non è mera attività culturale di alto profilo ma vera arma di soft power, usata come un’estensione della diplomazia durante tutto il ventesimo secolo. La distensione delle tensioni diplomatiche è passata più di una volta attraverso un gala a Parigi o a Berlino, con i due Balletti più importanti di Russia, quelli di Pietroburgo e di Mosca, a farla da protagonisti.
Balletti le cui scuole hanno formato molti dei ballerini presenti sul palco di Napoli il 4 aprile.
Fin dallo scoppio della attuale guerra, l’Opera russa è stata protagonista di defezioni importanti come quelle del direttore Tugan Sokhiev e, per quanto riguarda il balletto, quelle del primo ballerino Jacopo Tissi e soprattutto della prima ballerina Olga Smirnova, stella assoluta russa, già volata ad Amsterdam con un nuovo contratto in tasca. Smirnova che sarà sul palco del San Carlo in questo Gala eccezionale.
Da questi veri e propri eventi parte un filo direttissimo che arriva al 4 aprile passando per l’abbraccio tra il soprano ucraino Liudmyla Monastyrska e il mezzo soprano russo Ekaterina Gubanova durante l’Aida a Napoli, due giorni dopo lo scoppio della guerra.
Filo direttissimo che vede anche la fuga di Anastasia Gurskaya, prima ballerina a Kiev, e nota dolorosa della morte di Artem  Datsyshyn, primo ballerino sempre a Kiev e qui colpito durante un bombardamento.
Il teatro storico più bello del mondo, quindi, diventa crocevia di un evento dalla portata internazionale, sintesi perfetta di una tragedia umana universalmente condivisibile.

Qui sopra, Iana Salenko; in copertina,
la ballerina ucraina con Dinu Tamazlacaru ( ph JackDevant)


Perché  i migliori ballerini del mondo insieme sul palco, in una concentrazione di talenti impossibile in circostanze non extra-ordinarie, sono totalmente connessi ai destini delle due principali nazioni in guerra. 
Oltre alle già citate Smirnova e Gurskaya, Ballet for Peace vedrà la partecipazione di stelle assolute tra le quali Iana Salenko, nata a Kiev formatasi a Donetsk (Donbass) e prima ballerina a Berlino, Artur Shesterikov russo e primo ballerino ad Amsterdam, Oleksandr Ryabko, ucraino e primo ballerino ad Amburgo, compagno di scena e di vita di Silvia Azzoni, anche lei sul palco.
Ci saranno Maria Yakovleva e Denys Cherevychko, russa lei e ucraino del Donbass lui e compagni di scena a Vienna, Timofej Andrijashenko, di famiglia mista, formatosi presso il Russian Ballet College che sarà a napoli con Nicoletta Manni, sua compagna sul palco della Scala e nella vita. Maria Kochetkova e Katja Khaniukova arriveranno  dall’English National Ballet, mentre Christine Shevchenko dall’American Ballet Theatre. Ancora, saranno presenti Kateryna Shalkina e Timu Tamazlacaru, Sebastan Kloborg, Alexey Popov da Vienna, Luisa IeluzziStanislao Capissi dalla Scuola di Ballo del San Carlo.
Tutti professionisti dal vissuto interessante. Tutti maestri in una disciplina che, al di là della leggerezza con cui viene espressa, prevede una rocciosità che bene si addice ai popoli russi ed ucraini. Una perseveranza che non tiene conto del sacrificio e che porta ad espressioni tra le più perfettamenti calzanti del balletto, anche esso, globalizzato. 
Al Gala, che rappresenta la parte più evidente della vicinanza morale al popolo ucraino, si  aggiungono una serie di iniziative volte ad accogliere chi la guerra l’ha vissuta e chi  dalla guerra fugge.
L’annuncio della compagnia stabile, dopo le polemiche dello scorso anno, e dei contratti a tempo indeterminato, porta il Corpo di Ballo napoletano ai livelli di quelli di Roma e Milano e arriva insieme all’annuncio di posti destinati ad audizioni per ballerini ucraini colpiti dal conflitto. Ma non solo.
L’accoglienza nell’immediato si manifesta anche attraverso l’apertura, per adesso a due bambini( fuggiti dalla guerra e arrivati a Napoli con solo uno dei due genitori), della scuola di ballo del San Carlo. 
In un momento in cui i ponti rappresentano un pericolo, viatico preferenziale per l’invasore, simbolo di morte e di minaccia perenne, il San Carlo, diventa ponte tra due culture diverse ma con medesima dignità d’essere, espresse egregiamente in un Ballo che sa di vita, fratellanza, pace e comunanza.
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Per informazioni dettagliate su Ballet for Peace si rimanda alla pagina ufficiale dedicata sul sito del Teatro di San Carlo.

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