Il lume della follia, edito da Oèdipus Edizioni già dal titolo pone un interrogativo, Cos’è questo spiazzamento? Se il lume squarcia il buio, dunque la follia è l’angolatura da cui Prisco De Vivo sceglie di osservare il mondo.
Immedesimandosi nel dolore e nello squarcio dell’identità di cui fa esperienza il folle, il poeta e artista ci accompagna nell’alterità invitandoci a lasciare andare razionalità e calde certezze.
Un linguaggio fatto di marciume, putridume, ferite e sputi, materia, corpi che si muovono sottili come ombre dietro il velo della realtà e, dietro quel velo, esistono con vite e storie disperate, allegre per pochi brevi istanti, gaudenti solo in certi ricordi.
Non c’è romanticizzazione dello stato di sofferenza, piuttosto elevazione al cielo di una condizione singolare e universale. Indagine di una condizione estrema, dedicata allo zio internato, alla zia che affiora nei versi.

Il lume della follia Prisco De Vivo
Copertina di Il lume della follia Prisco De Vivo, Oedipus edizioni. Nella foto in evidenza, un’opera realizzata dall’artista durante il primo lockdown

In questo viaggio, che parte da una stazione, arriva a un cancello, riparte da casa e si specchia all’infinito in un delirio, le domande esistenziali ci toccano nel profondo. Tra i versi si affaccia il ricordo del manicomio, della famiglia d’origine, di qualcuno che si è amato, così la perdita di sé appare come via di salvezza forse. Via di salvezza laddove il tema della religiosità attraversa ogni lirica senza formule vuote, ma in una tensione ascetica di estasi e ritorno a sé.

Ai poeti folli è dedicata la seconda parte della silloge, una mente spezzata, ci dice De Vivo, è sogno e terreno fertile. Kafka, Van Gogh e Nietzsche si rincorrono nelle pagine finali, in ‘reticoli infiniti di linee colorate’.
Perché nei versi Non sento in bocca/il sapore della ciliegia/guardo con nostalgia/questo mio corpo consunto/e fragile/che germoglia rami e foglie di sale la Metamorfosi kafkiana assume quasi la forma di una rinascita.
Prisco De Vivo originario di San Giuseppe Vesuviano, classe ‘971, è un poeta ma anche un pittore, nel libro Il lume della follia i testi scritti dialogano con le opere pittoriche, realizzate per la raccolta o antecedenti. C’è di fatti uno stretto dialogo tra poetica figurativa e poesia, l’alienazione delle figure dipinte da De Vivo trova a correndo la parola che però si fa immagine viva, sintesi di un percorso artistico che in un mondo di sani, tra sputi e collane di crani, si attende all’alba il lume della follia.
©Riproduzione riservata
L’AUTORE
Pittore, scultore, designer, poeta. Attivo sin dall’alba degli anni novanta, nel 1998 comincia la sua collaborazione con la Galleria Mimmo Scognamiglio di Napoli, che presenta il suo lavoro, articolato in cicli, all’Arte Fiera di Bologna, Art-Cologne e Art-Brussels. Ha esposto in Italia, Germania, Svizzera, Finlandia,Nizza , New York e Argentina, in gallerie private e in spazi pubblici. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni italiane e straniere.
Nel 2014 inaugura Lucis – Art Studio Gallery, a Quadrelle (in provincia di Avellino), all’interno del parco regionale del Partenio, nel suggestivo territorio boschivo del torrente Vallelonga. Un luogo di contaminazione: germina visioni di una realtà trascendente, vero e proprio laboratorio dell’evanescenza.
Per saperne di più
www.priscodevivo.it

  

 

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