Intervista/ L’arabista Giuliana Cacciapuoti: «In Iran la popolazione è stremata. La morte di Mahsa Amini, una nuova scintilla per la rivolta contro un regime soffocante»

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Iran, donne e Islam: intervista a Giuliana Cacciapuoti (foto) arabista ed esperta di cultura araba e islamica.
Cacciapuoti a lei, che da decenni studia e incontra donne e uomini del mondo arabo e islamico, chiediamo di aiutarci a capire: ci può spiegare cosa sta succedendo in Iran?
Quello a cui assistiamo è una cosa che accade sempre più spesso, quando una popolazione è stremata, anche dalle difficoltà economiche esplose dopo la pandemia, cerca di far sentire la propria voce scendendo in piazza per protestare contro un regime sempre che diviene via via più soffocante.
Quindi quanto è successo a Mahsa Amini, la ragazza morta dopo essere stata arrestata perché una ciocca di capelli era visibile e la capigliatura non perfettamente occultata, è stata una scintilla?
In Iran il fuoco cova sotto la cenere da tempo, quella di questi ultimi giorni non è la prima protesta, c’è sempre stata una classe media colta e istruita, anche nelle principali città, che cerca di interpretare e tener fermi dei caposaldi della vita democratica, ogni volta che la situazione si estremizza divenendo più intollerabile del solito, si scede in piazza con grande coraggio e determinazione. Qualche anno fa in occasione delle ultime elezioni le espressioni dei partiti moderati non si sono nemmeno presentate poiché le condizioni di voto escludevano chi non appartenesse all’ala radicale, la situazione si fa più critica anche perché, in una analisi di scenario, c’è un dato importante da considerare: la giovane età della popolazione del Paese rispetto all’età media dei paesi dell’Occidente. I giovani non vedono nessun futuro, nessuna prospettiva se non la repressione.


Perché c’è questo accanimento nell’imposizione di nascondere i capelli?
Perché i capelli sono la rappresentazione più evidente della femminilità, della fisicità e della sessualità pertanto devono essere rigorosamente occultati, non bisogna confondere, non siamo di fronte a una questione culturale araba ma a un comportamento specificamente iranico e turco. In Asia centrale, vedere la chioma di una donna equivale a vederla nuda, è un tabù, bisogna togliere il corpo delle donne dallo spazio pubblico e la chioma è l’emblema della sfera femminile, è una forma di controllo quasi ossessiva che impone la massima attenzione nella copertura dei capelli perché anche un solo ciuffo lasciato visibile può scatenare la rappresaglia, il ricciolo che rimane fuori, alla portata dell’occhio del mondo, è stato tollerato in alcune  fasi mentre in altre, di recrudescenza, no.
Le proteste di cui abbiamo avuto notizia avranno un seguito o sono solo una fiammata che si estinguerà?
Dipende, se la protesta si allargherà ad altre fasce di popolazione e verrà sostenuta, diventerà una rivolta strutturata che per alimentarsi necessiterà anche di aperture della parte governativa altrimenti ci sarà una repressione violentissima, una realtà questa che purtroppo l’Iran ben conosce. Ci sono registi, scrittori e intellettuali che, nonostante la loro notorietà all’estero, sono diventati esuli per sfuggirvi, se rientrassero nel loro Paese li aspetterebbero l’arresto e la pena capitale. Le esecuzioni sono un dato costante di cui nel 1979 si vide l’esordio con l’allestimento delle gru per le impiccagioni.

Perché stiamo vedendo le donne tagliarsi i capelli in pubblico, che significato ha questo gesto?
Più i capelli sono lunghi, lucidi, neri e belli maggiore è l’impatto della manifestazione dell’eros, i capelli si tagliano in segno di lutto e anche qualche uomo lo sta facendo rasandosi il capo.
Quali sono i canali di comunicazione ancora aperti con chi vive in Iran in questo momento?
I canali di comunicazione espongono al pericolo, c’è un passaparola senza parola, si comunica attraverso lo sguardo, il gesto, anche quando utilizzabili è preferibile evitare la comunicazione perché sottoposta a controllo, si cercano altri metodi
Lei studia il mondo arabo e islamico da oltre quarant’anni prestando una particolare attenzione alle donne, la loro storia e i loro movimenti di emancipazione, di cosa tratterà la sua prossima pubblicazione che uscirà a breve?
Proverà a raccontare, con uno sguardo diverso, la realtà contemporanea delle donne mussulmane nel mondo . 
©Riproduzione riservata

In pagina, scatti di Giuliana Cacciapuoti alla mostra di Elizabeth Guyon Spennato Sguardi persiani, l’anima di una generazione (2012-2017)



GIULIANA CACCIAPUOTI
Arabista, esperta del mondo arabo islamico, ha insegnato all’Università di Napoli L’Orientale. Da oltre 40 anni si occupa di cultura e società arabo-islamica in Europa e Nord America. Ha fondato GCCK Connecting knowledge un progetto sui temi interculturali, identità e diversità di genere per presentare i modelli multiculturali e i contesti complessi delle società europee e nordamericane in relazione alle comunità arabe e musulmane. Racconta e descrive, con uno sguardo diverso, il Nord Africa e il Medio e Vicino Oriente. “Comunicare con l’Islam” è il progetto formativo che ha sviluppato per la Scuola Interforze del Ministero degli Interni e del Ministero della Giustizia.

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