Alzheimer costi dell’assistenza e bisogni delle famiglie nella Regione Campania.
E’ questo il titolo del 1 rapporto AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer) Sezione Campania, a cura di Caterina Musella (Luciano Editore).
La comunit  scientifica internazionale, nonostante indubbi progressi, non ancora ha saputo rispondere alle malattie come le demenze che portano alla “perdita del patrimonio cognitivo-intellettivo dell’uomo e alla nullificazione della sua personalit “.
Alcuni indicatori denotano la differenza tra un normale invecchiamento e una demenza.
Questo spartiacque è dato dal cosiddetto Disturbo Cognitivo Lieve, che riguarda una popolazione di soggetti anziani non compromessi sul piano delle attivit  quotidiane ma con un disturbo isolato di memoria, potenzialmente a rischio per lo sviluppo di demenza.
Ma come ci si accorge della presenza di un Disturbo Cognitivo Lieve, che non va confuso con la demenza?
Disturbo di memoria, calo della memoria superiore a quello previsto, normale comportamento al lavoro, nei rapporti quotidiani, normale funzionamento cognitivo, assenza di malattie della memoria come la depressione, malattie endocrine.
Ogni anno in Italia si riscontrano 150 mila nuovi casi di demenza, quella “disfunzione cronica e progressiva delle funzioni cerebrali che portano ad un declino delle facolt  cognitive della persona”.
Alcuni ricercatori del CNR prevedono che nel 2020 i nuovi casi di demenza saliranno a 213 mila l’anno, di cui 113 mila attribuibili all’Alzheimer.
La malattia di Alzheimer è una patologia del sistema nervoso centrale caratterizzata dalla progressiva e inarrestabile morte cellulare dei neuroni appartenenti alle aree associative della corteccia cerebrale.
Ai disturbi mnesici si aggiungono depressione, ritiro sociale, appiattimento affettivo, calo degli interessi, trascuratezza della persona, idee deliranti spesso di tipo persecutorio, ansia.
Secondo il Rapporto Mondiale Alzheimer del 2009 sono stimati in 35,6 milioni le persone affette da questo tipo di demenza.
In Europa si prevede che dal 2015 i decessi supereranno le nascite, con un relativo aumento delle persone anziane.
L’Alzheimer’s Desease International (ADI) prevede un aumento delle persone con demenza nella sola Europa dai 9,95 milioni del 2010 ai 18,65 milioni del 2050.
Solo in Italia si stimano circa 900.000 casi di demenza e circa 3 milioni di familiari coinvolti direttamente nell’assistenza ai pazienti.
In Campania, secondo le proiezioni nazionali, si stimano dai 60.000 agli 80.000 mila casi, e più di 200.000 familiari coinvolti.
Oltre agli interventi istituzionali come l’assistenza domiciliare integrata, strutture residenziali assistenziali, ospedalizzazione, case di riposo, case famiglia, centri diurni per demenze, la popolazione anziana si “aiuta” con l’assistenza privata.
Le badantigiocano un ruolo fondamentale. Le famiglie di pazienti che hanno dichiarato di avvalersi della collaborazione delle badanti sono il 40,9 del campione. Il 32,7% del campione risulta composto da badanti straniere (per il 95,1% sono donne), mentre l’8,2% sono italiane.
La demenza di Alzheimer è una malattia di genere, il 69% degli utenti sono donne. L’Alzheimer, infatti, colpisce di più le donne degli uomini, le donne sono le più coinvolte nella cura e nel supporto, soprattutto quando la gravit  della Malattia riduce drasticamente l’autosufficienza del paziente. Tre volte su quattro (76,6%) è la donna a occuparsi dell’assistenza domestica agli ammalati ed il 40,9% delle volte il compito è affidato alle badanti (per l’80% straniere).

La terza parte dello studio è principalmente dedicata alla figura del “caregiver”, colui che offre assistenza e cura all’ammalato di Alzheimer.
Può essere informale, ovvero un figlio, un coniuge e più raramente un familiare prossimo o un amico, e formale come un infermiere o un professionista. I figli (e di sesso femminile) risultano essere i soggetti più attivi.
“Il compito di assistenza rappresenta non soltanto una fatica fisica e psicologica ma sottrae tempo a altre attivit  e occupazioni; lo spazio fruibile in casa si riduce, il sonno è frequentemente disturbato, l’impossibilit  di lasciar solo il paziente limita consistentemente l’autonomia dei familiari. Particolarmente incrinabili sono le relazioni sociali a causa dei problemi legati alle difficolt  ad uscire o a ricevere conoscenti ed amici.”

Infine, lo studio lascia capire che la famiglia gioca un ruolo fondamentale nella gestione di cura dei propri cari.
Le rivendicazioni sono forti e incisive. Intervento definito della parte pubblica e istituzionale, assegno di cura (contributo economico), definizione dei criteri di accreditamento delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche, voucher, sistema di premialit .
Insomma, un cambiamento di rotta.

In foto, la copertina del volume

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