Dalla collaborazione tra la direzione regionale Musei Campania e la Galleria Lia Rumma nasce “Waiting for the Sibyl”, progetto artistico che propone il film “Sibyl” di William Kentridge in dialogo con le Sibille della Cona dei Lani.
La video installazione dell’artista sudafricano è stata presentata nel maggio 2020 nella sede di Milano della Galleria Lia Rumma all’interno della mostra personale “William Kentridge and other histories“, dopo l’anteprima mondiale del lavoro teatrale “Waiting for the Sibyl” al Teatro dell’Opera di Roma.
“Waiting for the Sybill” sarà inaugurato oggi, domenica 14 novembre, alle 11.30 alla Certosa e Museo di San Martino. Il pubblico potrà vederlo fino al 13 febbraio 2022. Ce ne parla Carmine Negro nell’articolo che segue.

Così la neve al sol si disigilla[1];
così al vento ne le foglie levi
si perdea[2] la sentenza di Sibilla
Come la neve al sole perde la sua forma; così al vento si perdevano nelle foglie leggere i responsi della Sibilla.
Divina Commedia di Dante Alighieri. Paradiso Canto XXXIII Versetti 64-66 
Qui sopra, in alto e in copertina, Still da William Kentridge Sibyl, 2020
Single channel HD video Duration 10’ Edition of 9

 Dante, quando arriva al punto piu alto del Paradiso, afferma che non è capace di trattenerne completamente il ricordo: si sente come colui che sogna e, al risveglio, non ricorda nulla pur conservando dentro si sé una forte impressione. Per esprimere questo suo stato d’animo utilizza versi che colpiscono per il ritmo[3], la musicalità[4] e le metafore[5]: la neve che si scioglie al sole e il vento che scompagina il responso della Sibilla. Le Sibille sono sia personaggi storicamente esistiti, che figure della mitologia  greca e romana; vergini ispirate da un dio, in genere Apollo, dotate di virtù profetiche in grado di fare predizioni e fornire responsi, ma in forma oscura o ambivalente. La terzina riportata fa riferimento ad un passo dell’Eneide in cui Virgilio allude alle oscure e vitali profezie della Sibilla Cumana[6].

Nel 1968, anno contrassegnato da grandi fermenti sociali. politici e culturali, il Teatro dell’Opera[7] di Roma commissiona ad Alexander Calder, artista statunitense famoso per l’invenzione di grandi opere di arte cinetica chiamate mobiles[8], uno spettacolo di teatro musicale in cui i protagonisti non sono attori, ballerini o cantanti, ma le sue sculture.
I mobiles sono delle strutture che, appese a fili leggeri, sono soggette ai capricci di ogni refolo di vento e mutano continuamente la loro posizione. Si tratta di oggetti colorati che evocano con leggerezza gli aspetti effimeri e affascinanti della natura: il mare increspato con una stella marina che vola, un albero pieno di uccelli, il sole e la luna che attraversano la scena, una piramide con su un mimo che sventola una lunga bandiera rossa, fino ad una lunga schiera di ciclisti che con le loro evoluzioni realizzano cerchi, spirali, riccioli e altre forme della bizzarra e lieve geometria di Calder.
Venti minuti circa, densi e leggeri, di immersione totale nell’universo dei sensi infantili con le musiche elettroniche evocative a creare una simmetria tra collage sonoro e collage visuale. «Avrei potuto chiamarlo “La mia vita in diciannove minuti“» disse quando finalmente vide in scena il suo spettacolo[9].


Grazie alla documentazione conservata, il lavoro di Calder, chiamato Work in Progress, è stato riproposto nel 2019, con la stessa versione messa in scena nel 1968 e con le medesime musiche elettroniche, registrate, scelte e assemblate dall’artista insieme da altri valenti musicisti[10]. Una musica elettronica che all’epoca era fatta con vibrati, risonanze, gocciolii, stridori, note rare ed isolate, talvolta a grappoli.
In occasione di questa riproposizione il Teatro Opera di Roma chiede a William Kentridge, grande e poliedrico artista sudafricano, autore dei mosaici della Stazione Toledo della Metropolitana di Napoli, di allestire un lavoro di teatro musicale da affiancare alla breve opera di Calder.
Kentridge, ispirato dal movimento e dalla rotazione delle opere di Calder, realizza Waiting for the Sibyl in cui rievoca la figura della Sibilla, la sacerdotessa citata da Dante che, interrogata, trascrive gli oracoli su foglie di quercia.
«Ho pensato che la carta, i frammenti di carta con cui mi esprimo da sempre, fossero l’elemento giusto per aprire il dialogo con Calder», dichiara Kentridge quando presenta il progetto[11].
E in una intervista[12] spiega: «… A me un’opera di Calder ricorda sempre qualcosa che fluttua in circolo e se c’è una cosa che questo movimento circolare mi richiama è la storia della Sibilla a cui si faceva una domanda e lei rispondeva scrivendo vaticini su foglie di quercia. Quando si andava sull’antro della Sibilla per raccogliere la propria foglia di quercia un colpo di vento la spingeva assieme alle altre come in un turbinio».
Le foglie degli alberi rimescolate dal vento, non consentono a nessuno di poter riconoscere la propria profezia.
Kentridge, nella sua opera teatrale, sostituisce le foglie con pezzi di carta, che volano incessantemente, mentre sullo sfondo appaiono collage di vecchi libri, registri d’ufficio, giornali tutti imbrattati dal tipico grasso segno nero delle opere dell’artista sudafricano.
Sul palcoscenico nove artisti, tra danzatori e cantanti, realizzano un intenso lavoro poetico costituito da otto brevi scene, interrotte da cadute di sipario. Essendo una creazione priva di parole, l’argomento è rivelato da sentenze, frasi ed enigmi proiettati sullo schermo e/o presenti come ombre.
Sopra le proiezioni, alla rinfusa, compaiono versi di poeti provenienti da tutto il mondo legati tra loro dalla stessa domanda “A quale scopo?”. Sulla scena una delle sedie ha le zampe snodate e farà cadere chi si siede, ma all’apparenza è come le altre: nessuno riesce a decidere quale sarà la sedia giusta su cui sedere. Anche con l’aiuto della Sibilla il futuro rimane incerto ed è impossibile conoscere il proprio destino[13].
Dopo una tappa in una mostra nel 2020[14] la Sibilla di Kentridge, attraverso una video installazione, Sybil , ricompare a Napoli , nei locali della Spezieria del Museo di San Martino, poco lontano dall’antro di Cuma, dove abitava l’ispiratrice dei versi di Dante.
Dal 14 novembre e fino al 13 febbraio 2022 potrà dialogare con le altre Sibille presenti nello stesso complesso museale: quelle ritrovate sotterrate nel pavimento della Chiesa di S. Eligio. Nel video, in cui i frame sono costituiti da una sequenza di disegni a inchiostro e a carboncino che si animano tra le pagine di un flipbook[15], la Sibilla di Kentridge è immaginata, diversamente dalle sue “progenitrici”, come una saettante danzatrice africana che si muove vorticosamente, sui pezzi musicali di uno dei maggiori pianisti sudafricani, il compositore Kyle Shepherd e sulle ipnotiche composizioni vocali del musicista e coreografo Nhlanhla Mahlangu.
Sullo sfondo pagine di libri in cui l’inchiostro tratteggia alberi con rami e foglie nero pece che si scompaginano e rimescolano, proprio come foglie morte in balia del vento, riportando profezie in cui un algoritmo indica l’esito del nostro destino.
La Sibilla di Dante, evocata da Kentridge incarna lo “spirito del tempo presente”. È proprio lei a suggerire come la conoscenza, trasformata oggi in una massa di dati digitali, sia amministrata dalle logiche implacabili di un algoritmo che influenza il destino degli esseri umani. Le paure, le angosce e le speranze trovano espressione nelle frasi raccolte nel video e sono accompagnate dalla danza della Sibilla[16].
In questo paesaggio in bianco e nero, dominato dall’inevitabilità della sorte, l’uomo ritrova speranza solo in alcune immagini di alberi, foglie, oggetti animati, forme geometriche, che si distinguono dalle precedenti nero pece per colore e vivacità.
Si tratta di figure in trasformazione che restituiscono vita e umanità al tentativo di scoprire il proprio futuro e ai sentimenti di paura e incertezza che ne derivano. Gli automatismi della tecnologia, le immagini colorate e le figure in trasformazione su pagine della Divina Commedia restituiscono vita e umanità non solo al futuro, ma anche a una figura mitologica lontana nel tempo, oggi come ieri profetessa delle incertezze, del futuro e del destino inconoscibile degli uomini.
La Sibilla che meglio si conosce è quella Delfica dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina a Roma. C’è poi la profetessa del Dio Apollo, vergine, apparsa nell’antro di Cuma, che vive nove vite da centodieci anni, rimpicciolita dalla vecchiaia e condannata alla vita eterna senza conservare la giovinezza. Questa è la Sibilla che interessa all’artista sudafricano, quella che fa ricomparire tra versi sparsi, parole, segni ricorrenti[17].
Il susseguirsi delle figure richiamano direttamente la grammatica visiva di Calder e contrappongono la forza vitale del libero arbitrio al controllo annichilente esercitato dalla cosiddetta “predictive society”, la società algoritmica; una società che si propone la cancellazione dell’incertezza e della precarietà che segnano la condizione esistenziale umana.
Nell’opera di Kentridge il concetto di trasformazione e variabilità sono gli assi di un’estetica che ha trovato nel linguaggio dell’animazione l’espressione di un’idea del segno come traccia impermanente, manifestazione di un divenire incessante e mutevole.
Il fascino per l’indeterminatezza si traduce in una figurazione nella quale i temi cari all’artista come il lavoro, le disuguaglianze sociali, il tempo e la storia, la connessione tra attuale e remoto si trasformano in un’opera totale che va osservata nel suo dispiegarsi nel tempo ancor più che nei singoli episodi, per quanto compiuti e del tutto autosufficienti. 
William Kentridge con Sybil fa una meditazione profonda, acuta, giocosa e visivamente sbalorditiva su cosa significhi vivere nel nostro tempo, sul compito primordiale dell’umanità di dare un senso allo stato di sapere sempre, ma non sapere mai, su dove porterà la nostra fine della coscienza che pure rende così umani.

Qui sopra e nelle altre due immagini al centro, particolari della Cona dei Lani (archivio fotografico direzione musei Campania)


Le Sibille della Cona dei Lani, entrate nella tradizione cristiana come annunciatrici della venuta di Cristo, con le loro espressioni, le pieghe delle vesti, i movimenti delle membra impressi nella morbida terracotta, raccontano un luogo, Sant’Eligio al Mercato e un tempo la vita tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
Dell’esistenza di queste sculture si perde memoria già nel XVIII secolo quando, in seguito a lavori di ristrutturazione, furono sepolte sotto il pavimento della chiesa. Il loro interramento racconta il fluire del tempo e la ricerca di altre forme di certezze.
La Sibilla Cumana sacerdotessa di Apollo, è una delle più importanti Sibille, figure profetiche delle religioni greca e romana.
Alla sua figura è anche legata una leggenda: «Apollo, innamorato di lei le offrì qualsiasi cosa purché ella diventasse la sua sacerdotessa, ed ella gli chiese l’immortalità. Ma si dimenticò di chiedere l’eterna giovinezza e, quindi, invecchiò sempre più finché, addirittura, il corpo divenne piccolo e consumato come quello di una cicala. Così decisero di metterla in una gabbietta nel tempio di Apollo, finché il corpo non scomparve e rimase solo la voce. Apollo comunque le diede una possibilità: se lei fosse diventata completamente sua, egli le avrebbe dato la giovinezza. Però ella, per non rinunciare alla sua castità, decise di rifiutare[18]».
Le tre tipologie di Sibille sembrano parlare all’uomo di tutti i tempi e al suo desiderio di futuro. Perdere il presente per conoscere il futuro può portare l’uomo a un grande rischio: sprecare l’attimo in suo potere, l’unico che vissuto in pienezza può dare un futuro.
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NOTE
[1] Con disigilla: dal latino de-sigillare, indica non solo “scogliere”, ma soprattutto “perdere la propria forma”.

[2] La similitudine presente in questa terzina intende indicare l’indeterminatezza, la vaghezza del ricordo di Dante in merito alla sua visione. Il poeta in questi versi alluda alla Sibilla cumana, una figura mitologica che, ispirata dal dio Apollo, emetteva profezie criptiche ed oscure, scrivendole sulle foglie.

[3]  Ritmo è certamente quel fluire così elegante di parole, punteggiate dalla rima “disigilla/Sibilla”

[4] Un altro motivo che rende questi versi così belli potrebbe essere la musicalità: risuonano come una melodia. Una ricerca neuroscientifica suggerisce che quando si legge una terzina di questo tipo il cervello ha una reazione come per un brano musicale.

[5] La neve che si scioglie (disigilla) e le foglie al vento, che ci danno un‘idea perfetta di quanto evanescenti siano le nostre visioni piu profonde e al tempo stesso ci comunicano la precarietà e la vulnerabilità del destino umano.

[6] Virgilio allude alle profezie della Sibilla Cumana in Eneide libro VI, vv. 1-155 (39-19 a.C.)

[7] Nel 1968 era direttore artistico del Teatro dell’Opera Massimo Bogianckino, un pianista, direttore artistico e politico italiano con lui collaborava Giovanni Carandente nato a Napoli dove studiò alla Federico II, critico d’arte, collezionista d’arte e storico dell’arte, docente, dirigente e giornalista.

[8] Fu l’artista Marcel Duchamps a denominare “mobiles“, un gioco di parole francese che significa sia “mobile” che “motivo”, le sculture cinetiche di Calder tese al rispetto dell’equilibrio del bilanciere.

[9] https://amadeusmagazine.it/rubrica-news/opera-roma-settembre-waiting-for-the-sibyl/

[10] Alla parte musicale dell’opera collaborarono valenti musicisti: Niccolò Castiglioni, Aldo Clementi e Bruno Maderna.

[11] https://www.operaroma.it/news/a-settembre-al-costanzi-va-inscena-larte-di-calder-e-kentridge/

[12] https://www.youtube.com/watch?v=KQqCSYyaOms

[13] Liberamente tratto da: https://www.teatro.it/recensioni/calderkentridge/dal-1968-ad-oggi-calder-kentridge-teatro-dell%E2%80%99opera-roma

[14] William Kentridge torna negli spazi della galleria Lia Rumma di Milano con la mostra Waiting for the Sybil and Other Stories dal 4 giugno 2020 al 7 novembre 2020.

[15] Un flipbook è una serie di immagini su una risma di carta, legate insieme in modo che ogni scheda sia come un fotogramma di un film. Quando giri rapidamente le carte con il pollice, sembra che le immagini si muovano

[16] https://www.doppiozero.com/materiali/kentridge-waiting-sybil

[17] https://www.exibart.com/mostre/waiting-for-the-sibyl-william-kentridge-galleria-lia-rumma/

[18] http://www.summagallicana.it/lessico/c/Cuma.htm
GUARDA I VIDEO
Work in Progress Alexander Calder
Waiting for the Sybil
William Kentridge SIBYL – YouTube

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