L’idea di organizzare un convegno su Don Giovanni e, successivamente, di pubblicarne gli atti è segno della vitalit  degli studi sul cavaliere, che, nato dalla fervida fantasia di Tirso de Molina, passa per le mani di tanti autori, prima di approdare nel duo da Ponte Mozart, che lo consacra all’immortalit .
Come acutamente osserva la curatrice del volume, Sara Zurletti, soltanto Carmen ha avuto la stessa sorte di sganciarsi dall’opera di un autore per poi correre nel tempo e vivere una vita propria. Ma Don Giovanni possiede quel quid di imprendibile, di irraggiungibile.
Di grande interesse l’analisi dal punto di vista dell’antropologo, che Marino Niola conduce con rigore, prendendo le mosse da una riflessione di Ortega y Gasset, secondo il quale esistono tre tipi di uomini quelli che credono di essere Don Giovanni, quelli che credono di essere stati Don Giovanni e quelli che credono che avrebbero potuto esserlo ma non lo hanno voluto. Come dire che non è possibile non fare i conti con questa figura, che in realt , è l’incarnazione di un mito, l’archetipo della dissolutezza infernale, vorace a mensa e nell’alcova, maschera anatomica di tutto quanto trasgredisce l’ordine divino n umano. La serratissima argomentazione conduce a una nuova definizione di Don Giovanni, che si può identificare con la negativit  perfetta, “un adamantino non essere, un’eco, riflesso di un riflesso”.
Per Umberto Curi, superata definitivamente la direzione dell’immanentizzazione dell’amore, “non più riconducibile alla nozione di eros, n assimilabile a quella di agape, il mito di Don Giovanni assomma in s la indissolubile connessione tra amore e morte. Anche in questo caso, emerge la problematicit  della figura, oltremodo complessa e sfuggente non a caso, nel libretto di Da Ponte per Mozart, il protagonista risponde a chi vorrebbe conoscerne l’identit  “Chi son io tu non saprai!”. Un soggetto senza io, come propone Giovanni Bottiroli nel suo intervento, che dimostra come per le donne la sconfitta di don Giovanni non costituisca motivo di appagamento, anzi Don Giovanni è la felicit  perduta e contro di questa- si sa- non c’è vendetta.
Mozart fu abilissimo nel cogliere il bios teatrale del seduttore, superando il librettista con la sua straordinaria inventiva =Don Giovanni. Questa è la tesi di Claudio Meldolesi. per Mozart l’occasione per vivere- creare nella cornice suggestiva di un “teatro nella musica ” che trova la sua cifra più naturale e congeniale nell’opera del Salisburghese.
Gerardo Guccini dedica le sua riflessioni al rapporto tra colpa e pena, a partire del libretto di Giuseppe Bertati Il convito di pietra, rivestito di musica da Giovanni Gazzaniga e rappresentato a Venezia, al teatro San Moisè nel 1787. In questo,come in altri casi, tra cui occorre considerare Il nuovo risarcito convitato di pietra di Giovan Battista Andreini,edito postumo di recente (2003, a cura di Silvia Carandini e Luciano Mariti), trova fondamento la convinzione che ben prima di Da Ponte e Mozart fu avvertita la necessit  di indagare il nesso tra le colpe e la pena con questi ultimi due, infatti, si compie un processo che però era stato avviato molto prima, che scagiona Don Giovanni da ogni colpa, in quanto espressione pura di pulsioni connaturate all’uomo, di cui egli si sostanzia fino alla sostanziale identificazione.
Nella variet  degli interventi, che è impossibile sintetizzare in queste brevi note di lettura,un posto a parte merita il breve saggio di Maurizio Scaparro che disegna con brevi emagistrali pennellate il “suo” Don Giovanni, un uomo che sfida il cielo e non si lascia sedurre dall’utopia preferendo a questa le donne, tante donne, che egli ama non per mancanza d’amore, anzi. Le ama per rinverdire l’amore, per moltiplicare il sorriso e il piacere. Dopo il contributo di Andrani, dedicato all’architettura musicale dell’opera, Roman Vlad si concentra sul teatro mozartiano, di cui offre un’analisi puntuale, completata dalle considerazioni di Charles Rosen, che si sofferma sul finale, un vero e proprio inno alla libert , sostenuto da un abile gioco di simmetrie tonali perfettamente coerenti. A Sara Zurletti e Giovanni Carli Ballala tocca il compito di indagare le strategie drammaturgiche del capolavoro mozartiano, mentre Philip Gosset ha inseguito il mito di Don Giovanni nell’Ottocento italiano anche il Duca in Rigoletto è un dissoluto impunito Verdi e Boito da una parte sono debitori nei confronti del personaggio mozartiano, dall’altro occorre precisarlo, aprono la pista a Strawinsky, ad Azio Corghi e a Josè Saramago oltre a tanti altri come quel Felice Lattuada, autore della tragedia musicale Don Giovanni del 1929 a cui dedica un puntuale esame Francesco Bissoli. Non poteva mancare nella scaletta dei relatori uno studioso di estatica il saggio di Enrica Lisciani Petrini accende un focus sull’intreccio tra Thomas Mann e Don Giovanni, con la mediazione di Kierkegaard.
Il commendatore e il gelo che questa figura emana sono ben altro che la giusta punizione che pone fine alla vita dissoluta del seduttore.            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7eEèHlèNO» OJe
tnRpeKKKYT  Il gelo è la dimensione mortale, che alimenta le avventure di Don Giovanni, il quale per vivere, sottolinea la studiosa passa di donna in donna, come in preda a un’ansia spasmodica. La dissoluzione, quindi, non viene n dimenticata n superata la dissoluzione va custodita perch il dissoluto possa continuare a vivere.
L’inabissamento nelle fiamme di Don Giovanni non è una punizione finale, come alcuni sbrigativamente credono, bens il necessario ritorno del vitale nell’informe, appena travestito da “giusto” finale, mera concessione alle convenzioni del tempo, obolo forzato per assicurare il “lieto fine” alla struttura drammaturgica dell’opera.
La raccolta di atti del convegno napoletano è, quindi, un’occasione preziosa per “rileggere il mito del burlador de Sevilla”, un passo avanti nella lettura di un mito che non perde il suo smalto, tant’è profondamente radicato nella più attenta dimensione dell’uomo, tant’è attuale e moderno, come si usa dire di ogni invenzione della mente umana che si possa ascrivere alla sfera del “classico” .

Zurletti S. (a cura di), Don Giovanni. Il dissoluto impunito, CUEN, Napoli 2008, pp. 338, € 22,00.

Nella foto, una scena del film Don Giovanni

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