È il 1993 e Renato Carosone scrive per esercizio di stile, un componimento rimasto tra gli inediti del suo archivio privato per circa trent’anni.
Il brano porta un titolo di primo acchito non meglio connotato. Si chiama  ‘A Signora e prende ispirazione da Basic Instinct, film destinato a segnare l’immaginario collettivo per motivi ben noti e che potrebbero sembrare più prossimi ad un Buscaglione che non a un Carosone.
Quel componimento apre oggi il cd del Musical Carosone, l’americano di Napoli, interpretato da Andrea Sannino, scritto da Federico Vacalebre, arrangiato da Lorenzo Hengeller, per la produzione del Teatro Augusteo insieme al Trianon, alla Regione Campania e alla Città Metropolitana di Napoli.
Andrea Sannino e Carosone, apparentemente, non potrebbero essere più distanti.Tuttavia, storia ci dice, che entrambi hanno saputo alleggerire gli animi del pubblico in momenti di difficoltà tangibile e generalizzata.
Carosone rise con i napoletani e li fece ridere di se stessi quando il tetto del monastero di Santa Chiara ridotto in briciole era soltanto uno dei crudi simboli della appena passata guerra. La gente non era incline a ridere. Eppure, Carosone divenne Carosone. 
Andrea Sannino, invece è diventato Mister Abbraccio nello shock psicologico del primo lockdown. Mentre le istituzioni obbligavano alla distanza per potersi stringere più forte poi, e dai balconi di tutta italia spopolava il singolo Abbracciame, lanciato nel 2015, disco d’oro nel 2020.
La strada ancora lunga per uscire dalla pandemia enfatizza l’atmosfera di festa e libertà che alegga per il Trianon nel giorno della presentazione del Sannino/Carosone.
Una boccata d’aria, che arriva da uno spettacolo cresciuto, diventato forte sotto la spinta della crisi sanitaria, Come dice Caccavale, direttore artistico dell’Augusteo, pronto a fare uscire il Musical già alla vigilia della chiusura generale del marzo 2020.
E se oggi Carosone, l’americano di Napoli è una delle poche produzioni nuove lo si deve al non aver mai smesso, per tutto il periodo. Per fortuna, come dice il regista del musical Nello Mascia, che passare due ore a sera con Carosone è un gran piacere.
A ciò si aggiunga che Sannino è ormai l’icona di una generazione di artisti che non si rassegna alle chiusure, e che trasforma in amplificatori i balconi, proprio come Carosone vedeva nel Golfo non una gabbia ma uno slancio verso il mondo.
Due modi molto diversi di fare musica in un sodalizio fuori dal tempo, in vista della rinnovata liberazione artistica.
Carosone arrivò ad essere il primo napoletano al Carnegie Hall perché aveva fatte sue le lezioni musicali dell’altrove, uscendo dalla comodità della musica popolare per contaminarla con i ritmi africani della sua esperienza etiope, dove aveva visto le sale da sera dei grandi alberghi, e da dove era tornato a Napoli con il blues nelle mani e le idee chiare su quale musica fare.
Napoli rimase così punto cardine nel tripudio internazionale di un Maestro che non suonò quasi mai nella sua città. Carosone sapeva che la musica di Napoli non si sarebbe guastata nel contaminarsi con la musica del mondo. E aveva ragione.
Il cd si apre quindi con un inedito, che nell’inseguirsi di accavallo-scavallo di gambe, incarna Hollywood in una signora e dimpette, la signora di fronte maestra di un mai confessato gioco erotico e che sembra uscita da un quadretto di De Filippo.  Un componimento dai ritmi incessanti del primo Carosone condito con certa malinconia fatalista. 
Il musical intero è caratterizzato da un arrangiamento che sfora i limiti carosoniani, in paradossale e piena linearità con il fare musica del Maestro.
Come fa capire Vacalebre, il lavoro fatto da Lorenzo Hengeller è la gemma all’occhiello del musical, se è vero che il musicista napoletano è riuscito con successo dove molti professionisti avevano deciso di fermarsi per non incidere sulla perfezione dei testi originali. Carosone va suonato così com’è. E lo spettacolo si spinge addirittura oltre, con i remix ad opera di Gransta MSV.
Una grande produzione, prevista per una eventuale tournée e che porta sul palco numerosi protagonisti.
Maruzzella sarà Claudia Letizia, che canterà con Sannino, animata dalle riprese dei lavori, in un periodo che ha rappresentato a sua detta, la morte dell’anima degli artisti.
Ancora, sul palco, Forlenzo Massarone sarà Fred Buscaglione, protagonista insieme a Carosone di un tentativo di rinnovamento della musica italiana naufragato da lì a poco, con la scomparsa prematura di uno e il ritiro inaspettato dell’altro.
Quindi, due dei più importati teatri di Napoli puntano sul tributo a un uomo che non fu solo un grandissimo musicista, ma un gran viaggiatore e una persona umanamente straordinaria, come dice Marisa Laurito nel presentare questa produzione iniziata sotto la direzione artistica di Nino D’Angelo.
Un omaggio proposto dall’interessante voce di Sannino
per nulla intimorito dal confronto con il maestro.
Carosone amava conoscere, amava contaminare e amava ridere. E anzi, amava la risata fino a tal punto da utilizzarla come antidoto contro la morte.
Una caratteristica quantomai importante, a cui l’arte napoletana si aggrappa in questo periodo, senza paura di osare, un po’ come quel ragazzo nato in zona porto che motteggiava quelli che vestivano alla supposta foggia americana e finì per essere ricordato come l’americano di Napoli. 
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In foto, la copertina del cd

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