“Torre ncantata quanta malinconia, a quanta anne staje addurmuta int’ a vita mia…”…
Suonano cos le parole di Giulia Capolino, parole calde e profonde che affiorano dalle note mediterranee del suo nuovo album, che disegna la sua entrata in scena nel mondo discografico.
“Torre ncantata” è nato dopo anni di esperienza, dopo intense ricerche interiori che hanno percorso tutti i sentieri dell’arte, dalla poesia, di cui la prima maestra è stata la poetessa Lina Lagan , alla pittura, sino a giungere alle note multietniche di questo album.
Una musica che solca le onde del fado popolare portoghese, del flamenco spagnolo, con influenze trasversali della musica orientale ed indiana in particolar modo: il tutto espresso in una lingua interiore, malinconica, mistica, quella napoletana (“Come potrei esprimermi” dice Giulia “se non in questa “lingua”, la mia?”).
E anche i luoghi descritti sono napoletani: l’album è stato presentato a Villa Volpicelli, una terrazza che si tuffa a strapiombo sul mare, accarezzando con la vista tutto il golfo napoletano, le suggestive barche dei pescatori che vi stanno sotto, gli scogli che tagliano trasversalmente l’azzurro ed il Vesuvio in prima linea sullo sfondo.
E poi la torre: la torre “‘ncantata” che d  nome all’album, la torre che è luogo nato, piedistallo dell’infanzia dell’artista, delle sue prime esperienze, prima tappa della crescita interiore che Giulia sta ripercorrendo all’indietro e punto fondamentale dove tutta la sua ricerca l’ha ricondotta. E la torre è anche luogo “iniziatico”, tramite tra la terra che  ncora la torre ed il cielo a cui s’aggrappa, punto di collegamento con Dio, quasi come il campanile dell’ “Inverno” di Fabrizio De Andrè.
Lungo il percorso che conduce alla torre l’artista napoletana ha deciso di esporre le sue installazioni ed i suoi quadri: il nodo centrale di questa forma d’arte è lo stesso che riconduce poi alla sua musica, quello interiore, quello dell’essere umano che ricerca e ritrova s stesso. Immagini del Vesuvio in eruzione, luoghi marini e marittimi, un cuore enorme che esplode dall’interno, sino a giungere alle sette uova il cui centro tende ad ascendere verso l’alto, sino a raggiungere il cuore stesso, il cielo, il karma.
L’arte in tutte le sue forme, ma da questo momento soprattutto la musica, è stato il mezzo attraverso il quale Giulia Capolino ha voluto esprimere il suo rapporto con la sua interiorit , con la sua infanzia, con la sua anima e, dunque, con la sua citt , Napoli: solo da quest’ultima può nascere ed esprimersi pienamente e “veramente” tutto il tormento viscerale e interiore che la trascina e che l’ha condotta a divenire un’artista “co’ o core”.

Per saperne di più:
www.giuliacapolino.com

Nelle foto, la serata a Villa Volpicelli

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