Pochi giorni fa, ci ha lasciato Francesco Ruotolo, giornalista, scrittore, docente, intellettuale, militante comunista. Ennesima vittima di questa terribile pandemia di Covid-19. E il consiglio comunale di Napoli gli ha reso omaggio nella seduta del 16 novembre.
Non è possibile condensare in poche righe la vita di una persona dotata di umanità, ironia, spigolosità, testardaggine. Né è possibile riassumere le concause che ne hanno determinato il decesso, presumibilmente evitabile se non si fossero susseguiti ritardi nella macchina dei soccorsi, come denunciato pubblicamente dalla figlia Ipazia1.
Di sicuro, lo stesso Ruotolo, protagonista instancabile di battaglie per la sanità pubblica, appare nel quadro attuale una figura profetica e lungimirante.

Ruotolo ritratto in uno degli innumerevoli momenti di lotta contro la soppressione del pronto soccorso territoriale del Rione Sanità

Ma chi era Francesco Ruotolo? Nato da madre bolognese e padre napoletano, studente del Liceo Umberto I, fu allievo di Vera Lombardi, partigiana e docente antifascista che, nel tempo libero, organizzava corsi di alfabetizzazione nei quartieri operai e nei rioni popolari.
Successivamente, si laureò in Scienze politiche. Mosse i primi passi da giornalista come redattore del mensile interscolastico dei cattolici del dissenso, Papè Satàn, poi divenne pubblicista come collaboratore a contratto de “Il Mattino”.
Dalla testata fu allontanato per due articoli “scomodi”: uno riguardante una Messa, con omelia dialogata (cioè con l’intervento dei fedeli) nella chiesa di S. Maria dell’Aiuto a Napoli; l’altro, che raccontava l’assemblea dei sacerdoti della diocesi di Pozzuoli che avevano votato – a maggioranza – un documento contrario al celibato obbligatorio dei sacerdoti. Due articoli che gli costarono la perdita del lavoro.”2
Fu tra i redattori del “Quotidiano dei lavoratori” e fra i fondatori del popolare settimanale “Brica à brac”. In seguito alla militanza sessantottina, Ruotolo si distaccò definitivamente dai gruppi cattolici del dissenso e aderì al gruppo marxista de “Il Manifesto”. Aderì a Democrazia Proletaria, formazione che, nel 1991, confluì in Rifondazione Comunista e Ruotolo si adoperò a organizzarla: in questo partito, ricoprì incarichi istituzionali e politici.

Da sinistra: Mario Capanna, Vera Lombardi, Francesco Ruotolo durante un’iniziativa pubblica promossa da Democrazia Proletaria

Appassionato lettore e studioso, Ruotolo ha caratterizzato parte significativa della propria militanza in battaglie dedite alla memoria, all’istruzione, alla sanità pubblica, all’ambiente.
Fra le sue innumerevoli petizioni popolari, Ruotolo si è contraddistinto nel tentativo di lasciare impresso il ricordo di alcune figure emblematiche nella toponomastica, fra cui quelle dell’ambientalista Claudio Miccoli e della femminista Iolanda Palladino, entrambe vittime della violenza neofascista. Non solo. Il segno più caratterizzante lasciato da Ruotolo consiste in una lunga e vittoriosa battaglia per intitolare il Ponte che sovrasta la Sanità alla partigiana delle Quattro Giornate, Maddalena Cerasuolo.
Fervente attivista di diversi gruppi di volotariato,‘o prufessor” – come veniva chiamato dagli abitanti del vicolo in cui risiedeva nelle viscere del Rione Sanità – si dedicò moltissimo a battaglie che definiva di civiltà, come l’istituzione di aree pedonali, la riapertura di biblioteche, la bonifica di strade dissestate, l’introduzione della raccolta differenziata.
La cultura marxista non impediva a Ruotolo di professarsi “non-violento” e pacifista. Anche per questo, non può essere inquadrato in un’immagine statica o stereotipata di impegno politico. Egli fu testardo assertore di un’idea di militanza totale, che andava praticata nel quotidiano a contatto con le classi popolari e le condizioni di diseguaglianza e arretratezza in cui versavano.
Sul versante della cultura, Ruotolo ha redatto numerose memorie e raccolte di poesie. Ma la sua attività principale è consistita nel far riscoprire alla cittadinanza alcune figure o luoghi dimenticati. Fra questi, citiamo le battaglie per far completare i lavori del “Museo-casa Totò” (tuttora incompleto), per far riaprire l’antica strada della Salita dello Scudillo, per far apporre una targa marmorea ai partigiani fucilati dai nazisti all’ingresso del Bosco di Capodimonte.
Buona parte della sua attività è stata dedicata alla riapertura di biblioteche all’interno di plessi scolastici, alla riscoperta di siti dismessi, alla conoscenza della storia dei vicoli della città, alla messa in funzione di teatri e cinema di quartiere. Tra le innumerevoli iniziative, Ruotolo ha organizzato anche letture e convegni su figure di poeti, come Rocco Scotellaro, e intellettuali, come Giustino Fortunato.
Di recente, poco prima di ammalarsi di Covid-19, Ruotolo aveva edito il proprio libro autobiografico: “70 racconti fa” con una prefazione del giornalista, Ermanno Corsi. In questo testo, recensito per imondodisuk da Raffaele Carotenuto3, il professore della Sanità traeva un bilancio fra impegno pubblico e scelte personali compiute nell’intero arco della propria vita.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che, dopo poche settimane, questo libro potesse divenire il testamento politico di un uomo che con profonda umiltà e umanità, ha dedicato l’intera esistenza alla causa degli ultimi e degli oppressi della Terra.
Napoli oggi piange, tra le molte vittime, una persona che ha strenuamente tentato di ridarle bellezza e dignità, senza far appassire quel fiore di umanità di cui questo Mondo ha disperato bisogno.
©Riproduzione riservata
LE NOTE
1) Ipazia Rutolo, “Mio padre mi diceva: soffoco, aiutami… Dovevano ricoverarlo prima”, in La Repubblica, 17/11/2020, Napoli cronaca, pg. 6.
2) Tratto dalla biografia “Questa è la storia della mia vita”, consultabile al link: https://francescoruotolo.wordpress.com/
3) Per consultare l’articolo, rimandiamo a questo link: https://www.ilmondodisuk.com/72950-2/

20 agosto 2019. Ruotolo alla commemorazione di Eleonora de Fonseca Pimentel e dei martiri della Repubblica partenopea del 1799 in piazza Mercato

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